L’Associazione Bellunesi nel Mondo piange la scomparsa dell’arcivescovo emerito Pietro Brollo

da | 5 Dic 2019 | 0 commenti

Tempo di lettura: 5 minuti

Pietro BrolloSi è spento all’età di 86 anni l’arcivescovo emerito Pietro Brollo. Una figura importante per il territorio bellunese, perché dal 1996 al 2000 è stato vescovo della Diocesi di Belluno – Feltre. E proprio nel suo mandato pastorale non sono mancate le sue visite alle comunità di bellunesi residenti all’estero, oltre ai suoi messaggi sempre presenti sulla rivista “Bellunesi nel mondo”.

«Sono davvero addolorato per la scomparsa di mons. Brollo», sono le parole del presidente Abm Oscar De Bona, «Con lui ho avuto un rapporto bellissimo. Assieme a lui e all’Associazione Bellunesi nel Mondo, quando ero presidente della Provincia di Belluno, ho fatto diverse missioni all’estero; come la consegna, in Brasile, del gagliardetto alla Famiglia Bellunese Joao Itaperù. Ricordo di quell’esperienza che cantammo insieme, davanti a centinaia di persone, “La bela polenta”. Ma poi ancora l’incontro in Germania con i gelatieri, in Belgio con i “nostri” minatori e, infine, in Sudafrica con tutte le comunità venete».

Nato a Tolmezzo il 1º dicembre 1933, monsignor Brollo ha frequentato il ginnasio dai Salesiani e nel 1949 è entrato nel seminario arcivescovile di Udine, dove ha completato il liceo classico. Nel 1953 si è trasferito a Roma per proseguire gli studi, conseguendo la laurea in teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Il 17 marzo 1957 è stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Udine Giuseppe Zaffonato. È stato viceassistente diocesano della FUCI e cappellano festivo di Passons e di Rizzi. Rettore del seminario arcivescovile di Udine dal 1972 al 1976 e successivamente arciprete di Ampezzo, il 22 luglio 1981 viene nominato arciprete di Gemona del Friuli. Nominato vescovo ausiliare di Udine, titolare di Zuglio, il 21 ottobre 1985, il 4 gennaio 1986 ha ricevuto l’ordinazione episcopale nel Duomo di Gemona dalle mani dell’arcivescovo Alfredo Battisti, co-consacranti i vescovi Domenico Pecile ed Emilio Pizzoni. Il 2 gennaio 1996 è stato nominato vescovo di Belluno-Feltre da papa Giovanni Paolo II. Il 28 ottobre 2000 è stato promosso arcivescovo metropolita di Udine, iniziando il ministero episcopale il 7 gennaio 2001. È stato membro della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana. Il 20 agosto 2009, in accoglimento alla sua rinuncia all’ufficio pastorale per raggiunti limiti d’età, e a seguito della nomina del suo successore, è stato nominato amministratore apostolico di Udine. Il 18 ottobre 2009 ha assunto il titolo di arcivescovo emerito di Udine.

«Di certo mons. Brollo è sempre stato attaccato alla terra bellunese e alle sue comunità all’estero», conclude De Bona, «anche quando, nel 2000, si concluse il suo mandato nella Diocesi di Belluno-Feltre».

Pubblichiamo di seguito il pensiero di mons. Pietro Brollo, pubblicato nel numero di maggio 1998 della rivista “Bellunesi nel mondo”, dedicato al progetto del compianto ing. Vincenzo Barcelloni Corte e che prevedeva l’accoglienza nelle famiglie rotariane di 90 giovani di origine Triveneta:

«In questo momento sono Vescovo di Belluno e Feltre, ma la mia storia viene dal Friuli e precisamente dalla Carnia, che ha conosciuto l’emigrazione da sempre. Un poeta carnico ha scritto una poesia il cui titolo, tradotto in italiano, dice: “Liberi di dover partire “. Questa è stata l’origine dell’emigrazione, una scelta obbligata, una drammatica emarginazione vissuta dalla nostra gente con tanta fatica e con tante lacrime. I nostri fratelli se ne sono andati per il mondo lasciando i campanili che avevano ritmato la loro vita ed hanno spesso trovato vicini i sacerdoti che, quando non c’erano provvidenze e previdenze, hanno costituito, con le missioni, quelli che sono i patronati di oggi.Posso dare alcune testimonianze delle visite che ho avuto la possibilità e la opportunità di compiere sia inEuropa che nelle due Americhe presso le comunità dei nostri emigranti.Ho avuto l’impressione di una certa tristezza per la difficoltà e la crisi dei giovani.Ricordo però una frase, dettami in Argentina: “chi arriva sente la nostalgia di un tempo e del paese che ha lasciato e cerca di rivivere i ricordi, ma la generazione seguente è invece impegnata a inserirsi nel nuovo ambiente e quindi quasi dimentica e sembra andarsene.Ma poi la terza e la quarta generazione cominciano a domandarsi: ma da dove vengo? “C’è quindi una grande speranza : ciò che apparentemente sembrava svanire viene invece recuperato attraverso l’esigenza di riconquistare le proprie radici.C’è un detto: “Oggi la società ha corso tanto che ha lasciato indietro l’anima”Nella mia vita ho avuto l’opportunità di accostare tante persone, ne è nato un dialogo a livello personale non solo sulle cose o sugli affari ma anche su qualcosa che è più profondo, ho sentito questo legame con le radici che non è solo quello di patria e di cultura, ma anche spirituale.Qualche anno fa in Canada in un grande incontro di emigranti dopo la S. Messa mi è stato detto: questo è il’. momento più alto dei nostri convegni. C’è una grande nostalgia di una vita globale, non parziale, si ricercano le radici dello spirito. I valori, senza un attaccapanni, cadono per terra. Questo attaccapanni è la trascendenza ,è questo Dio che hanno respirato con le prime parole e con i primi segni ricevuti nella casa materna. La cultura completa comprende anche questo aspetto di Fede. Cerchiamo di essere accanto ai giovani. Facciamo in modo che ritornando, con questa bella iniziativa del Rotary, possano incontrare le radici tutte intere della loro civiltà, che è anche la nostra e che comprende le radici dello spirito. Anche se distanti dal punto di vista geografico, si sentiranno così una realtà sola, una società sola, una civiltà sola, latina e cristiana».

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