Posta più cara, ma il servizio non migliora: l’allarme dell’Associazione Bellunesi nel Mondo

Nuovo aumento, ma stesso disservizio. È la sintesi amara della situazione che si trova ad affrontare l’Associazione Bellunesi nel Mondo (ABM), editrice della storica rivista “Bellunesi nel mondo”, a seguito dell’ennesimo rincaro deciso da Poste Italiane per i servizi di spedizione.

Si tratta del secondo aumento in poco più di un anno, definito dalla stessa ABM come un «regalo di Pasqua» tutt’altro che gradito. L’incremento dei costi, stimato in circa 1.400 euro su base annua, inciderà in maniera significativa sulle spese dell’associazione, andando a compromettere la sostenibilità di un’attività che si rivolge a migliaia di soci in tutto il mondo.

Oltre al danno economico, il disservizio. Nonostante l’incremento tariffario, la qualità del servizio postale non ha subito alcun miglioramento. Anzi, secondo le numerose segnalazioni ricevute dall’associazione, le consegne risultano ritardate, discontinue o in alcuni casi inesistenti, costringendo l’ABM a rispedire le copie non recapitate, con un ulteriore aggravio economico.

«È inaccettabile che a ogni aumento non corrisponda un’efficienza maggiore. Le riviste non arrivano, o arrivano in ritardo, e siamo costretti a rispedirle con ulteriore spesa», denuncia Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo.

La problematica non riguarda solo le spedizioni della rivista, ma anche l’invio dei pieghi di libri semplici o raccomandati, colpiti dalle stesse dinamiche di rincaro. «Quello che dovrebbe essere un servizio pubblico universale viene gestito in modo sempre più penalizzante per i cittadini e per le realtà culturali come la nostra», aggiunge De Bona.

L’ABM svolge da decenni un ruolo centrale nel mantenere vivo il legame tra il territorio bellunese e le comunità di emigranti, con una particolare attenzione a chi non ha familiarità con gli strumenti digitali. «A farne le spese sono i nostri soci più anziani, che aspettano ogni numero della rivista come un filo diretto con la propria terra d’origine», prosegue De Bona.

Nonostante le difficoltà, l’associazione conferma l’intenzione di continuare a stampare e spedire la rivista, considerata uno strumento fondamentale per la missione dell’ente. Tuttavia, chiede una revisione urgente dei criteri di determinazione delle tariffe postali, affinché le associazioni no-profit non siano ulteriormente penalizzate da scelte che sembrano ignorare le esigenze del terzo settore.

Addio a Sante Comel, presidente della Famiglia Bellunese di Liegi

Domenica 13 aprile 2025 si è spento a Liegi, all’età di 85 anni, Sante Comel, originario di Carve, frazione del Comune di Borgo Valbelluna. Figura di spicco dell’emigrazione bellunese in Belgio, è stato per anni presidente della Famiglia Bellunese di Liegi, distinguendosi per dedizione e orgoglio nel rappresentare la comunità all’estero.

L’Associazione Bellunesi nel Mondo ha espresso il proprio cordoglio, stringendosi attorno alla moglie Marcelle e ai figli Frédéric, Isabelle e Laurence, e ricordando con commozione un uomo che ha saputo incarnare i valori dell’identità e dell’impegno civile.

I funerali si terranno sabato 19 aprile alle ore 10:00, presso la chiesa di Saint-Joseph d’Ivoz Ramet, a Liegi.

Dal Bellunese al CERN: l’ingegnere degli acceleratori

Oltre all’impegno associativo, la storia di Sante Comel è legata a uno dei più grandi progetti scientifici del Novecento: la nascita del CERN, il Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire, oggi punto di riferimento mondiale per la fisica delle particelle.

Comel, figlio di un emigrante bellunese a Liegi, si laureò in ingegneria e fu assunto in una grande acciaieria specializzata in leghe metalliche avanzate. L’industria fu selezionata per produrre l’acciaio destinato al primo grande acceleratore di particelle circolare del CERN, una commessa che richiedeva materiali di altissima qualità: acciai magnetici, sagomati e curvati con precisione millimetrica, frutto di anni di ricerca e sperimentazione.

«Furono anni entusiasmanti – ricordava Comel –. I problemi erano tanti, soprattutto nella lavorazione delle grandi lastre d’acciaio, ma riuscimmo a realizzare un prodotto all’altezza delle aspettative». Il suo contributo proseguì anche nei decenni successivi, accompagnando gli ampliamenti del laboratorio fino agli anni 2000.

Emigrazione e riscatto: una storia bellunese

La vicenda umana e professionale di Sante Comel si inserisce nel solco della grande emigrazione bellunese del dopoguerra. Se la prima generazione trovava spesso impiego nelle miniere o in lavori umili e rischiosi, Comel rappresenta la seconda generazione dell’emigrazione, quella che ha saputo emergere attraverso lo studio, l’integrazione e la competenza.

