BEATO BERNARDINO DA FELTRE, FONDATORE DEL MONTE DI PIETA’

da | 21 Nov 2013

Tempo di lettura: 7 minuti

Beato-Bernardino-da-FeltreIl Monte di Pietà a Belluno dal 1502

Il Beato Bernardino da Feltre, al secolo Martino Tomitano, era conosciuto come eloquente predicatore molto richiesto dai vescovi delle grandi città soprattutto nei periodi dell’Avvento, Quaresimali e nei monasteri per gli esercizi spirituali.

Era nato a Feltre nel 1439 da Corona dei Rambaldi e dal nobile Donato dei Tomitano, casato fondato come racconta la tradizione, da Bernardo ufficiale del re dei Goti, da cui ricevette l’incarico nel 410 di governare la città di Feltre. Per il governo della città, Bernardo fece costruire un castello a Tomo assumendo il cognome dal toponimo della località.

Martino Tomitano futuro Beato Bernardino da Feltre studiò all’università di Padova, laureatosi a pieni voti si trasferì a Venezia dove fondò una scuola insegnando per qualche tempo.

Dopo aver ascoltato una predica di San Bernardino da Siena, manifestò sentimenti di profondo spirito religioso. Ricevuto i voti dell’Ordine dei frati minori e assunto il nome di Bernardino si dedicò alla vita religiosa. Nel 1471 fu eletto priore del convento di Santo Spirito di Feltre, l’anno successivo fu priore del convento di Trento.

Nel 1485 Bernardino da Feltre invitato nella città di Parma per tenere un ciclo di omelie, per quasi due settimane parlò davanti ad una chiesa vuota, ma non scoraggiato seguitò a predicare come se la chiesa fosse affollata guardando in faccia uno per uno le poche persone presenti. Le prediche di Bernardino da Feltre erano intense, ricche di aneddoti ed esempi positivi alternati ad altri negativi e paurosi, che avevano per fine convincere i fedeli al buon comportamento nella vita religiosa e civile.

Pur non essendo quelli di Parma soliti d’essere frequenti alle prediche come ricordavano i canonici della cattedrale, giorno dopo giorno i banchi della chiesa iniziarono a riempirsi e si riempirono anche le navate fino al termine del ciclo delle previste omelie.

Lasciato la città, Bernardino da Feltre ritornò a Parma alcuni mesi dopo affrontando nelle prediche il tema che gli era più caro, quello che lo vedeva impegnato fino a scagliarsi con parole pesantissime contro il lusso e la pratica dell’usura praticata dai banchieri.

Lusso e usura erano due temi che fra Bernardino da Feltre perseguì per oltre venti anni. Per il religioso fu l’argomento che lo portò a fondare i Monti di Pietà, l’istituto che avrebbe prestato denaro ai poveri ad interesse zero e agli imprenditori a bassissimo irrilevante interesse.

Dal tempo medievale il denaro a prestito d’interesse era autorizzato degli Statuti cittadini. Ogni città provvedeva a fissare le proprie percentuali. La qualifica d’usura scattava, quando era applicato al prestito un tasso superiore al 20 per cento della somma prestata. importo che nei tempi successivi si moltiplicavano a dismisura.

L’attività dei Monti di Pietà cominciò a Perugia il 23 febbraio 1462, quando i priori della città disposero per quel giorno il pagamento di 6 fiorini per accogliere degnamente il celebre predicatore fra’ Michele Carcano proveniente dalla diocesi di Milano, chiamato per predicare contro la pratica del prestito di danaro ad usura alla cui base c’era il vizio terribile dell’avarizia e dell’avidità.

Terminato il ciclo d’omelie contro quanti si rendevano responsabili di procurare danni talvolta irreparabili alle persone e di conseguenza al tessuto economico della società, alcuni frati fra cui Bernardino da Feltre e fra’ Michele Carcano, fondarono il primo Monte di Pietà. Scopo dell’istituzione finanziaria erogare prestiti limitati nel tempo, solitamente un anno, senza scopo di lucro.

I richiedenti dovevano presentare un pegno che valesse almeno un terzo in più di quanto intendevano fosse loro concesso per l’entità del prestito. Funzione del Monte di Pietà era finanziare persone in difficoltà fornendo loro la necessaria liquidità.

I beneficiari fornivano in garanzia del prestito beni di valore che si vedevano restituiti, quando ripianavano il debito. Per questa caratteristica si rivolgevano ai Monti di Pietà le popolazioni delle città dove molte persone vivevano di pura sussistenza.

