46. IL MIM BELLUNO ALLA SCUOLA PRIMARIA DI GIAMOSA PER IL LABORATORIO IL LUNGO VIAGGIO E LA TESTIMONIANZA DI ANICET ZOUNGOULA

IMG-20160303-WA0001“Il viaggio più lungo” è il laboratorio del MiM Belluno – Museo interattivo delle Migrazioni – che l’ABM ha portato direttamente alla Scuola Primaria di Giamosa. A farne richiesta le insegnanti della classe V dopo che le stesse, assieme ai propri alunni, avevano visitato il Museo dell’Associazione Bellunesi nel Mondo.

Giovedì 3 marzo la guida Gilla Mancosu ha presentato, a una classe attenta e preparata, questo laboratorio che ha l’obiettivo di raccontare le strade e i luoghi dell’attuale immigrazione, grazie all’ausilio di cartine geografiche, dati e un filmato tratto dal settimanale “Internazionale”; spiegando non solo il lessico legato a questa tematica (chi è un rifugiato? Che differenza c’è tra un trafficante e uno scafista?), ma anche gli slogan anti-immigrati che spesso si sentono ripetere dai media.

La mattinata è continuata con la testimonianza di Anicet Zoungoula, proveniente dal Congo e residente in Italia da diciotto anni, che ha raccontato la propria vita, come è arrivato nel nostro paese, le impressioni e le difficoltà legate alla nuova realtà incontrata.

Gli alunni hanno potuto porre delle domande e instaurare un dialogo di conoscenza, utile per imparare a comprendere realtà diverse e aprire la propria mente. Inoltre questo incontro ha completato il lavoro precedentemente svolto dai piccoli studenti che, in classe, avevano già affrontato il tema delle migrazioni creando un cartellone che affronta il tema dell’immigrazione.

Attraverso questa attività le insegnanti cercano costantemente di far capire ai loro alunni che migrare è un’esperienza che accomuna moltissime persone di tutte le nazionalità ed epoche e può portare ad una crescita personale.

Il Laboratorio, solitamente proposto all’interno del MiM Belluno, può essere richiesto telefonando agli uffici ABM (0437 941160) o scrivendo una mail direttamente a info@mimbelluno.it.

n momento della testimonianza di Anicet

n momento della testimonianza di Anicet

43. IL MIM BELLUNO A FALCADE CON IL LABORATORIO “ITALIANI BRAVA GENTE?”

L’ABM a Falcade con il Laboratorio didattico “Italiani, brava gente?”. Venerdì 4 marzo, due classi (una prima e una seconda) dell’Istituto Tecnico Turistico del comune Agordino hanno potuto approfondire le questioni della xenofobia, degli stereotipi e dei pregiudizi che nel secolo scorso hanno riguardato gli italiani andati all’estero.

Un po’ come accade ai giorni nostri, infatti, anche i nostri connazionali, quando erano loro gli immigrati, hanno dovuto subire ostilità e violenza verbale e fisica.

Gli alunni hanno visto come molte delle frasi e dei preconcetti che oggi alcuni utilizzano per parlare dei flussi in entrata nel nostro Paese, sono gli stessi che nel Novecento e alla fine dell’Ottocento furono utilizzati in riferimento agli emigranti italiani.

“Invasori”, “colonizzatori”, “criminali”, “mendicanti”, “stupratori”, “violenti”, “accoltellatori”, allora come oggi lo straniero, il diverso, era spesso percepito da alcuni attori politici come una minaccia per la sicurezza, un corpo estraneo da tenere fuori dalla propria società.

Come scrive Gian Antonio Stella nel suo libro “L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi”: «La feccia del pianeta, questo eravamo. Meglio: così eravamo visti. Oggi raccontiamo a noi stessi, con patriottica ipocrisia, che eravamo “poveri ma belli”, che i nostri nonni erano molto diversi dai curdi o dai cingalesi che sbarcano sulle nostre coste, che ci insediavamo senza creare problemi, che nei paesi di immigrazione eravamo ben accolti o ci guadagnavamo comunque subito la stima, il rispetto, l’affetto delle popolazioni locali. Ma non è così».

Una tematica di cui si parla poco, ma che è importante conoscere anche per meglio comprendere la questione assolutamente cruciale, soprattutto di questi tempi, del rapporto con le altre comunità umane e con le altre culture.

Il Laboratorio, solitamente proposto all’interno del MiM Belluno, può essere richiesto telefonando agli uffici ABM (0437 941160) o scrivendo una mail direttamente a info@mimbelluno.it.