«Con la scomparsa di Sante Comel perdiamo non solo un presidente appassionato, ma un esempio concreto di come l’emigrazione bellunese abbia saputo dare un contributo fondamentale allo sviluppo scientifico internazionale», ha dichiarato Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. «Il suo impegno professionale e umano rappresenta l’essenza dei valori che l’Abm promuove da sempre: identità, dedizione e orgoglio delle proprie radici».

Un’eredità che parla alle nuove generazioni

Sante Comel lascia un’eredità importante, fatta di lavoro, etica e senso di appartenenza. La sua è una storia che parla alle nuove generazioni, ricordando che anche da un piccolo paese di montagna si può arrivare a contribuire ai più grandi traguardi dell’umanità.

Un esempio di come l’identità bellunese, forgiata nella fatica e nella solidarietà, continui a lasciare un segno nel mondo.

Emigranti di Voltago e Digomàn verso gli Stati Uniti d’America

Tra il 1885 e il 1925 sbarcarono negli Stati Uniti oltre 20.000 emigranti bellunesi; molto spesso il fenomeno assunse un carattere “distrettuale” a seconda della loro provenienza. 

Dal Feltrino partirono per raggiungere soprattutto le miniere della Pennsylvania, dell’Iowa e del West Virginia. Molti del Cadore e dello Zoldano si fermarono sulla costa orientale, nel New Jersey e nel Connecticut in particolare. 

Gli agordini preferirono inizialmente le miniere di Calumet, in Michigan, per poi spostarsi a Bingham Canyon, nello Utah, dove la presenza fu massiccia. 

In questo lavoro John Riva esamina il fenomeno migratorio di Voltago e Digomàn, con una approfondita ricerca geologica sulle zone minerarie interessate, sugli spostamenti dei voltaghesi e sulla vita e le discendenze di coloro che si sono fermati in America. 

Nella seconda parte del volume, dopo aver illustrato le carriere militari di alcuni emigranti e di loro discendenti, vengono pubblicate parti del diario di Costante Riva, padre di John, emigrante negli Stati Uniti per quarantacinque anni.

Per informazioni: edizioni@bellunesinelmondo.it, tel. 0437 941160.

Cittadinanza, emigrazione e sfide economiche: il nuovo numero di “Bellunesi nel mondo” analizza i cambiamenti per gli italiani all’estero

Sta per arrivare nelle case dei soci e delle socie dell’Associazione Bellunesi nel Mondo il numero 4 – aprile 2025 – della rivista “Bellunesi nel mondo”. Al centro dell’edizione, il tema della cittadinanza italiana e le sue recenti modifiche, introdotte dal Decreto-Legge n. 36 del 28 marzo 2025. Il titolo di copertina, “28 marzo 2025. Tsunami cittadinanza”, sintetizza l’impatto delle nuove disposizioni legislative per le comunità italiane all’estero.

Il decreto, adottato con carattere d’urgenza, ha ridefinito i criteri per la trasmissione automatica della cittadinanza ai nati all’estero. Viene ora richiesto di dimostrare un legame concreto con la Repubblica Italiana, introducendo un cambio di prospettiva significativo per le famiglie di origine italiana residenti fuori dai confini nazionali. In risposta, l’Unaie (Unione delle Associazioni degli Italiani all’Estero) si è mobilitata per proporre modifiche volte a tutelare i diritti degli italiani all’estero.

Tra i principali contenuti del numero, la rubrica “Bellunoradici.net” presenta l’intervista ad Anita Conte, originaria di Lamon e oggi attiva nel settore medico a Indianapolis, negli Stati Uniti. Una storia che intreccia migrazione, identità e professione.

L’economia locale è un altro tema centrale. Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, lancia un segnale d’allarme riguardo ai dazi imposti dall’amministrazione Trump, che potrebbero penalizzare fortemente l’export bellunese. Con il 69,4% del PIL provinciale generato dalle esportazioni, ogni barriera commerciale rischia di avere ricadute dirette sull’intero tessuto economico del territorio.

Le pagine di attualità affrontano anche dinamiche interne alla provincia di Belluno, tra cui lo spopolamento e, in apparente contraddizione, l’aumento della domanda di abitazioni. Un fenomeno che apre riflessioni sulle politiche demografiche e urbanistiche. Un focus specifico è dedicato all’impennata dell’emigrazione nel 2024, anno che ha registrato una significativa crescita degli espatri, come confermato dai dati Istat.

