Alluvione del 29 ottobre 2018 in Veneto. La peggiore degli ultimi 40 anni

da | 31 Ott 2018 | 0 commenti

Tempo di lettura: 2 minuti

La statistica è chiara. L’ondata di maltempo che ha colpito il Veneto in questi giorni è stata quanto meno al livello di quelle, devastanti, che l’hanno preceduta (1966, 2010 e altre) con punte massime di accumuli d’acqua al suolo superiori anche al terribile 1966: la “tempesta perfetta”, come l’ha definita, fin dalla lettura dei primi modelli previsionali, il Presidente della Regione Luca Zaia.

Lo si evince dai dati storici sulle quantità d’acqua cadute nel corso dei precedenti eventi calamitosi, confrontati con quelle registrate il 27,28 e 29 ottobre 2018.

In questo evento, la montagna è stata la più colpita, tanto che la stazione di rilevamento di Soffranco (BL), con 667,4 millimetri d’acqua caduti per metro quadro, ha superato il Cansiglio dove, nel 1966 (4-5-6 Novembre), ne furono registrati 608,0. Con 572,2 di oggi, Sappada ha superato Seren del Grappa dove, nel 1966, i millimetri caduti furono 571,0. Senza contare che in questi tre giorni del 2018 la stazione di Col de Prà, in Comune di Taibon Agordino, alle ore 21 del 29 ottobre ha rilevato 610 millimetri prima di cessare di funzionare, travolta da una tromba d’aria

Le punte massime dell’alluvione del 2010 (31 ottobre- 1 e 2 novembre) si “fermarono” ai 587,2 di Seren del Grappa, ai 530,5 di Agno-Recoaro, ai 516,8 del Cansiglio.

Nel 1992 (3-5 ottobre) le punte massime si toccarono alla stazione Turcati a Recoaro Terme con 533,0 millimetri, al Rifugio La Guardia di Recoaro Terme con 505,2, a Recoaro Mille con 504,2.

Livelli inferiori ai massimi registrati negli scorsi tre giorni si registrarono anche negli eventi del 15-17 maggio 1926; del 26-28 ottobre 1953; del 17-19 settembre 1960; del 7-9 giugno 1988.

Questo, fanno notare all’Unità di Crisi Regionale, per far comprendere come solo le centinaia di opere realizzate dal 2010 a oggi, la precisione dei modelli previsionali utilizzati, e l’uso sapiente delle casse di laminazione naturali e artificiali in Trentino, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto, abbiano consentito di evitare situazioni e danni peggiori.

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