Istat: continua a crescere l’emigrazione e a diminuire l’immigrazione

ROMA – Continua a crescere l’emigrazione e a diminuire l’immigrazione. Lo rileva l’Istat, che ha diffuso i dati demografici riferiti al 2015.
Lo scorso decennio – osserva l’Istat –  è stato caratterizzato da cospicui flussi migratori verso l’Italia che hanno rappresentato il prevalente fattore demografico di crescita. Questa tendenza si sta progressivamente attenuando; per il 2015 si stima un saldo migratorio netto con l’estero di 128 mila unità, corrispondente a un tasso del 2,1 per mille ). Tale risultato, appena un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico, è il frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni nelle anagrafi.
L’elemento di sostanziale discontinuità degli ultimi anni è dunque rappresentato da una parziale perdita di attrattività del Paese nei confronti dei migranti internazionali. Rispetto al 2007 le immigrazioni (erano 527 mila) si sono all’incirca dimezzate, mentre le emigrazioni (all’epoca 51 mila) sono quasi triplicate.
La maggior parte dei flussi in ingresso nel Paese (90%) è rappresentata da cittadini stranieri. Le iscrizioni dall’estero di individui di nazionalità straniera risultano, infatti, pari a 245 mila (-1,3%
rispetto al 2014), mentre i rientri in patria degli italiani sono 28 mila (-5,6%). Per quanto riguarda le cancellazioni, si stimano 45 mila cancellati stranieri (-4,8% sul 2014), a fronte di circa 100 mila
cancellati di cittadinanza italiana (+12,4%). Riassumendo, dal lato degli ingressi il Paese perde attrattiva sia in relazione ai cittadini stranieri sia riguardo ai propri connazionali. Sul versante delle
uscite, invece, aumenta in maniera significativa la quota di italiani che emigrano all’estero. Il risultato di tali comportamenti migratori è un saldo migratorio con l’estero, riguardante i soli cittadini italiani, negativo nella misura di 72 mila unità, mentre quello degli stranieri risulta ancora
ampiamente positivo nella misura di circa 200 mila unità.
Il saldo migratorio con l’estero risulta ovunque positivo, anche nelle regioni del Mezzogiorno (+1,6 per mille). Tuttavia, esiste, come sempre, una grande variabilità geografica nelle capacità attrattive e repulsive delle varie zone del territorio nazionale rispetto al luogo di dimora abituale da eleggere o da abbandonare Nelle regioni del Centro (+3,2 per mille) il saldo migratorio con l’estero è all’incirca doppio rispetto al Mezzogiorno, anche perché in tale ripartizione pesa positivamente il contributo del Lazio (+4 per mille). Nel Nord, infine, il saldo migratorio con l’estero è pari al 2 per mille, con valori massimi in Emilia-Romagna (+3 per mille) e Lombardia (+2,3).
Nel 2015 i trasferimenti di residenza nell’ambito dei confini nazionali scendono, dopo 12 anni, sotto il livello del milione e 300 mila, registrando una contrazione di circa il 3% sul 2014. Prosegue dunque il processo di rallentamento delle migrazioni interne che, avviato nel 2013, è da collegare all’evoluzione del mercato occupazionale, nel contesto complessivo di un Paese alle prese col superamento delle difficoltà determinate dalla recessione economica.
I trasferimenti tra Comuni comportano un saldo migratorio quasi sempre positivo per le regioni del Nord. In termini relativi, nel Nord-est il primato spetta al Trentino-Alto Adige (+1,8 per mille) e all’Emilia-Romagna (+1,7 per mille), nel Nord-ovest alla Lombardia (+1 per mille). Nel Centro la regione che fa registrare un saldo positivo rilevante è la Toscana (+1,1). Infine, il saldo è negativo in tutte le regioni del Mezzogiorno, in particolare in Calabria (-3,4), Basilicata (-3,3) e Campania (-3,1).
http://www.istat.it/it/files/2016/02/Indicatori-demografici_2015.pdf?title=Indicatori+demografici++-+19%2Ffeb%2F2016+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf.

   Fonte Inform

I dieci punti della Migrantes per migliorare l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo

In occasione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato di domenica 17 gennaio, la Migrantes ha indicato alcune proposte che possono aiutare a migliorare l’accoglienza dei migranti  in Italia, con una particolare attenzione ai richiedenti asilo e rifugiati in Europa e nel nostro Paese:

1) Rimane necessario aprire canali di ingresso regolari sia per ricerca occupazione per i migranti che di ingresso umanitario per i rifugiati che già si trovano nei grandi campi profughi vicino alle zone di conflitto: cosa che scoraggerebbe il traffico delle persone e che eviterebbe l’inutile e insostenibile morte di persone in mare  (uomini, donne e bambini), che continua e cresce da troppo tempo.

