Dall’italese all’italiano

da | 18 Giu 2020 | 0 commenti

Tempo di lettura: 3 minuti

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Ho sempre cercato di avere un atteggiamento piuttosto aperto verso le innovazioni lessicali e sono convinto che le lingue si evolvano attraverso il contatto tra persone di lingue e culture diverse. I vocabolari sono pieni di prestiti di ogni tipo che testimoniano le influenze straniere sul modo di parlare delle persone di un determinato Paese. Insomma, non mi sento certo un purista delle lingue, però di fronte a certi fenomeni rimango sempre un po’ perplesso. In un giornale italiano, per esempio, ho letto questo piccolo testo in italese (italo-inglese):

Il governo ha creato una task force per studiare l’allentamento delle misure di lockdown, nel frattempo si continua a raccomandare l’home schooling, l’home office e il distanziamento sociale. I runner non possono uscire, i rider sì.

La base linguistica del testo è italiana, ma è chiaro l’inserimento di espressioni di origine inglese. Sull’uso (o abuso) della lingua inglese nella lingua italiana si dibatte da tantissimi anni e ognuno si è fatto una propria opinione a tale riguardo. Personalmente sono convinto che la comunicazione divulgativa (come quella dei giornali) debba essere compresa da tutti, anche dai milioni di persone che in Italia (e in altri Paesi non anglofoni) non hanno mai voluto/potuto/dovuto imparare l’inglese. Sarebbe quindi auspicabile che i professionisti della comunicazione facessero uno sforzo maggiore nel cercare altre espressioni, magari attingendo dal vocabolario comune della propria lingua, invece che accettare acriticamente (e pigramente) espressioni tecniche non chiare.

Task force può essere reso con “gruppo di lavoro”. Da notare che sia task che force sono prestiti rispettivamente dal francese antico tasque “onere, fardello, lavoro” e force “forza”. Il termine francese, a sua volta, deriva dal latino taxare “caricare, stimare”.

Lockdown può essere tradotto con “chiusura, serrata (generale)”. Interessante è notare la parentela etimologica tra italiano lucchetto (dal francese antico luquet) e inglese lock (padlock “lucchetto”), quindi il richiamo dei lucchetti delle saracinesche abbassate è molto pertinente.

Per home schooling si potrebbe dire “lezioni, attività scolastiche da casa”. La parola inglese school deriva dal latino scholae e dal greco skholé. Secondo me non c’è alcun motivo di tradurre l’italiano scuola con l’inglese school, vista l’origine comune.

E home office non è altro che “lavoro da casa” (che diventa un ufficio). Spesso viene utilizzata anche l’espressione smart working “il lavoro intelligente, furbo”. Per alcuni può effettivamente esserlo, per altri è invece una vera seccatura.
Con distanziamento sociale si cerca di rendere l’espressione social distancing. Per me la distanza sociale è quella che distingue un miliardario di una villa in collina, da un barbone sotto il ponte del centro città. E se si dicesse, invece, “distanza fisica tra persone” (2 metri)?

Il termine rider può essere tradotto con “fattorino in bicicletta/in motorino”. Il verbo inglese to ride è etimologicamente imparentato con il tedesco reiten “andare a cavallo”. In tedesco il Ritter è un “cavaliere” e i fattorini che fanno le loro consegne in questi giorni difficili potrebbero essere considerati romanticamente proprio come dei cavalieri senza macchia e senza paura.

E infine c’è il runner, che una volta si chiamava jogger, ma in italiano rimane un semplice “podista”.

Personalmente avrei scritto il testo in questo modo:

il governo ha creato un gruppo di lavoro per studiare l’allentamento delle misure di chiusura generale, nel frattempo si continua a raccomandare lo svolgimento delle lezioni scolastiche e del lavoro da casa nonché il mantenimento della distanza fisica tra persone. I podisti non possono uscire, i fattorini sì.

Chiaro, no?

Raffaele De Rosa

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