Uomini che partono. Scorci di storia della Svizzera italiana tra migrazione e vita quotidiana (XVI-XIX)
di Stefania Bianchi
Editore: Casagrande
La storia dell’umanità è fatta con i piedi, ci insegnano antropologi, genetisti e cantautori, perché i piedi portano lontano e portano all’incontro con l’altrui e l’altrove. “Uomini che partono” è una raccolta di saggi, scelti per testimoniare quanto, in età moderna e nel corso dell’Ottocento, i piedi abbiano contato nel decidere le sorti di uomini e anche di donne delle contrade della Svizzera italiana che hanno progettato un futuro lontano dalla loro terra, consapevoli che le «radici» contano quanto i passi compiuti per costruire un futuro migliore. È ciò che cercano tutti i migranti, una realtà così attuale da farci ricordare che il vissuto dei nostri antenati è il presente di un’umanità in cerca di lavoro, casa, integrazione. Sono i temi che attraversano i testi del volume, in una lettura che interseca mete e professioni, donne e migrazione, identità e quotidianità, contesti e destini, i molti volti del partire.
Tratteggiare una storia completa della comunità di Colloredo di Monte Albano significa anche ricomporre la rete dei rapporti che intercorsero e intercorrono con coloro che hanno scelto di vivere in luoghi lontani da quelli della prima giovinezza. È necessario pertanto considerare una ampia comunità senza confini come quella che comprende insieme coloro che abitano ancora a Colloredo e coloro che l’hanno abbandonata. I nuovi mezzi di comunicazione consentono scambi intensi e immediati, la possibilità concreta di partecipare gli uni alla vita degli altri. Il primo premio del ricongiungimento con parenti e amici perduti potrebbe essere una mentalità più aperta. Questo saggio descrive le principali caratteristiche dei flussi che interessarono il territorio comunale, ricompone idealmente la comunità degli emigranti e dei discendenti, e avvia il dialogo tra comunità in patria e comunità all’estero.
Morire per il lavoro. Migranti vittime nel mondo e in Italia
di Gianni Manghetti
Editore: Minerva Edizioni
Nel testo vengono raccontate le vicende più drammatiche vissute dal popolo dei migranti italiani negli ultimi cento cinquant’anni, con particolare riferimento a quelle del secondo dopoguerra. Vengono descritte, una a una, tutte le più grandi tragedie, con migliaia di morti in tutto il mondo. Nel racconto delle traversate transoceaniche sono evidenziati i più rilevanti drammi del mare sofferti, assieme alla descrizione delle terribili conseguenze ― tifo, colera, vaiolo, squilibri mentali e morti ― nelle stive sovraccariche delle ‘carrette del mare’. Il racconto sulle migrazioni in Europa, a partire dal secondo dopoguerra, mette in risalto le umiliazioni e gli sfruttamenti che i nostri migranti, spesso clandestini, subirono in Germania, Francia, Svizzera e Belgio. Si ricorda come gli italiani siano stati in Brasile anche schiavi nelle piantagioni di caffè. E si ricordano i linciaggi e i massacri che hanno subito, con la caccia all’italiano, anche in Europa. E non si vorrebbe mai credere che essi siano stati perfino inviati a morire, a migliaia, in Indocina, sui campi di battaglia tra la Francia e i vietcong. Infine, la descrizione degli incidenti mortali sul lavoro, quelli più emblematici, mette a fuoco come migranti di ieri e di oggi siano tra loro uniti, nel dolore e nella morte. Due incidenti sul lavoro ― testimone lo stesso autore ― sono presentati in forma di racconto. Con il dolore capace, nella solidarietà, di far superare ogni ideologia, ogni divisione tra gli uomini.
Non fu la miseria, ma la paura della miseria. La colonia della Nuova Fagagna nel Chaco argentino (1877-1881)
di Javier Grossutti
Editore: Forum Edizioni
“Ciò che indusse buon numero di famiglie ad emigrare per l’Argentina non fu la miseria, ma la paura della miseria”. Gabriele Luigi Pecile, personalità politica del Friuli post-risorgimentale, così commentò nel 1878 la partenza degli agricoltori della sua Fagagna. Secondo i registri anagrafici tre furono i contingenti partiti dal territorio comunale tra ottobre e dicembre 1877. Raggiunsero l’Argentina e in maggioranza si insediarono nell’allora territorio del Chaco, a Resistencia. La prima motivazione della scelta migratoria fu la speranza di terra da lavorare. Gli ostacoli che clima e suolo opposero e la (non usuale) collaborazione con gli indios resero epica l’esperienza dei pionieri fagagnesi. L’identità contadina prevalse infatti nel contatto con i primi abitatori di quelle terre: nessuna boria nazionalistica, nessuna prevaricazione ma un rapporto di pacifica convivenza e di condivisione di comuni problemi.
La memoria dello specchio. Storie e immagini di migrazione di ieri e di oggi
di Davide Rosso
Editore: LAReditore
“La memoria dello specchio” è una narrazione che parte da immagini e impressioni rimaste all’autore da alcuni viaggi fatti per lavoro in Cechia, Argentina, Albania, Germania, Finlandia. Sono rappresentazioni quasi fotografiche che “dialogano” e si confrontano con storie di migrazioni di persone delle valli Chisone, Germanasca e Pellice, di piemontesi emigrati in Liguria o in Russia, di francesi di ritorno dall’Algeria e di italiani migrati in Sud Africa. Racconti veri, rappresentativi di una realtà che va oltre il particolare e che guarda al generale. “In un tempo dove il tema migratorio diventa oggetto di scontro e di strumentalizzazione, piuttosto che di riflessione, Davide Rosso – sottolinea il direttore del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, Pierangelo Campodonico -, ha il coraggio di ribadire che la migrazione è qualcosa che accompagna sempre la vita degli uomini e delle donne. Non esiste una migrazione nobile… Chi parte, che parta per scelta o necessità, affronta un viaggio esistenziale che lo porterà a confrontarsi con genti e situazioni diverse, spesso inaspettate. Ad affrontare la diversità della lingua, della religione, delle condizioni economiche e anche quella di genere… Per tutti e per tutte, la migrazione è un viaggio esistenziale che ci porta a confrontarci con l’alterità”.
Strategie sociali, lavoro e cittadinanza degli italiani in Argentina. Il case study dell’immigrazione leonfortese in Entre Ríos (1880-1930)
di Gabriella Barbera
Editore: Aracne
La tendenza a spostarsi sul territorio ha da sempre fatto parte integrante delle abitudini di vita della specie umana. Essa diventa assai più interessante se si considera che quello verificatosi tra il XIX e il XX secolo è il più imponente movimento di popoli registratosi in tutta la storia umana e che questo si sviluppa, altresì, in concomitanza ai grandi mutamenti politici ed economici della metà dell’Ottocento. Il volume mira ad analizzare questa importante pagina della storia delle relazioni internazionali attraverso la vicenda migratoria dei leonfortesi in Argentina che l’autrice ricostruisce utilizzando fonti scritte e orali. Ne esce una storia sorprendente, nella quale le scelte istituzionali dei singoli Stati si intrecciano con le strategie individuali e collettive dei migranti.
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