La fondazione dei Monti di Pietà trovò tutti d’accordo, clero e autorità civili. Per far conoscere l’avvenuta fondazione nelle città dei Monti di Pietà, le informazioni furono affidate ai predicatori dal pulpito delle chiese durante le messe. Il sistema finanziario funzionò fin dai primi giorni della fondazione dell’Istituto, trasformando i prestiti in denaro in un clamoroso evento collettivo.

Fra Bernardino da Feltre fondò i Monti di Pietà a Mantova (1484), Padova (1491), Crema e Pavia (1493), Montagnana e Monselice (1494). 

Oramai famosissimo raggiunse la natia Feltre nel 1492 dove predicò per tre giorni consecutivi nella piazza stracolma di fedeli e popolani accorsi per ascoltarlo. Morì a Pavia nel 1494 a soli 55 anni d’età.

A Belluno il Monte di Pietà venne fondato nel 1502 con lo scopo di prestare denaro alla comunità, attività fino allora svolta da mercanti e finanzieri ebrei che operavano con contratti stipulati con la Comunità di Cividale di Belluno e, in seguito, l’attività filantropica dell’Istituto si adoperò nel campo assistenziale. Al momento della fondazione la sede del Monte di Pietà si trovava nei locali nell’edificio della Confraternita di Santa Maria dei Battuti e, dal 1531, in Piazza del Mercato (Piazza delle Erbe ndr) come si trova scritto sul retro della Tavola ex Voto Delaito raffigurante Cristo in Pietà dipinto da Giovanni Da Mel, opera conservata al museo civico di Belluno.

Gli storici ritengono il palazzo rinascimentale in cui fu trasferito il Monte di Pietà appartenente al ricco ser Geronimo Sommaria, che l’avrebbe donata all’Istituto nel 1511 unitamente alla bottega, come testimoniò il notaio Pier Paolo Delaito.

Dopo la morte di Bernardino da Feltre, il confratello Bernardino Bulgarino da Brescia dell’Ordine dei frati minori, raccolse molte testimonianze dei fedeli e ricordò alcune celebri prediche che indicano oltre al lato di sagacia del frate feltrino, anche quello meno conosciuto ma assai apprezzato dell’ironia praticata nelle omelie contro l’accumulo di denaro da parte dei fedeli, sostenendo: Ve affànate, stràchete, deslènguete e quando averai fat e fat, averai molti che li magna, ma pochi di chi ti fida. E poi: Chi ha, è più cargo, chi non ha niente va lenzarmente. Chi va dietro ai bon boconi, a la fin averà li strangojoni. Attento che el fumo dei macheroni no te orba i ochi! Come non dargli ragione! E ancora: Avanti che tira la balestra se pol rimediar. Una corda del chitarin che sia discordata, fa cativo son. La pala brusa senza onzerla. Volta carta, amigo, no esser pegro, va a confesar, che il diavol te tiene par lo zuffo (ciuffo dei capelli).

Sulle donne di famiglia pensava che: Cugnata con cugnata doi gate non se parlano se non de ponta! E che: Suocera con nora, can e gato. Fra Bernardino da Feltre era solito ricordare Pars mea Deum est (Il mio partito è quello di Dio). Era alto solo un metro e mezzo ma la sua è stata una grande figura di diplomatico svolgendo opera di pacificazioni tra i componenti d’importanti casati storici su invito di papa Innocenzo VIII, il papa che ancor oggi gode di pessima fama perché emise nel 1484 la bolla: Summis dediderantes affectibus codificata tre anni dopo per comporre il famigerato Malleus maleficarum il libro usato nei procedimenti processuali dagli inquisitori. La bolla papale è ritenuta la miccia che diede fuoco alle polveri della caccia alle streghe e ai terrificanti processi inquisitori.

Per 38 anni il frate feltrino peregrinò di città in città predicando, celebri i suoi soggiorni per i celebre sormoni tenuti nelle città di Parma, Faenza, Perugia, Urbino, Teramo, Rieti, Lodi, Milano. A Bernardino da Feltre gli sono attribuiti molti miracoli. La tradizione racconta che possedesse il dono dell’ubiquità. Un giorno mentre stava predicando a Padova s’interruppe per un breve riposo. Alla ripresa della predica si scusò con i fedeli dicendo che era stato a Feltre ai funerali della madre. Nel corso di una predica a Pavia stette per un lungo tempo immobile in estasi. Disse ai fedeli che in quel tempo aveva visto il funerale di suo padre. I due fatti risultarono veri.

Renato Zanolli

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