Presentato a Roma il Rapporto Italiani nel Mondo 2013

da | 3 Ott 2013

Tempo di lettura: 8 minuti

migrazioni_frontiereE’ stato presentato oggi a Roma, presso la Domus Marie,  il Rapporto Italiani nel Mondo 2013 della Fondazione Migrantes. Un  volume di oltre 500 pagine alla cui realizzazione hanno collaborato 50 autori e che può vantare 40 contributi ed approfondimenti dall’Italia e dall’estero. In questa ottava edizione del Rapporto, rinnovato nella sua veste editoriale e nella sua struttura interna, i lettori potranno trovare sia informazioni statistiche sugli italiani all’estero di ieri e di oggi, sia vari approfondimenti riguardanti ad esempio la proiezione della lingua italiana nel mondo, la presenza dei  nostri connazionali in alcuni paesi meno noti come la Cina, il Vietnam, la Crimea, i Paesi Bassi, l’Egitto e  Haiti, la realtà degli  architetti italiani nel mondo, nonché informazioni disaggregate sull’emigrazione italiana all’estero proveniente dal Trentino, dall’Emilia Romagna, dal Lazio, da Lucca o da Palermo.

Il Rapporto pone inoltre particolare attenzione alla storia di Santa Francesca Saveria Cabrini, una suora che combatté negli Stati Uniti per i diritti e la tutela dei nostri migranti, e alla figura , più legata all’attualità, di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, che ha iniziato il suo ministero negli anni settanta tra gli emigranti italiani in Germania. Nell’indagine si ricorda inoltre come attualmente siano 615 gli operatori specificatamente in servizio per gli italiani (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore, sacerdoti in pensione) presenti in 375 Missioni cattoliche di lingua italiana distribuite in 41 nazioni nei 5 continenti. A questi va aggiunto il generale “mondo della missionarietà” composto da circa 10 mila operatori tra presbiteri, consacrati e consacrate, laici e laiche.

Dal Rapporto, illustrato dalla curatrice dell’indagine  Delfina Licata, emerge come a gennaio 2013 i cittadini italiani iscritti all’Aire, residenti fuori dei confini nazionali fossero 4.341.156, pari al 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. Un aumento, in valore assoluto, rispetto al 2012, di 132.179 iscrizioni. Numeri, quest’ultimi, che evidenziano una ripresa dell’emigrazione italiana. Una diaspora fatta di migliaia di giovani di tutti i tipi: altamente qualificati, mediamente preparati o anche privi di un titolo di studio. La ripartizione continentale dei dati statistici del Rapporto 2013 ribadisce, ancora una volta, come la maggior parte degli connazionali residenti fuori dall’Italia si trovino in Europa (2.364.263). Seguono l’America (1.738.831) e, a larga distanza, l’Oceania (136.682), l’Africa (56.583) e l’Asia (44.797). Dal confronto dei dati Aire disaggregati sull’ultimo triennio si evidenzia inoltre come l’aumento delle presenze più vistoso riguardi la comunità italiana in Asia (+18,5%). Vengono poi l’America (+6,8%), l’Africa (+5,7%), l’Europa (+4,5%) e l’Oceania (+3,6%), per un aumento totale nel triennio 2011-2013 del 5,5% sul piano nazionale. Le comunità di cittadini italiani all’estero numericamente più incisive continuano ad essere quella argentina (691.481), quella tedesca (651.852), quella svizzera (558.545), la francese (373.145) e la brasiliana (316.699). A seguire, troviamo il Belgio (254.741), gli Stati Uniti (223.429) e il Regno Unito (209.720). Nel Rapporto viene inoltre evidenziato come il 52,8% (quasi 2 milioni e 300 mila) degli italiani residenti all’estero sia partito dal Meridione d’Italia , il 32% (circa 1 milione 390 mila) dal Nord e il 15,0% dal Centro Italia (poco più di 662 mila). La Sicilia, con 687.394 residenti, è la prima regione di origine degli italiani residenti all’estero. A seguire Campania, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia e Veneto. Il confronto dei valori regionali del biennio 2012-2013 fa inoltre emergere la particolare dinamicità che, nell’ultimo anno, ha caratterizzato la Lombardia (+17.573), il Veneto (+14.195) e la Sicilia (+12.822).

Fra gli interventi della mattinata, moderata dalla giornalista e scrittrice Tiziana Grassi, segnaliamo quello di Francesco Montenegro, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, che, dopo aver espresso sentimenti di tristezza e indignazione per l’ultima grave tragedia di Lampedusa che ha portato alla morte di un gran numero di immigrati, ha ricordato come “la multiculturalità faccia parte del nostro Paese. Noi – ha precisato  Montenegro – siamo stati tra i primi a produrla ad essere cioè portatori di multiculturalità. Oggi riflettere sull’emigrazione significa quindi parlare di che persone siamo e ciascuno di noi è, in virtù dei percorsi che si sono tracciati nelle nostre storie familiari caratterizzati da spostamenti in alcuni casi lunghi centinaia di migliaia di chilometri, in altri meno”. Montenegro ha poi sottolineato quanto le nuove mobilità siano diventate prioritarie per la Chiesa italiana,  per questi giovani non basta la sola assistenza morale e spirituale ma la Chiesa deve essere compagna di vita, e la necessità che l’educazione all’incontro e al dialogo interreligioso divengano strumenti di ogni fedele nella vita di tutti i giorni.   “L’attenzione della Chiesa per i migranti – ha concluso Montenegro – si riferisce non solo alla evangelizzazione e all’amministrazione dei sacramenti né si limita a sollevare le sofferenze e i disagi con l’assistenza caritativa, ma comprende la promozione dei diritti umani e della giustizia verso ogni persona, di cui la cittadinanza è uno strumento”.

Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha spiegato come il Rapporto, che rilegge in maniera multidisciplinare il fenomeno migratorio partendo dai valori della transnazionalità, della interculturalità e della centralità della persona umana, si configuri come “strumento conoscitivo della mobilità italiana e strumento di sensibilizzazione nella e della società civile spesso ignara o incostante nella conoscenza di fenomeni sociali di portata complessa che coinvolgono tutti nella convivenza quotidiana”. Perego ha poi precisato come il Rapporto della Migrantes favorisca un’informazione volta al superamento di pregiudizi e precomprensioni sul fenomeno migratorio “L’incontro con lo straniero,- ha continuato Perego – produce da sempre paura e diffidenza, elementi sicuramente superabili con la comprensione di ciò che si percepisce lontano o, addirittura, opposto a se stessi. A tal fine, la realizzazione di sussidi che riducano la distanza conoscitiva diventa un imperativo per la Fondazione Migrantes”. Perego ha poi sottolineato come oggi le Missioni cattoliche italiane  siano  “chiamate ad un rinnovamento per rispondere alle nuove forme di mobilità che sempre più spesso portano ad incontrare persone ‘temporanee’ nei diversi luoghi e a conoscere la nuova condizione di migranti, perché è la stessa mobilità ad essere oggi continua, incostante, precaria”.

Perego ha anche spiegato come il Rapporto, che si propone sempre di più come un sussidio educativo, si prefigga di porre l’attenzione sulla nuova mobilità dei giovani italiani, che deve rappresentare un’opportunità di crescita e non una mera “fuga di cervelli”,  e sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza e sul voto all’estero alla luce delle nuove mobilità che appaiono caratterizzate da precarietà logistica e frequenti spostamenti in un medesimo Stato.  Auspicata infine sia una maggiore cura dell’immagine dell’Italia e della nostra mobilità nei mass media, magari attraverso una migliore formazione su questi temi della classe giornalistica, sia una particolare attenzione per le famiglie povere in mobilità, i detenuti all’estero e gli anziani disagiati nel mondo, nonché per i tanti migranti “sconfitti dall’emigrazione” che rientrano in Italia.

Nel suo intervento Massimo Vedovelli, rettore dell’Università per Stranieri di Siena e della Commissione Scientifica Rapporto Italiani nel Mondo, si è soffermato sugli effetti dei movimenti migratori rispetto al dinamismo dello spazio linguistico italiano. Vedovelli ha anche affrontato la questione delle limitazioni imposte dalla mancanza di una politica linguistica nazionale, nonché gli  effetti linguistici dei movimenti migratori sulla condizione dell’italiano nel mercato globale delle lingue.

Alberto Toso, presidente del Comitato di rappresentanza degli assistenti parlamentari accreditati al Parlamento europeo e redattore del Rapporto Italiani nel Mondo 2013, ha invece segnalato come le cifre ufficiali sui nostri studenti e ricercatori in Europa evidenzino la disponibilità degli italiani verso le esperienze di mobilità, e la loro capacità di cogliere le occasioni che l’Unione europea offre per la disseminazione delle “migliori pratiche”. Analizzate inoltre da Toso le iniziative italiane e la varietà di azioni comunitarie volte a favorire i contesti di scambio di esperienze scolastiche, universitarie, imprenditoriali, scientifiche e sociali nel quadro della libera circolazione delle persone.

Il direttore generale per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie del Mae, Cristina Ravaglia, ha sottolineato come il Rapporto Italiani nel Mondo costituisca uno strumento di informazione ed analisi di grande utilità per il ministero degli Esteri. Oltre ha ricordare le attività della direzione generale, la Ravaglia ha fornito alcune informazioni sui servizi erogati dalla nostra rete diplomatico-consolare, la quarta per dimensione e capillarità nel mondo. Il direttore generale ha anche evidenziato come la lettura del Rapporto  della Migrantes  porti a riflettere su numerosi temi come ad esempio le “nuove mobilità”. Un fenomeno complesso e di non agevole lettura, anche in considerazione di un quadro normativo non più adeguato alle nuove dinamiche dell’emigrazione, che non va in ogni caso banalizzato sotto l’etichetta “cervelli in fuga”. Secondo la Ravaglia infatti la crescente attenzione delle generazioni più giovani per le nuove destinazioni va opportunamente studiata e, dove possibile, accompagnata, senza dimenticare di contestualizzare i numeri complessivi del fenomeno che vanno posti a confronto con i dati dell’emigrazione “storica”.

Dal canto suo il presidente del Comitato per le questioni degli Italiani all’estero del Senato Claudio Micheloni ha sottolineato come il Rapporto Italiani nel Mondo riesca a dare il segno di un continuum migratorio nella storia di questo paese e a mixare in maniera mirabile il passato con il presente, l’emigrazione storica con le nuove mobilità, non sottacendo gli aspetti principali del fenomeno e alcune delle difficoltà strutturali. Problemi che, per il senatore del Pd eletto nella ripartizione Europa, vanno individuati nei tagli alle rappresentanze consolari e nell’insegnamento della lingua italiana nel mondo. Micheloni si è poi soffermato sulla complessa questione del voto degli italiani all’estero e sull’esigenza di far conoscere la storia e la realtà migratoria, ad esempio attraverso il supporto didattico del Rapporto, nelle scuole italiane.

Fonte G.M. – Inform

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