Stati generali della lingua italiana nel mondo: le conclusioni

da | 24 Ott 2014

Tempo di lettura: 7 minuti

Dante-AlighieriLe conclusioni dei tavoli di discussione tematica sulle nuove sfide per la diffusione della lingua italiana all’estero sono state tracciate nell’ultima giornata degli Stati generali della Lingua italiana nel mondo, dai coordinatori delle discussioni. Il confronto di Firenze è stato preceduto dal lavoro preparatorio di gruppi formatisi alcuni mesi fa in vista dell’iniziativa, lavoro di esperti e addetti del settore aperto anche a contributi di tutti i soggetti interessati all’argomento inaugurando così – ha sottolineato il moderatore Massimo Riccardo, vice direttore generale per la Promozione della cultura e della lingua italiana del Maeci – un “metodo innovativo e qualificante, il cui successo si rispecchia nei risultati che sono stati raggiunti”.

Coordinatrice del tavolo “Nuove sfide e nuovi strumenti della comunicazione linguistica” Angela Benintende del Ministero dei Beni culturali e del Turismo, che ha segnalato come sia emerso in primo luogo dalla riflessione condotta la necessità di conoscere le motivazioni che spingono gli studenti all’apprendimento dell’italiano, le aspettative nutrite e gli obiettivi formulati, ricerca che farebbe emergere anche le diversità di esigenze in contesti geografici specifici. Emersa poi la frammentazione della certificazione dell’insegnamento dell’italiano all’estero e la necessità di una mappatura degli strumenti di apprendimento disponibili, in particolare con riferimento all’e-learning, modalità che in alcune aree geografiche, come Stati Uniti e Australia – fa notare Benintende, – risulta essere stata già affiancata da altre piattaforme tecnologiche più avanzate. Richiamate anche alcune buone pratiche messe in atto dalla collaborazione di università ed enti locali per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri in Italia e la necessità di un più ampio lavoro sulla traduzione: in particolare le industrie culturali segnalano l’assenza di un catalogo completo e dettagliato delle opere tradotte in lingua straniera. Sollecitata una maggiore attenzione anche rispetto al cinema, con la sottotitolazione dei film, e la realizzazione di un portale che possa raccogliere tutta l’offerta relativa alla promozione dell’italiano con prodotti culturali certificati.

“Le strategie di promozione linguistica per le diverse aree geografiche e per Paesi prioritari” è stato il tema di discussione coordinato da Isabella Camera d’Afflitto dell’Università Sapienza di Roma, che è tornata sul binomio lingua e cultura, la cui promozione deve andare di pari passo, e sul ruolo centrale della cultura quale motore dello sviluppo e della ripresa italiana. “Nell’attuale mercato delle lingue, molto competitivo, è necessaria una programmazione pluriennale di qualità – ha affermato, rilevando come sia essenziale garantire continuità agli interventi, avere linee guida che orientino un’azione di medio-lungo periodo, calibrata sulle esigenze specifiche dei diversi Paesi. Richiamata l’importanza della formazione degli insegnanti e la necessità di legare corsi di lingua con nozioni sulla cultura italiana, così da poter esportare all’estero, insieme al saper fare italiano, anche i valori di riferimento.

Sul “Ruolo delle università con particolare attenzione alle cattedre di italianistica” si è soffermato il coordinatore Guido Baldassarri della Conferenza dei rettori delle Università italiane, che ha evidenziato come tali cattedre siano un forte centro di promozione dell’italiano all’estero, centro che si trova a rispondere anche a quelle che sono le richieste del mercato. “Il nostro auspicio è che si possa inaugurare un circolo virtuoso in cui la richiesta di lingua e cultura italiana alimenti la creazione di cattedre di italianistica, ma ciò che sta avvenendo invece sembra non incoraggiare questa tendenza – afferma Baldassarri. Segnalata la necessità che la cattedre facciano sistema con le altre agenzie formative e impegnate nella promozione dell’Italia all’estero, come gli IIC, le Dante Alighieri, la scuole italiane e istituzioni pubbliche o private dei Paesi in cui si trovano. Sistema che deve trovare riscontro “fuori e dentro l’Italia”, evidenzia Baldassarri, sottolineando come le migliaia di accordi stipulati da atenei italiani e stranieri possano costituire una rete capillare diffusa importante per la promozione di lingua e cultura italiana, passando sia dalle scienze umane che da quelle “dure”. L’invito è quello di “fase sistema senza perdere di vista le particolarità del Paese in cui si trova ad operare la cattedra di italianistica”, conclude il coordinatore, rilevando anche l’esigenza di alimentare costantemente le biblioteche dei dipartimenti o dei centri di promozione della nostra lingua con testi e riviste italiane.

