Mobilità interna in ripresa, crescita dei flussi in ingresso e calo degli espatri. È la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”, i cui dati sono riferiti all’anno 2021.
«Nel 2020 – sottolinea l’Istituto di statistica – le misure di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-19 hanno segnato significativamente la mobilità residenziale e le migrazioni da e verso l’estero, determinando un calo dei flussi migratori, in lieve ripresa soltanto negli ultimi mesi dell’anno. Nel corso del 2021 le misure di contenimento della pandemia meno restrittive hanno favorito un lento riavvio della mobilità». Riavvio che, tuttavia – evidenzia ancora l’Istat –, non ha registrato la stessa intensità in tutte le componenti della dinamica migratoria.
Spostamenti tra comuni
Un milione 423mila i trasferimenti interni al Paese (+6,7% rispetto all’anno precedente). In crescita sia i movimenti all’interno della medesima regione (+7,4%) sia quelli tra regioni diverse (+4,6%). In testa la Lombardia (con 324mila iscrizioni e 310mila cancellazioni), seguita da Veneto (140mila iscrizioni e 133mila cancellazioni) ed Emilia-Romagna (128mila iscrizioni e 115mila cancellazioni). Spostamenti che, in termini assoluti, coinvolgono principalmente i soggetti con cittadinanza italiana (l’82%, contro il 18% di stranieri). In termini relativi, invece, ossia rispetto alle proporzioni nella popolazione residente, sono gli stranieri a presentare un tasso di mobilità interna maggiormente elevato, più del doppio rispetto a quello degli italiani. «Si spostano – evidenzia l’Istat – oltre 50 stranieri per 1.000 residenti, contro 22 italiani per 1.000».
Flussi, quelli interni, che determinano un saldo migratorio positivo quando le iscrizioni superano le cancellazioni, e negativo quando avviene il contrario. A “guadagnare” abitanti sono soprattutto Emilia-Romagna (+3‰) e provincia autonoma di Trento (+2,3‰). Le perdite maggiori colpiscono in particolare la Basilicata (-4,7‰), la Calabria (-4,3‰) e il Molise (-3,7‰). «In generale – puntualizza il report – le regioni del Centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, +1,3‰); viceversa, quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (-2,5‰)».
Arrivi dall’estero
Oltre 318mila gli ingressi in Italia da oltre confine nel 2021 (+28,6% sul 2020). Ingressi rappresentati per il 77% da stranieri. «Nonostante la decisa ripresa dei flussi di immigrazione – rileva l’Istat – il volume degli ingressi dall’estero dei cittadini stranieri non raggiunge i livelli registrati prima della pandemia», quando le cifre si attestavano su una media annuale di circa 270mila iscrizioni dall’estero (tendenza bruscamente frenata dalle misure di contrasto al Covid).
La ripresa del 2021 rispetto al 2020 riguarda tutte le aree di provenienza dei flussi di immigrazione straniera, con percentuali più consistenti per Asia (+55%, con arrivi in forte aumento da Bangladesh, Pakistan e India), America (+32%, triplicati i flussi dall’Argentina, elevati dal Perù e leggermente diminuiti dal Brasile), Africa (+25%, soprattuto da Marocco e Nigeria). Minori gli arrivi dal continente europeo (+12,3%), «a causa – spiega il rapporto – della considerevole contrazione dei flussi provenienti dal Regno Unito (-70%) e del leggero calo di quelli dal principale paese di provenienza, la Romania (25mila, -1%)».
Completa il quadro degli arrivi dall’estero un 23% di connazionali rimpatriati. Rimpatri che, mette in luce l’analisi Istat, «provengono in larga parte da paesi che sono stati in passato mete di emigrazione italiana». Primeggiano, infatti, Regno Unito e Germania, che uniti assommano il 27% dei flussi di immigrazione italiana. Dietro di loro la Svizzera, con il 7%, Francia e Stati Uniti, al 5%, Spagna, Argentina e Brasile, al 4%. Età media dei rimpatriati: 35 anni. Degli immigrati stranieri: 31.
