“Luoghi”. L’arte di Giorgio Vazza alla Galleria dell’Eremo a Rua di Feletto

da | 27 Feb 2023 | 0 commenti

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L’esperienza pittorica di Giorgio Vazza viene da decenni di lavoro meticoloso, studiato, pensato e rielaborato. Vazza attraversa diverse dimensioni artistiche, dalle installazioni alla pittura, dai disegni ai libri oggetto, alle scenografie. Un artista a tutto tondo che sa trattenere tutte le esperienze orizzontali e verticali dell’intorno.

E la sua arte si potrà ammirare alla Galleria dell’Eremo, a Rua di Feletto. L’inaugurazione è in programma sabato 4 marzo 2023 alle ore 17.00.

I luoghi del quotidiano vengono da lui contemplati, assorbiti, rivisti, pensati, ripensati. Fino a diventare un distillato di emozioni. Sono i luoghi dell’anima che prendono forma in stratificazioni di colori. Dal giallo all’arancio. Dal nero all’azzurro. Sono opere che parlano di acqua e montagna. Sono linee sinuose che corrono e si rincorrono creando dei distici o dei trittici in forma di enjambement dove l’emozione si protrae oltre la singola opera per giungere in un altrove che solo l’armonia dell’insieme dei dipinti può dirci. Giorgio in questo è più di un artista, è un artista-filosofo che si interroga sul senso del tempo, e sul nostro essere nel tempo. E il tempo viene studiato attraverso i cambiamenti dei luoghi. Attraverso il cammino lento del nostro andare. Guarda l’acqua del lago alzarsi ed abbassarsi studiando non solo i movimenti dei verdi liquidi, ma anche guarda quella distesa di sabbia bagnata a ricordo del 9 ottobre del 1963. Ed ecco che la pennellata diventa grigio chiaro o pennellata di nero per esplodere nuovamente nei gialli e negli aranci, perché dice Giorgio a vincere deve essere sempre la speranza, il campo di grano maturo, la vigna carica di uva a settembre, il prato d’erba primaverile, i girasoli caldi di luglio impazziti di luce. Non questo vediamo nelle sue opere, questo lo sentiamo con gli occhi. E una volta sintonizzati non solo possiamo vederli, ma anche abbracciarli e diventare un tutt’uno con i luoghi dell’anima vazziana.
Le sue pennellate, di scrittura larga e decisa, sussurrano passeggiate a passo tardo e lento, con la postura petrarchesca dell’andare solo e pensoso. Di chi scruta e vive il paesaggio come condizione necessaria di fedeltà a un tutto e a un niente di attimi.
Il paesaggio, stilizzato e stratificato, si configura come una sorta di alter ego dell’artista e il dialogo che Giorgio instaura con il paesaggio diventa anche un dialogo con se stesso. Ogni giorno il suo sguardo si posa verso nord-ovest, dove scorge una cima, il suo personale Fuji, il suo monte che in questa esposizione viene più volte riproposto. Una montagna che sembra contenere una balena che sembra contenere una persona. Perché Giorgio è l’artista che racconta tutto questo e che indica a Giona una possibile e nuova via di rinascita. Dall’ombra alla luce. Dal nulla al tutto.

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