Sul “Ruolo degli italofoni e delle comunità italiane all’estero” ha riferito il coordinatore Norberto Lombardi, delegato del Cgie all’iniziativa (per gli interventi di questo specifico tavolo tematico vedi anche http://comunicazioneinform.it/il-dibattito-del-tavolo-tematico-ruolo-degli-italofoni-e-delle-comunita-italiane-allestero/), che ha segnalato come “il retroterra migratorio italiano, ancora molto vasto e molto articolato, rappresenti il riferimento fondamentale anche se non esclusivo dell’italofonia nel mondo e richieda un intervento altrettanto diversificato”. Ribadita la necessità di salvaguardare con attenzione il sistema costituitosi nel corso degli anni grazie alla legge 153, salvaguardia che deve avvenire “al di là dalle alterne vicende delle finanze pubbliche”. Lombardi ricorda poi come esista una “notevole divaricazione” tra le affermazioni che ribadiscono l’importanza, specie per le ricadute economiche, del potenziamento della proiezione dell’Italia nel mondo e “le pratiche effettive”, rilevando come nei provvedimenti adottati sull’internazionalizzazione da parte degli ultimi tre esecutivi “le collettività italiane all’estero siano considerate solo in modo marginale”. Oltre alla necessità di restringere questo scollamento, egli ribadisce poi come il rapporto tra cultura italiana e italofonia non debba essere inteso in modo “unidirezionale”, dal momento che “le collettività residenti all’estero hanno acquisito connotazioni culturali autonome” e possono interagire concorrendo al sistema di promozione culturale, alla formazione della cultura italiana di oggi e all’articolazione di “un’italianità plurale e globale” in linea con la complessità dei nostri tempi. Lombardi si sofferma poi su alcuni aspetti relativi alle nuove esigenze formative: oltre a personale formato accademicamente in Italia rileva come esista la necessità di rispondere alla richiesta di formatori nell’ambito della comunità residenti all’estero, tra “forze che sono maturate e possono diventare protagoniste del percorso di formazione culturale”; inoltre, la nuova emigrazione pone necessariamente una riflessione su quali saranno i nuovi bisogni formativi che potranno sorgere all’interno della collettività, sempre più orientati al bilinguismo e al plurilinguismo, a cui occorre prepararsi. Ribadita la necessità di stabilire “parole certe” sulle risorse a disposizione per far fronte agli impegni assunti con le autorità locali, risorse che non devono minare comunque il carattere di managerialità da dare agli interventi, iniziative che possono coinvolgere anche l’imprenditoria italiana presente all’estero. Lombardi conclude richiamando l’esigenza di una “riforma di sistema”, che preveda un “coordinamento leggero” degli interventi di formazione, magari affidato ad un’apposita Agenzia. “I tempi sono maturi – dice – per superare la legge 153 del 1971, legge che appartiene ormai ad un altro mondo dell’emigrazione”.

Infine, per il tavolo tematico “Gestione e strumenti della promozione della lingua italiana” interviene il coordinatore Marco Mancini, capo del Dipartimento università del Miur, che rileva la “discontinuità” di questa iniziativa promossa dal Maeci, in cui sono stati chiamati ad intervenire tutti i soggetti coinvolti nel sistema di promozione linguistica. Anche in questa discussione sono emerse la necessità di condurre un monitoraggio delle azioni già esistenti, di garantire una solida preparazione dei docenti certificata attraverso la costituzione di un albo degli enti pubblici e privati che si occupano dell’insegnamento dell’italiano, di introdurre per le università straniere presenti in Italia un obbligo relativo all’insegnamento della lingua italiana e innovazioni nella didattica attraverso il ricorso a mezzi digitali. Per Mancini, inoltre, il lavoro realizzato con questi Stati generali deve proseguire anche in futuro.

In ultimo l’intervento di Mirko Tavoni, presidente di Icon, consorzio di università italiane che realizzano corsi di lingua e cultura online, che sottolinea come sia necessario ora passare alla messa in opera delle idee formulate nel corso di questa due giorni. Sul fronte di uno degli obiettivi degli Stati generali, quello della sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito all’importanza della diffusione di lingua e cultura italiana nel mondo, Tavoni rileva come sarebbe efficace un intervento in merito del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia in televisione. “L’opinione pubblica – afferma – non stenterebbe a credere una cosa che è a tutti immediatamente evidente, ossia le ricadute positive sul nostro Paese di un sistema di promozione ampio, sinergico e coordinato. Sinergia – conclude – che è richiesta a tutti i soggetti che sono intervenuti a questa manifestazione e alla stessa compagine di governo”.

Nel corso della mattinata, ospitata al Teatro La Pergola di Firenze, è intervenuto anche l’attore Gabriele Lavia, consulente artistico del Teatro, che si è soffermato sull’uso costitutivo della parola da parte dell’essere umano. “La lingua è la lingua parlata – ha detto – ed è la casa di un popolo”.

Fonte Viviana Pansa – Inform

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