Carissimo figlio. La guerra di un emigrato italiano in Olanda

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Carissimo figlio. La guerra di un emigrato italiano in Olanda

di Paolo Giuseppin

Editore: Nuovadimensione

Enrico Giuseppin, nato a Teglio Veneto (VE) nel 1921, arriva a otto anni a L’Aja con la madre, la sorella e due fratelli per ricongiungersi al padre Luigi, artigiano terrazziere, che in Olanda aveva trovato lavoro e casa. Nel 1942 parte militare per l’esercito italiano, adempiendo all’obbligo di leva che riguardava anche i cittadini italiani residenti all’estero. Viene dapprima mandato in Italia e poi sul fronte russo. Sfugge un paio di volte al carcere e alla morte nella tragica ritirata sul Don del 1943 e, grazie alla conoscenza della lingua tedesca, riesce ad aiutare molti suoi commilitoni. La guerra viene raccontata da Enrico al padre tramite una ricca corrispondenza, giunta miracolosamente intatta fino a noi. Povertà, emigrazione, guerra: dal baule dei ricordi della famiglia Giuseppin escono delle lettere toccanti, quelle di Luigi a Enrico, il “Carissimo figlio” che combatte sul fiume Don.

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Esuli due volte dalle proprie case, dalla propria patria

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Esuli due volte dalle proprie case, dalla propria patria

di Rosanna Turcinovich

Editore: Oltre Edizioni

I confini disegnati alla fine della Seconda guerra mondiale in Europa e la conseguente nuova geografia politica delle regioni dell’Adriatico orientale, provocarono una ripresa delle emigrazioni economiche che si intrecciavano, talvolta in modo indissolubile, con gli espatri legali e clandestini di popolazione che si sentiva minacciata dal punto di vista ideologico e/o nazionale. L’esodo della popolazione italiana dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia è stata la reazione più diretta al radicale cambiamento di regime sociale e politico imposto alle proprie condizioni di vita dal comunismo jugoslavo. Non si dispone di dati effettivi su tutte le località, ma alcune rilevazioni permettono di comprendere quanto accaduto nei maggiori centri regionali e in particolare ha colpito la componente nazionale italiana che, fino al 1945, aveva detenuto l’egemonia culturale ed economica. Tra il 1943 e il 1944 sfollò più della metà della popolazione di Zara; nel triennio 1945-1948 il 64% di Fiume, nel biennio 1946-1947 il 63% di Pola; tra il 1947 e il 1949 il 51% della popolazione istriana e nel periodo 1953-1955 il 50% dei residenti nella Zona B del Territorio libero di Trieste. Per molto tempo sono prevalse tesi semplificanti per spiegare la natura e l’origine dell’esodo: secondo la storiografia politica jugoslava è stato un fenomeno artificiale, dettato da motivi economici e sostenuto dal governo italiano per motivi ideologici in nome dell’anticomunismo; secondo le associazioni degli esuli, è stato un piano preordinato contro la componente italiana, riducendola a minoranza allineata al regime politico. “Esuli due volte” di Rosanna Turcinovich ci fa conoscere da vicino gli esuli che dopo essere costretti a lasciare le proprie terre, successivamente si sono trovati costretti a lasciare l’Italia, mantenendo però negli Stati in cui sono stati inviati dall’agenzia intergovernativa International Refugee Organization (IRO), con lo scopo di soccorrere i cittadini europei residenti nei territori devastati dalla Seconda guerra mondiale, profughi tedeschi espulsi dai loro paesi di origine e i rifugiati politici provenienti da territori contesi oppure sotto il controllo sovietico. La grande occasione è stato il raduno mondiale dei profughi giuliano-dalmati, tenutosi alle cascate del Niagara nel 2000 e poi seguito per oltre vent’anni attraverso un reportage di alto giornalismo che restituisce le storie, i ricordi, le ferite, ma anche quel senso di solidarietà tra persone che ritrovano, nell’altro esule dalla propria terra, il calore della casa che ha dovuto abbandonare.

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Un italiano in Islanda. Storia e storie della Terra del Ghiaccio

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Un italiano in Islanda. Storia e storie della Terra del Ghiaccio