Partenze
Se mobilità interna e ingressi dall’estero sono cresciuti nel corso del 2021, ha segno negativo l’emigrazione, con poco più di 158mila persone uscite dall’Italia durante l’anno (-1% nel confronto con il 2020). Una diminuzione che ha riguardato soprattutto i cittadini italiani (-22%). Sul fronte delle partenze, l’Istituto di statistica traccia un quadro di medio periodo, prendendo in considerazione l’arco temporale tra il 2012 e il 2021. Un decennio in cui «l’andamento delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è stato crescente, con un picco in corrispondenza del 2019 (180mila)». E nel corso del quale i saldi migratori (differenza tra entrate/iscrizioni e uscite/cancellazioni) dei cittadini italiani sono sempre negativi, con un totale di oltre un milione di espatriati a fronte di poco più di 443mila rientri. Sempre positivi, al contrario, i saldi migratori degli stranieri.
Le principali destinazioni degli italiani con la valigia sono europee (83%): Regno Unito (24% del totale degli espatri), Germania (15%), Francia (12%), Svizzera (9%) e Spagna (6%). Fuori dal vecchio continente primeggiano Stati Uniti (4%) e Australia (2%).
La perdita di giovani laureati
Del milione di italiani trasferitisi all’estero nel decennio 2012-2021, un quarto risultava in possesso della laurea. Circa 337mila la quota di espatriati con un’età compresa tra 25 e 34 anni, di cui oltre 120mila laureati. 94 mila i giovani nella stessa fascia d’età tornati in Italia nel periodo considerato, di cui oltre 41mila in possesso della laurea. «La differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati – commenta l’Istat – è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 79mila giovani laureati».
Quinta edizione del BookTuberPrize, il concorso per “video-blogger del libro” promosso dal Centro per il libro e la lettura in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e, da quest’anno, con il Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il premio 2023 si rivolge ai giovani dai 15 ai 21 anni, in Italia e all’estero. Due le categorie tematiche: narrativa e poesia.
I partecipanti, dopo avere scelto e letto un libro o una raccolta poetica di lingua, autore ed editore italiani, devono descriverne il contenuto attraverso una video-recensione della durata massima di due minuti, da realizzare individualmente o in gruppi di due o tre persone.
Gli elaborati devono essere caricati su un canale YouTube e i link, accompagnati dalla documentazione prevista dal regolamento, vanno inviati entro le ore 13:00 del 13 aprile 2023 tramite due moduli Google, distinti a seconda che si tratti degli istituti in Italia o all’estero.
I vincitori saranno premiati con buoni per l’acquisto di libri, spendibili presso la libreria vincitrice del Premio nazionale per il libro e la lettura del “Maggio dei libri”, edizione 2023.
Il regolamento del concorso è disponibile sul sito del Cepell: cepell.it.
Il bellunese Adriano Ghedina è il nuovoDirettore Scientifico della Fundación Galileo Galilei, Fundación Canaria, l’ente che per conto dell’INAF (l’Istituto nazionale di astrofisica) gestisce sull’isola di San Miguel de La Palma il Telescopio Nazionale Galileo, il più importante strumento ottico della comunità astronomica italiana.
Nato a Cortina d’Ampezzo nel 1970, Ghedina si è diplomato al Liceo scientifico “Galilei di Belluno” nel 1989. Nel 1996 la laurea in Astronomia a Padova. Dopo una collaborazione di sei mesi (tra il ’96 e il ’97) con l’Osservatorio Astrofisico e Astronomico di Asiago, dove ha lavorato alla progettazione e al montaggio del sistema di ottica adattiva proprio per il Telescopio Nazionale Galileo, il 15 novembre del 1997 è partito per La Palma con un contratto biennale come responsabile dell’Ottica del medesimo Telescopio.