2) Occorre trovare modalità nuove di gestione dei flussi delle persone in arrivo in Europa, siano essi migranti o richiedenti asilo, realmente comuni  e che prevedano la possibilità di avere quote certe per ogni Paese europeo e che cerchino, per quanto possibile, di incrociare le disponibilità date dai diversi Paesi con i desideri e le capacità delle persone in arrivo.

3) Trovare procedure di identificazione e di ricollocamento comuni in Europa che tengano conto del rispetto della dignità umana e  dei diritti umani delle persone. In questo senso, preoccupa la politica europea della creazione di Hotspots, di fatto centri chiusi che somigliano più a dei CIE che a dei Centri di accoglienza. Inoltre i due momenti – identificazione e ricollocamento – devono viaggiare in sintonia, diversamente si creano tempi lunghi di trattenimento delle persone oltre che inevitabili rifiuti all’identificazione.

4) Riuscire a dare una risposta più competente e più celere alle persone che fanno domanda d’asilo, da una parte riformando il sistema delle commissioni territoriali, prevedendo più formazione e personale dedicato;  dall’altra aumentandone il numero per arrivare a dare a tutti una risposta entro i sei mesi che le normative europee già prevedono e nello stesso tempo provando anche ad accorciare i tempi dei ricorsi dei diniegati,  che al momento aspettano anche più di un anno per riuscire ad avere una risposta. I tempi lunghi di attesa, infatti, portano le persone a rimanere in accoglienza senza una risposta anche per un anno e mezzo – due anni, con la dimissione o l’allontanamento dal centro di accoglienza , e i conseguenti  rischi della irreperibilità, di insicurezza  e di sfruttamento delle persone.

5) Arrivare ad avere un sistema unico e diffuso di accoglienza in Italia, che risponda a medesimi standard, procedure e sia sottoposto a puntuali controlli e verifiche rispetto ai servizi che deve erogare e rispetto alla trasparenza nella gestione dei fondi. Accogliere con trasparenza ed apertura è un reciproco vantaggio sia per chi viene accolto che per chi fa accoglienza Il rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia del Ministero dell’Interno dell’ottobre 2015, ha evidenziato come i soldi spesi per l’accoglienza delle persone hanno una ricaduta positiva anche sui Comuni e le comunità accoglienti, evidenziando che dei  30-35 euro giornalieri per l’accoglienza circa il 37% serve per la retribuzione di operatori e professionisti e circa il 23% vada in spese relative ad affitto di locali, acquisti di beni alimentari e abbigliamento: tutte cose che sono una ricaduta positiva sull’economia locale della comunità che fa accoglienza.

6) Per arrivare ad avere un sistema unico bisogna  superare la volontarietà di adesione dei Comuni, a fronte della garanzia di fondi certi, anche nei tempi di erogazione, e superando l’ottica del co-finanziamento. L’accoglienza dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale deve diventare un servizio sociale specifico per ogni Comune o unione di piccoli Comuni,  forte della collaborazione della rete di enti e associazioni di volontariato sul territorio, in relazione con la scuola e il mondo delle imprese: uno dei servizi alla persona garantiti su tutto il territorio nazionale (in proporzione alla popolazione, al Pil, ai fondi sociali ricevuti e alla quota di persone straniere già presenti).

7) L’accoglienza  dei migranti e dei rifugiati, seppur ottima, se non è seguita, da quando le persone hanno la certezza di poter rimanere in Italia, da un serio programma di inserimento abitativo e lavorativo crea solo marginalizzazione, rischio di sfruttamento e frustrazione. Per questo, servono programmi specifici a livello nazionale e regionale volti a facilitare l’inserimento socio-economico, abitativo dei titolari di protezione internazionale, come di ogni altra persona che in quel territorio si trova in situazione di difficoltà rispetto alla casa o al lavoro. A riguardo, può essere preziosa la sinergia Stato-Terzo Settore e Chiesa (come alcune esperienze dimostrano in diverse realtà italiane).

8) Rispetto ai minori stranieri non accompagnati bisogna davvero riuscire a superare la prima accoglienza in centri collettivi spesso inadeguati (oserei dire piccoli orfanatrofi) e arrivare a forme diversificate di accoglienza che prevedano non solo  accoglienze in centri piccoli, ma anche affidamenti familiari o appartamenti in semiautonomia:  un sistema di accoglienza  familiare, unico e interno al sistema di accoglienza per richiedenti asilo nazionale: cosa che si è dichiarato già nella Conferenza Stato-Regioni del luglio 2014, ma che si è ancora lontani dall’aver realizzato. Bisogna anche superare la pratica dell’esame del polso per determinare l’età che è considerata inattendibile, per passare a un esame multidisciplinare (esemplare a questo proposito il protocollo del Tribunale per minori, ASL e Prefettura di Catania). Infine, occorre affidare in tempi brevi i minori non accompagnati, in tempi brevi, tutori specifichi, volontari e formati, evitando cumuli di tutele, assolutamente inutili e inefficaci,  ad assessori e sindaci.