La rivista propone inoltre un approfondimento sulla diga del Vanoi e un’interessante rilettura storica attraverso un testo di fine Ottocento di Antonio Maresio Bazzole, critico nei confronti dell’emigrazione e promotore di una posizione contraria alle partenze.

Da segnalare l’esordio nella redazione della rivista del giornalista e saggista Francesco Jori, che firma un articolo sull’emigrazione bellunese a Kosseir, in Egitto. Completano il panorama culturale i ricordi dedicati a Gianni Secco, a cinque anni dalla sua scomparsa, e a Anna Paola Zugni-Tauro, figura centrale della vita culturale bellunese.

Confermate anche in questo numero le rubriche storiche: “Il nostro dialetto” a cura di Gioachino Bratti, “Migrazioni, incontri, trasformazioni”, “Viaggio nella spiritualità” e la rubrica linguistica curata da Raffaele De Rose.

La chiusura dell’edizione è affidata a “Storie di emigranti”, con un racconto poco conosciuto di emigrazione temporanea in Brasile: la vicenda di Angelo Biasuz, originario di Feltre. Ampio spazio infine alle attività delle Famiglie bellunesi nel mondo e degli ex emigranti, a testimonianza di un legame che continua a unire le radici con le nuove traiettorie globali.

Il nuovo Decreto sulla Cittadinanza italiana: analisi e implicazioni

Il 28 marzo 2025, il Presidente della Repubblica ha emanato il Decreto-Legge n. 36, che introduce significative modifiche alla normativa sulla cittadinanza italiana. La misura, adottata con carattere d’urgenza, pone nuove restrizioni sulla trasmissione automatica della cittadinanza ai nati all’estero, richiedendo la dimostrazione di vincoli effettivi con la Repubblica Italiana.

Le principali novità del Decreto

Il decreto interviene su diversi aspetti chiave della normativa vigente, in particolare sulla legge 5 febbraio 1992, n. 91, che disciplina la cittadinanza italiana. Le modifiche introdotte comprendono:

  • Limitazione della cittadinanza automatica: chi è nato all’estero e possiede un’altra cittadinanza non sarà considerato automaticamente cittadino italiano, salvo determinate condizioni.
  • Eccezioni previste: La cittadinanza può essere riconosciuta nei seguenti casi:
    • Se un genitore o adottante cittadino italiano è nato in Italia.
    • Se un genitore o adottante è stato residente in Italia per almeno due anni prima della nascita o adozione.
    • Se un ascendente cittadino di primo grado è nato in Italia.
  • Termini per la richiesta: Chi ha già avviato una pratica di riconoscimento deve aver presentato la domanda entro il 27 marzo 2025 per rientrare nel regime previgente.
  • Nuove regole processuali: Nei procedimenti giudiziari per l’accertamento della cittadinanza non saranno ammessi giuramento e prova testimoniale.

Motivazioni e obiettivi del provvedimento

Il governo giustifica l’adozione di questo decreto con la necessità di limitare la crescita esponenziale di cittadini italiani residenti all’estero, molti dei quali hanno legami culturali, linguistici e sociali più stretti con altri Stati piuttosto che con l’Italia. Secondo le stime, il numero di cittadini italiani all’estero potrebbe eguagliare o superare la popolazione residente in Italia, ponendo problemi di sicurezza e gestione amministrativa.

Il provvedimento mira inoltre a prevenire un afflusso incontrollato di richieste di cittadinanza che rischierebbero di paralizzare il funzionamento degli uffici consolari e delle amministrazioni locali.

Implicazioni giuridiche e sociali

Dal punto di vista giuridico, il decreto rappresenta una svolta nel diritto della cittadinanza, passando da un criterio di ius sanguinis esteso senza limiti temporali a una disciplina più restrittiva, che tiene conto di criteri di vincolo effettivo con la Repubblica.

A livello sociale, la misura solleva dibattiti tra le comunità di italiani all’estero, soprattutto in Paesi con una forte presenza di discendenti italiani come Argentina e Brasile. Le nuove restrizioni potrebbero incidere sulla percezione dell’identità nazionale e sulle relazioni internazionali dell’Italia con tali Stati.

Conclusioni e prospettive

Il Decreto-Legge 28 marzo 2025, n. 36, segna un cambiamento significativo nella gestione della cittadinanza italiana. Se da un lato risponde alla necessità di un controllo più rigoroso sulle nuove acquisizioni di cittadinanza, dall’altro pone interrogativi su possibili ricorsi legali e sulle reazioni della comunità italiana all’estero.

Nei prossimi mesi sarà cruciale osservare l’evoluzione della normativa e l’eventuale conversione in legge del decreto, nonché le conseguenze per le numerose famiglie di origine italiana sparse nel mondo.

Per un approfondimento dettagliato, visita www.bellunesinelmondo.info.

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