A cavallo del nuovo secolo, tra il 1999 e il 2000, è diventato responsabile ottico e astronomo di supporto per l’ottica adattiva sempre al Telescopio Galileo, mentre nel 2005 è stato assunto come coordinatore tecnico dalla Fundación Galileo Galilei, che proprio da quell’anno ha iniziato ad amministrare il telescopio alla Canarie.
Un percorso, quello di Ghedina a La Palma, lungo venticinque anni, coronato con la nomina a Direttore della Fundación, ruolo nel quale subentra al dott. Ennio Poretti, a scadenza del suo mandato quinquennale.
Una nuova stella nel firmamento dei bellunesi che onorano la provincia di Belluno in Italia e all’estero, riconoscimento (con riferimento al Premio organizzato da Abm, Provincia di Belluno e Rotary) che Ghedina aveva peraltro ricevuto nel 2018, nel settore istituzioni, arte e cultura.
Fotografia tratta dalla pagina Facebook del Telescopio Nazionale Galileo.
Una mamma speciale. Anche se un po’ riduttivo (come si vedrà), potremmo definire così Anna Reolon, bellunese di Visome emigrata in giovanissima età (a nove anni) nel Trentino. I genitori la affidarono a una nobile famiglia di Mattarello (Trento), presso la quale Anna – in cambio di lavori domestici – ottenne vitto e alloggio.
Nel 1906 si spostò a Fornace, accolta da una famiglia di contadini. Qui conobbe Domenico Lorenzi, figlio del suo datore di lavoro. I due si sposarono nella chiesa parrocchiale. Era l’ottobre del 1907, Anna aveva sedici anni. Fino a qui, niente di particolare. Poi la storia si fa eccezionale.
Perché Domenico e Anna ebbero ben diciotto figli: Ciro, Davide, Giuseppe, Matteo, Fortunato, Cesare, Cesarina, Romano, Costanzo, un altro Davide, Gildo, Giordano, fra Ilario, Enue, Luigia, Mario, Giovanna e Benito. I primi due, purtroppo, morirono in tenera età. Gli ultimi due – Giovanna e Benito – sono ancora in vita.
Anna, nata l’11 agosto 1891, affrontò un’esistenza di sacrifici e lavoro che nel 1970, su indicazione del Comitato Nazionale Femminile della Croce Rossa Italiana, le valsero il titolo di “Mamma d’Italia”. Ecco cosa riportava Bellunesi nel mondo del maggio di quell’anno:
«La festa della mamma di quest’anno resterà un ricordo indimenticabile per Anna Reolon in Lorenzi, la quale, domenica 10 maggio è partita per Roma per ricevere l’ambito riconoscimento di “Mamma dell’anno 1970”, alla presenza del Papa». E ancora: «Anna Reolon a settantanove anni, dopo una vita così intensa è una donna che ha saputo, per un giorno, ricordare agli italiani la fierezza e la forza delle donne e delle mamme bellunesi: un esempio che non può non aver commosso e riempito d’orgoglio noi bellunesi in patria e all’estero, perché Anna Reolon ha saputo percorrere una strada che è passata attraverso più di sessanta anni di emigrazione».
La “super mamma” morì il 14 febbraio 1984, a novantadue anni. Ma ancora oggi la sua storia è fonte di ispirazione e testimonianza di valori da preservare. Tanto che il 29 novembre scorso il Comune di Fornace ha voluto ricordare la propria concittadina intitolandole una sala pubblica.