9) Una proposta importante, anche in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera, riguarda la ripresa di una proposta politica importante, purtroppo finita nei cassetti parlamentari: la proposta di legge per il voto amministrativo ai migranti regolarmente presenti nel nostro Paese. Come si può parlare di inclusione sociale, di integrazione se il mondo di giovani donne e uomini immigrati lavoratori, studenti, imprenditori nel nostro Paese non possono avere diritto a decidere chi li rappresenti nei Consigli comunali e regionali. E’ un ritardo storico grave che va colmato, anche per la nostra sicurezza sociale.

10) Parlare delle migrazioni e dello spostamento delle persone con competenza e serietà per superare finalmente un’informazione allarmistica ed ideologica del fenomeno, che troppo spesso dimentica il popolo dei migranti, 5 milioni, per fermarsi ad esasperare alcuni casi. Nello specifico, poi, dei richiedenti asilo, non siamo di fronte a un’invasione del nostro Paese (siamo stati sia l’anno scorso che quest’anno intorno a un richiedente asilo ogni mille abitanti), ma siamo di fronte a un momento di grande sofferenza del mondo in cui il numero dei conflitti (di cui la nostra parte di mondo ha la sua responsabilità sia nella creazione che nella mancata gestione) e il numero di spostamento forzato di persone per cambiamenti climatici è davvero molto elevato. Sarebbe ingenuo pensare che tutti questi spostamenti forzati di persone in fuga da guerre e conflitti e da cambiamenti climatici, sempre più numerosi, violenti ed imprevisti, non abbia una ricaduta anche in Europa e in Italia; e non saranno i controlli alle frontiere a fermare le persone in fuga, che sono state obbligate a spostarsi.

Fonte Inform

QUELLI DI FUORI

quelli di fuoriQUELLI DI FUORI.
DALL’EMIGRAZIONE ALL’IMMIGRAZIONE: IL CASO ITALIANO
a cura di Luigi Di Comite e Anna Paterno;
Milano: F. Angeli, 2002

Il fenomeno delle migrazioni internazionali visto nell’ottica dei demografi, con particolare riguardo alle importanti trasformazioni da esso prodotte nel nostro paese, è il “filo rosso” che accomuna tutti i contributi riuniti in questo volume. La transizione dell’Italia da paese di emigrazione a terra d’immigrazione è un “fatto” ormai sotto gli occhi di tutti: questo processo ha, però, numerosi aspetti d’interesse e rilevanti implicazioni che vanno approfonditi. È ancora impresso nella nostra memoria il momento in cui “quelli di fuori” eravamo noi italiani, spesso meridionali, che andavamo a cercare nuove opportunità all’estero: adesso “quelli di fuori” sono i tanti extracomunitari che giungono nel nostro paese con motivazioni, caratteristiche e speranze simili.Per tale ragione, è sembrato opportuno dedicare questo volume all’analisi di ciò che è avvenuto in Italia nel passato, di ciò che avviene attualmente e, in prospettiva, di ciò che potrà avvenire sulla base delle attuali tendenze. Partendo dagli ultimi decenni del XIX secolo, il tema delle migrazioni viene affrontato con riferimento sia ai flussi interni ed intracontinentali, sia a quelli diretti verso alcune mete transoceaniche. Al fine di comprendere alcune determinanti della dinamica migratoria, essa viene anche rapportata all’evoluzione naturale della popolazione, alla luce delle trasformazioni, connesse al processo di transizione demografica, fatte registrare soprattutto dalla fecondità e dalla mortalità.La descrizione degli scenari attuali, invece, parte dall’analisi del fenomeno della presenza straniera in Italia, cogliendone alcuni aspetti particolari tra cui la distribuzione territoriale degli extracomunitari, per poi giungere a comparazioni tra la nostra penisola ed alcune altre nazioni di destinazione dei flussi. Un ultimo aspetto d’interesse riguarda l’esame delle determinanti economiche dei flussi e delle caratteristiche lavorative degli immigrati. È così composto il mosaico “a più voci” che compare in questo volume: vari saggi, differenti autori e sedi istituzionali (università o centri di ricerca) tutte dislocate nelle regioni del centro-sud della nostra penisola, cioè in quelli stessi luoghi dai quali partiva la maggior parte dei nostri emigrati e nei quali, oggi, approdano molti degli immigrati provenienti dal “sud del mondo”.

Lo trovi presso la Biblioteca dell’emigrazione “Dino Buzzati”, anche attraverso il sistema di interprestito.
Per info e contatti:
biblioteca.emigrazione@bellunesinelmondo.it
Facebook: bibliotecaemigrazione
Tel. + 39 0437 941160

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