Storia dei sediari bellunesi nelle Marche

da | 24 Gen 2020 | 0 commenti

Tempo di lettura: 2 minuti

Cari amici di Belluno, questa è una storia che parla di voi. Ed è una storia di cui dovete andare fieri! Ma partiamo dall’inizio. I mezzadri marchigiani non erano soltanto degli infaticabili contadini, erano anche ottimi artigiani. L’economia di sussistenza nella quale erano costretti a vivere li obbligava, infatti, a produrre praticamente tutto quello di cui avevano bisogno: dagli attrezzi da lavoro ai cesti per l’uva, dai mobili di casa alle lenzuola. E molto altro. Ma c’era una cosa che i mezzadri non sapevano proprio fare: i telai delle sedie. Attenzione, abbiamo scritto “telai”, non “impagliatura”. Perché a quella provvedevano da soli. Ma ai telai proprio no. Ai telai pensavano artigiani appositamente giunti da lontano, da molto lontano, addirittura da fuori regione, precisamente dal Veneto. I maestri sediari (i contadini li chiamavano in dialetto “Li sediare”) che giravano le campagne marchigiane subito dopo la fine della Seconda guerra avevano tutti una cosa in comune: provenivano dalla provincia di Belluno. I sediari bellunesi – i “caregheta” in Veneto – arrivavano d’inverno, quando il lavoro nei campi si allentava e i contadini avevano più tempo da dedicare ad altre attività. Giungevano in coppia, sempre uomini, adattandosi a dormire nelle stalle delle case coloniche. Molti li ricordano come grandi bevitori, senza che questo abbia mai provocato problemi nelle famiglie che li ospitavano. Per tutti, comunque, erano dei grandissimi lavoratori, autentici artisti nel loro mestiere, artisti nella scelta del legno più adatto alle singole parti della sedia da costruire, artisti nella sua levigatura, piegatura, incastro e montaggio. Insomma, i migliori in assoluto nella loro professione. Il risultato erano sedie di uno stile semplice, essenziale, ma di grande robustezza e solidità, adatte a durare anni, anzi decenni. Molte sono ancora gelosamente conservate in tante case marchigiane, ultime testimonianze di un tempo che fu. Poi, portato a termine il lavoro, i sediari riprendevano il loro cammino spostandosi di podere in podere, sino a quando, terminato l’inverno, rientravano finalmente a casa. Una memoria, quella dei sediari (“caregheta”) di Belluno e dei mezzadri marchigiani, che ci parla di un’Italia laboriosa e artigiana, di un’Italia pre-moderna e rurale che, pur non esistendo più da decenni, ha ancora oggi molto da insegnarci. Alla prossima storia!

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