Così ci ha scritto il sindaco, Mauro Stenico, nel darci notizia dell’evento: «Verso la fine del 2021 il signor Arrigo Postinghel, esperto conoscitore della storia e di molti aneddoti del nostro paese, mi consegnò una ricca documentazione giornalistica d’epoca relativa alla “Mamma d’Italia 1970”: la signora Anna Reolon, di Fornace. Il signor Postinghel, che era peraltro stato tempo addietro in visita presso il Municipio assieme al signor Benito Lorenzi, uno dei figli di Anna, mi chiese in quell’occasione di conservare il fascicolo di documenti presso gli archivi comunali, in modo da lasciarlo a disposizione di future generazioni eventualmente interessate a consultare testimonianze e atti relativi alla storia della nostra comunità. “Ottima idea!”, dissi e pensai immediatamente. Tuttavia, presto cominciai a riflettere se non si potesse fare qualcosa di più significativo per conservare la memoria di questa straordinaria donna. L’idea che sorse in me fu allora di intitolare una sala pubblica alla signora Reolon, a perpetuo ricordo. Ne parlai immediatamente con la Giunta, che valutò la proposta come un’iniziativa assai positiva. Tutti assieme, dopo aver vagliato diverse ipotesi, individuammo la sala pubblica della Scuola Primaria “Amabile Girardi” come spazio ideale per l’intitolazione. La struttura scolastica del paese avrebbe così conservato la memoria non soltanto della signora Amabile Girardi, ma anche, ex novo, di Anna Reolon».
Oltre alla cura dei figli, ha raccontato il primo cittadino ripercorrendo la biografia della celebrata nel discorso tenuto all’evento di intitolazione, Anna si dedicò all’assistenza del suocero infermo. Nel secondo dopoguerra (al conflitto presero parte sette dei suoi figli – tre dei quali fatti prigionieri – oltre al marito Domenico, già tornato senza un occhio dalle battaglie del ’15-’18), fu obbligata dalle ristrettezze economiche e dall’assenza di lavoro a darsi al contrabbando. «Una volta a settimana si recava a piedi da Fornace a Taio (circa cinquanta chilometri), dove si incontrava con alcuni contrabbandieri svizzeri che recavano sigarette».
Le proprie cure la signora Reolon le offrì anche alla vedova e ai bambini di uno dei suoi stessi figli morto in giovane età, così come ai nipoti regalatile da un altro dei suoi figli rimasto vedovo.
«Nel corso degli anni Settanta – spiega ancora il sindaco – per la sua straordinaria devozione cristiana alla famiglia e al prossimo, nonché per le eroiche virtù di umiltà, bontà, fede e spirito di sacrificio, ella divenne un vero e proprio riferimento a Fornace (e non solo). La signora Reolon soffrì vari lutti per la morte di figli e familiari, ma ebbe numerose gioie per la nascita di molti nipoti e pronipoti».
Ecco perché, «in ragione dei meriti, dei sacrifici compiuti, dell’eroismo e delle virtù dimostrate, il Consiglio Comunale di Fornace ha approvato all’unanimità la proposta di intitolazione della sala pubblica della Scuola Primaria “Amabile Girardi” ad “Anna Reolon (1891-1984), Mamma d’Italia”».
Le immagini ci sono state gentilmente concesse dal Sindaco di Fornace Mauro Stenico.
In archivio l’undicesima edizione del Premio letterario dedicato alla Contessa Caterina De Cia Bellati Canal. Organizzato dall’Istituto Bellunese di Ricerche sociali e culturali, il riconoscimento quest’anno era dedicato ai libri.
Quattro le sezioni previste dal bando: linguistica, storia e storia dell’arte, saggistica e narrativa.
Quarantacinque le opere in concorso, dodici quelle premiate, tre per ognuna delle categorie citate.
Per “Storia e storia dell’arte”, ad aggiudicarsi il premio è stato Loris Serafini, autore del saggio “Il Cavalier don Antonio Della Lucia. Biografia di un pastore rivoluzionario, filantropo e poeta”, edito dall’Associazione Bellunesi nel Mondo.
Al via da oggi il Festival della Migrazione. L’edizione di quest’anno, la settima, si svolgerà il 23, 24, 25 e 26 novembre tra Modena, Carpi e Ferrara.
Tema scelto: “Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità: come fratelli”.
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Migrantes, dall’Associazione Porta Aperta di Modena e dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
In programma quattro giorni di incontri, presentazioni di libri, laboratori ed eventi per approfondire il tema delle migrazioni.
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