No a un’estate “mostruosa”: sul rispetto della montagna vigila “dolomeyes”, un progetto della Fondazione Dolomiti Unesco

da | 18 Giu 2021 | 0 commenti

Tempo di lettura: 7 minuti

Un momento della presentazione

All’inizio di un’estate che sarà segnata da importanti flussi turistici sulle Dolomiti Patrimonio Mondiale, la Fondazione Dolomiti UNESCO ha sviluppato una campagna di comunicazione sull’uso consapevole dell’acqua nei rifugi di alta quota e sulla frequentazione consapevole della montagna, insieme ai gestori di rifugio, rappresentati dalle varie associazioni che li riuniscono e alle associazioni alpinistiche della regione dolomitica. Lo scopo è quello di sensibilizzare gli ospiti al rispetto del fragile ambiente dolomitico e alla comprensione del ruolo dei gestori di rifugio.

La presentazione è avvenuta a Belluno, nella sede dell’Amministrazione provinciale, il 18 giugno, alla presenza di del presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, della direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Mara Nemela, del presidente dell’Associazione Gestori di Rifugi Alpini della Regione del Veneto Mario Fiorentini, della vicepresidente dell’Associazione Rifugi del Trentino Roberta Silva, del presidente del CAI Friuli Venezia Giulia Silverio Giurgevich, del presidente del CAI Veneto Renato Frigo e del regista Cristiano Perricone per BrodoStudio, l’agenzia di Udine che ha ideato la campagna.

«L’estate 2021 segna in qualche modo la ripartenza dopo il Covid e tutti ci auguriamo possa essere una stagione fruttuosa per il turismo e per le attività ricettive, rifugi in testa. La montagna, che già la scorsa estate era stata vista come sicura e salubre, anche quest’anno potrà essere meta ambita. Il turismo d’alta montagna però non è uguale al turismo delle altre località: necessita di attenzione, accortezza e soprattutto di rispetto per l’ambiente circostante, che nelle nostre Dolomiti sa essere magia allo stato puro. Ringrazio la Fondazione Dolomiti UNESCO per questo progetto che ci ricorda quanto dobbiamo essere rispettosi delle nostre montagne e quanto è importante sensibilizzare, anche in maniera simpatica, i frequentatori di sentieri e rifugi» così il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, intervenuto in qualità di componente del Consiglio d’Amministrazione delle Fondazione Dolomiti UNESCO.

GLI SCOPI DELLA CAMPAGNA

Sarà difficile non essere raggiunti dai messaggi della campagna: video, social, web, tutorial, azioni sul territorio che vedranno protagonista il mostruoso “Dolomeyes” (gli occhi delle Dolomiti), un personaggio preso in prestito dalla narrazione dolomitica e che rappresenta la paura che le abitudini e gli atteggiamenti poco rispettosi della montagna possano rovinare il delicato ecosistema delle Dolomiti; di qui lo slogan della campagna: “Paura a prima vista”, quella paura che rischia di sostituire “l’amore a prima vista” che le Dolomiti sanno sempre generare. 

“Il mostro ‘Dolomeyes’ richiama la figura dell’uomo selvatico (salvan). Tale figura è presente, da tempi immemorabili, nell’immaginario delle popolazioni alpine e segna il confine simbolico fra lo spazio selvatico e quello addomesticato, fra natura e uomo. Egli spaventa, a livello inconscio, l’uomo civilizzato. Con il suo aspetto perturbante presidia la frontiera invalicabile fra l’ambiente naturale e i comportamenti umani irrispettosi” illustra così Annibale Salsa, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Dolomiti UNESCO, il legame tra il protagonista della campagna e la figura dell’Uomo Selvatico che ritroviamo presente nel patrimonio culturale di tutte le valli alpine.

La campagna “Dolomeyes: paura a prima vista!”, è stata messa a punto da BrodoStudio di Udine e nasce dal basso, come nello stile della Fondazione Dolomiti UNESCO: un gruppo di lavoro formato da gestori di rifugio e rappresentanti delle associazioni alpinistiche ha infatti lavorato a lungo per individuare i messaggi da veicolare agli escursionisti.

“Dolomeyes è il primo progetto con cui ho avuto modo di confrontarmi da neo direttrice, ed è un perfetto esempio del metodo di lavoro con cui la Fondazione interagisce con il territorio e le comunità. Il coinvolgimento dei portatori d’interesse – in questo caso rifugisti e rappresentanti delle associazioni alpinistiche – è già sinonimo di successo. Dolomeyes è un contenitore, un laboratorio culturale entro cui stiamo muovendo oggi i primi passi, i cui contenuti continueremo a scriverli insieme ai professionisti della montagna” commenta così Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO, oggi alla sua prima apparizione pubblica dopo la recente nomina.