di Roberto Luigi Pagani

Editore: Sperling & Kupfer

La chiamano la Terra del Ghiaccio e del Fuoco: una tundra avvolta dal gelo e punteggiata dai vulcani. È il Paese delle aurore boreali, delle pulcinelle di mare, degli iceberg e dei geyser. Comunemente, l’Islanda è tutto questo. Ma per conoscere veramente quest’isola, per scoprire la sua anima, non basta fermarsi alle prime impressioni. Perché ghiacciai e spiagge nere non sono solo meraviglie della natura, ma anche silenziosi testimoni di sbarchi di pirati e cacce agli stregoni. Perché sotto le luci del Nord vive un popolo con una cultura straordinaria, in parte molto diversa dalla nostra, ricca di capolavori letterari e tradizioni affascinanti. Perché l’architettura moderna, talvolta poco attraente, racchiude profumi ed esperienze sorprendenti. Questa Islanda ce la racconta Roberto Luigi Pagani, autore del blog Un italiano in Islanda. L’autore, che dal 2014 vive a Reykjavík, ci prende per mano e ci porta alla scoperta dell’isola attraverso venti tappe fondamentali: parte dal promontorio di Ingólfshöfði, dove ha avuto inizio la storia d’Islanda, e passa da luoghi come Hörgsland e le sue leggende elfiche. Dalle case di torba di Glaumbær all’isola di Flatey, che dà il nome al più prezioso manoscritto islandese. Dalle vie trafficate e dai bar profumati di cannella della capitale ai solitari altipiani. Questo libro è una guida in cui si fondono mito, magia, storia, costume, geologia. Ma non solo: scopriamo l’Islanda anche dal punto di vista dell’autore che, con voce appassionata, ci racconta senza censure le difficoltà e la bellezza del vivere in un luogo così remoto, scardina pregiudizi e preconcetti, svela le differenze tra le nostre culture e ci narra la sua meravigliosa storia d’amore con l’isola di ghiaccio. “Un italiano in Islanda” è un libro per scoprire un mondo sconosciuto e fantastico, una guida emozionale per chi ama viaggiare, anche solo con il cuore.

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Uomini che partono. Scorci di storia della Svizzera italiana tra migrazione e vita quotidiana (secoli XVI-XIX)

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Uomini che partono. Scorci di storia della Svizzera italiana tra migrazione e vita quotidiana (XVI-XIX)

di Stefania Bianchi

Editore: Casagrande

La storia dell’umanità è fatta con i piedi, ci insegnano antropologi, genetisti e cantautori, perché i piedi portano lontano e portano all’incontro con l’altrui e l’altrove. “Uomini che partono” è una raccolta di saggi, scelti per testimoniare quanto, in età moderna e nel corso dell’Ottocento, i piedi abbiano contato nel decidere le sorti di uomini e anche di donne delle contrade della Svizzera italiana che hanno progettato un futuro lontano dalla loro terra, consapevoli che le «radici» contano quanto i passi compiuti per costruire un futuro migliore. È ciò che cercano tutti i migranti, una realtà così attuale da farci ricordare che il vissuto dei nostri antenati è il presente di un’umanità in cerca di lavoro, casa, integrazione. Sono i temi che attraversano i testi del volume, in una lettura che interseca mete e professioni, donne e migrazione, identità e quotidianità, contesti e destini, i molti volti del partire.

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Colloredo di Monte Albano. Luoghi ed emigranti

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Colloredo di Monte Albano. Luoghi ed emigranti

a cura di Francesco Micelli, Javier Grossutti

Editore: Forum Edizioni

Tratteggiare una storia completa della comunità di Colloredo di Monte Albano significa anche ricomporre la rete dei rapporti che intercorsero e intercorrono con coloro che hanno scelto di vivere in luoghi lontani da quelli della prima giovinezza. È necessario pertanto considerare una ampia comunità senza confini come quella che comprende insieme coloro che abitano ancora a Colloredo e coloro che l’hanno abbandonata. I nuovi mezzi di comunicazione consentono scambi intensi e immediati, la possibilità concreta di partecipare gli uni alla vita degli altri. Il primo premio del ricongiungimento con parenti e amici perduti potrebbe essere una mentalità più aperta. Questo saggio descrive le principali caratteristiche dei flussi che interessarono il territorio comunale, ricompone idealmente la comunità degli emigranti e dei discendenti, e avvia il dialogo tra comunità in patria e comunità all’estero.

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Morire per il lavoro. Migranti vittime nel mondo e in Italia

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Morire per il lavoro. Migranti vittime nel mondo e in Italia

di Gianni Manghetti

Editore: Minerva Edizioni

Nel testo vengono raccontate le vicende più drammatiche vissute dal popolo dei migranti italiani negli ultimi cento cinquant’anni, con particolare riferimento a quelle del secondo dopoguerra. Vengono descritte, una a una, tutte le più grandi tragedie, con migliaia di morti in tutto il mondo. Nel racconto delle traversate transoceaniche sono evidenziati i più rilevanti drammi del mare sofferti, assieme alla descrizione delle terribili conseguenze ― tifo, colera, vaiolo, squilibri mentali e morti ― nelle stive sovraccariche delle ‘carrette del mare’. Il racconto sulle migrazioni in Europa, a partire dal secondo dopoguerra, mette in risalto le umiliazioni e gli sfruttamenti che i nostri migranti, spesso clandestini, subirono in Germania, Francia, Svizzera e Belgio. Si ricorda come gli italiani siano stati in Brasile anche schiavi nelle piantagioni di caffè. E si ricordano i linciaggi e i massacri che hanno subito, con la caccia all’italiano, anche in Europa. E non si vorrebbe mai credere che essi siano stati perfino inviati a morire, a migliaia, in Indocina, sui campi di battaglia tra la Francia e i vietcong. Infine, la descrizione degli incidenti mortali sul lavoro, quelli più emblematici, mette a fuoco come migranti di ieri e di oggi siano tra loro uniti, nel dolore e nella morte. Due incidenti sul lavoro ― testimone lo stesso autore ― sono presentati in forma di racconto. Con il dolore capace, nella solidarietà, di far superare ogni ideologia, ogni divisione tra gli uomini.

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