IL LUNGO VIAGGIO.
DALLE TERRE VENETE ALLA SELVA BRASILIANA
di Ulderico Bernardi
Treviso: Santi Quaranta, 2007
Il lungo viaggio di Ulderico Bernardi ripercorre con originalità l’emigrazione dei veneti (in particolare dalle terre di Piavon di Oderzo) verso il mato, la selva brasiliana, alla fine dell’Ottocento. Il noto scrittore e studioso indugia, all’inizio del libro, sugli avvenimenti che accadono nella città di Oderzo, dopo l’annessione del Veneto all’Italia nel 1866; si sofferma soprattutto sullo scontro fra el Degàn Monsignor Carlo Nardi, e i contadini che lo appoggiano, e un ceto agrario rapace che si autoproclama “intelligente ed educato”; svela con efficacia il volto cinico della classe risorgimentale opitergina, composta da latifondisti aristocratici e borghesi. Il quadro perde l’orizzonte minuscolo del fatto locale per diventare emblema di tutta una realtà italiana: di un Risorgimento che perseguita il popolo delle campagne, non solo materialmente, ma anche nella sua fervente religiosità.Verso il Brasile non muovono soltanto mezzadri e bisnenti ma pure piccoli proprietari come Paolo Bortolus e la sua famiglia patriarcale; si allontanano dal Veneto perché vedono la loro fede angariata e desiderano emigrare per rifondare nelle valli del mato le loro tradizioni e per edificare una Ripublica di Dio. La narrazione risulta avvincente per la suggestione delle immagini, per la rievocazione della forte e coerente personalità di Paolo Bortoluzzi, per la scabra e intensa liricità; l’autore accompagna gli emigranti con uno sguardo partecipe che coglie la loro vita dolente “sui carri dalle alte ruote” mentre attraversano le selve del Rio Grande do Sul. Ne sorprende anche i momenti di entusiasmo e di stupore nei confronti di una terra nuova, sconosciuta, ma ricca di speranze e aspettative.L’ultima parte del libro è dedicata a “un’emigrazione diversa”, quella dei Belli, una famiglia pervasa da un nobile socialismo umanista che si affianca, nella sua protesta laica, a quella religiosa di Paolo Bortoluzzi.
Lo trovi presso la Biblioteca dell’emigrazione “Dino Buzzati”, anche attraverso il sistema di interprestito.
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