A conferma di ciò, Silverio Giurgevich, presidente CAI Friuli Venezia Giulia: “Attorno alle Dolomiti UNESCO stiamo stringendo sempre più alleanze per una frequentazione della montagna più sostenibile. Questo prestigioso riconoscimento ci ha consentito di dialogare fra territori apparentemente lontani e diversi, creando progettualità trasversali oltre i confini amministrativi”.

Una frequentazione che cambia e cresce, un turismo sempre più internazionale, il rifugio come meta e non più come punto di partenza, una scarsa consapevolezza dei limiti e delle caratteristiche dell’ambiente montano e infine l’acqua: risorsa preziosa quanto scarsa. Il progetto Dolomeyes muove i sui passi proprio da qui.

“Spesso, infatti, chi va in montagna non ne conosce la realtà e inconsapevolmente cerca il soddisfacimento di richieste che non possono essere eseguite, perché l’alta quota evidentemente non può offrire tutte le comodità e ritmi caratteristici della vita in città. Per questo è importante innescare un percorso di consapevolezza da parte di chi frequenta la montagna. Solo un visitatore consapevole non rischia di vedere disattese le proprie aspettative, bensì cerca e vive i ‘limiti’ imposti dall’ambiente montano come occasione di esperienza autentica e unica” così Mario Fiorentini, presidente dell’Associazione Gestori di Rifugi Alpini della Regione del Veneto e gestore del Rifugio Città di Fiume.

UN’ATTENZIONE SPECIALE AL RISPARMIO IDRICO

Fra tutti, un’attenzione particolare sarà dedicata al tema dell’utilizzo responsabile della risorsa idrica, così come richiesto dai gestori di rifugio. L’acqua è un bene prezioso e la sua erogazione è un servizio particolarmente difficile da garantire in alta quota: gli escursionisti che pernottano nei rifugi devono essere dunque sensibilizzati e accompagnati a evitare richieste fuori luogo, come ad esempio quella di farsi più di una doccia. “Più in generale – sottolinea Roberta Silvia, vicepresidente dell’Associazione Rifugi del Trentino e gestore del Rifugio Roda di Vael –  la maggiore consapevolezza degli ospiti può essere un concreto aiuto nell’attività quotidiana di noi rifugisti, perché riduce le occasioni di incomprensione e rende la gestione delle risorse più efficiente, tanto più in un periodo in cui anche le norme anti Covid19 rendono indispensabile un’alleanza basata sul dialogo e la comprensione reciproca tra noi e gli escursionisti”.

Innescare un cambiamento culturale e una presa di coscienza da parte di chi frequenta la montagna, è lo scopo di “Dolomeyes: paura a prima vista!”. “Per favorire questo cambiamento è fondamentale trasmettere in maniera chiara e semplice alcuni messaggi. – sottolinea Renato Frigo, presidente CAI Veneto – Una campagna di comunicazione come questa, colorata, fresca e innovativa nel linguaggio, affianca il grande lavoro di formazione ad una frequentazione responsabile della montagna che il CAI da decenni svolge sul territorio. Per questo i Club Alpini della Regione Dolomitica non potevano che reagire positivamente a questa azione di comunicazione promossa in sinergia con la Fondazione Dolomiti UNESCO”.

Una campagna diversa dal solito, poco istituzionale nel linguaggio e dai toni decisamente ironici e parodistici. Il regista Cristiano Perricone di BrodoStudio traccia i contorni dell’immaginario a cui Dolomeyes si ispira: “è quello preso in prestito da alcuni b-movies e blockbuster degli anni 80 e 90 divenuti in seguito dei cult. I mostri non esistono, o forse sì. L’essere mostruosi, sappiamo, può appartenere all’essere umano, in montagna come altrove. Di fronte a certi comportamenti chi è il vero mostro? Il doppio, l’uomo selvatico, il golem, il non-morto, appaiono nei nostri racconti dalla notte dei tempi. L’idea alla base di tutto è quella di riuscire a parlare “della mostruosità” a più generazioni, ai nostalgici di Essi Vivono e dei Goonies come agli amanti di Stranger Things, attraverso un linguaggio diretto, semplice e spensierato tipico della commedia horror e dei film d’avventura per ragazzi. Lasciamo a voi il piacere di scoprire e riscoprire questi mondi, sperando di avervi restituito qualche sana riflessione e anche un sorriso”.

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