LE POLITICHE DELL’IMMIGRAZIONE IN ITALIA DALL’UNITÀ AD OGGI

LE POLITICHE DELL’IMMIGRAZIONE IN ITALIA DALL’UNITÀ AD OGGI
Le politiche dell'immigrazionedi Luca Einaudi
Roma: GLF editori Laterza, 2007

L’immigrazione è divenuta, in Italia, oggetto di un dibattito pubblico solo alla fine degli anni Settanta, quando la politica ha intrapreso i primi incerti tentativi di regolarizzazione del fenomeno attraverso una legislazione in grado di conciliare la necessità di un controllo da parte dello Stato con le aspirazioni dei migranti e la domanda di lavoro proveniente dalle imprese e dalle famiglie. Gli anni Novanta hanno assistito a una forte politicizzazione del dibattito, con l’introduzione di nuovi argomenti, dalla esigenza d’integrazione alla devianza, ai rapporti internazionali sempre più complessi con l’Unione europea da un lato e i paesi di origine dall’altro. Su un lasso temporale straordinariamente ampio, che dal 1861 arriva fino a noi, Luca Einaudi ricostruisce le evoluzioni economiche, demografiche e giuridiche del fenomeno immigrazione in Italia e lo inserisce nel quadro degli aspri dibattiti che hanno influenzato le politiche di accoglienza.

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XXI Rapporto sulle Migrazioni 2015

Presso il Centro Congressi di via Romagnosi 8 – Milano – la Fondazione Cariplo ha presentatp il XXI Rapporto sullr Migrazioni 2015.

La Fondazione Ismu stima che al 1° gennaio 2015 la popolazione straniera in Italia ha raggiunto 5,8 milioni di presenze (regolari e non), con un aumento di 150mila unità (+2,7%) rispetto all’anno precedente in cui gli immigrati erano quasi 5,6 milioni. Nel corso dell’ultimo biennio le dinamiche del fenomeno migratorio presentano significative novità, sia a causa dei perduranti effetti che la crisi economica continua ad avere sul mercato del lavoro, sia a causa dei cambiamenti geo-politici e dei conflitti che stanno investendo le regioni del Medio Oriente. Il primo elemento di novità è dato dall’elevato numero di migranti e di richiedenti protezione internazionale arrivati via mare nel nostro Paese che nel 2014 hanno raggiunto la cifra record di 170mila unità1, contro le 43mila del 2013. Scenario che è ulteriormente cambiato nel corso del 2015: a causa della pericolosità della tratta Libia-Italia i flussi di migranti si sono diretti principalmente verso la Grecia che ha registrato, dal 1° gennaio fino al 20 novembre 2015, 715mila arrivi, contro i 143mila dell’Italia.

L’aumento degli arrivi ha determinato un cambiamento significativo anche dal punto di vista della composizione dei flussi che si riflette in un incremento rilevante di richiedenti asilo che nel 2014 sono cresciuti esponenzialmente arrivando a totalizzare 65mila domande (a queste vanno aggiunte le 61.545 domande presentate tra il 1° gennaio e il 10 ottobre 2015). Se da un lato cresce il numero di richiedenti asilo, dall’altro continuano a diminuire i flussi per lavoro (-84% dal 2010). Altro elemento di forte novità è il costante aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana, in particolare tra i minori di 15 anni: nel biennio 2013-2014 sono 231mila gli stranieri che sono diventati italiani (130mila solo nel 2014, mentre nel 2012 erano poco più di 60mila). Cresce anche il numero degli italiani residenti all’estero (nel 2014 erano 5 milioni). Il fenomeno dell’irregolarità, pur registrando una leggera ripresa, rimane comunque a un livello fisiologico (l’incidenza è inferiore al 7%): al 1° gennaio 2015 Ismu stima che non abbiano un valido titolo di soggiorno 404mila stranieri (contro i 350mila alla stessa data dell’anno precedente). Sul fronte lavorativo si registra un aumento dell’occupazione straniera: infatti dopo un lieve calo nel I trimestre 2015, il numero di occupati stranieri è tornato a crescere nel II trimestre, portando a un saldo positivo di 50mila unità rispetto allo stesso periodo del 2014. Gli stranieri hanno superato la soglia del 10% del totale degli occupati.

Fonte Inform

L’ESERCITO DEGLI INVISIBILI

L’ESERCITO DEGLI INVISIBILI.
ASPETTI ECONOMICI DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
L'esercito degli invisibilidi Maria Concetta Chiuri, Nicola Coniglio, Giovanni Ferri
Bologna: Il mulino, 2007

La migrazione genera forti cambiamenti nella società, soprattutto quando assume dimensioni rilevanti come negli ultimi decenni. Si tratta di un fenomeno che modifica profondamente gli equilibri economici, la cultura e la stessa identità dei paesi d’origine dei migranti e anche di quelli di destinazione. I governi hanno risposto a questi cambiamenti con l’imposizione di politiche sempre più restrittive. Ma tali politiche sono risultate efficaci? Il numero di migranti regolari si è ridotto e al contempo è cresciuto l’esercito degli invisibili, i migranti clandestini. Gli autori affrontano questi temi con gli strumenti dell’analisi economica, avvalendosi di indagini originali svolte sul campo in Italia, con l’intento di capire meglio il fenomeno della clandestinità. Sfuggendo alle statistiche ufficiali esso lascia infatti aperti importanti interrogativi. In particolare, discutono le politiche migratorie che potrebbero ridurre l’entità degli irregolari e accrescere così il potenziale contributo economico dei migranti ai paesi ospitanti e a quelli d’origine.

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ISTAT – Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente

Le principali mete di destinazione per gli italiani emigrati nel 2014 sono la Germania, il Regno Unito, la Svizzera e la Francia
ROMA – Nel 2014 si contano 278 mila iscrizioni in anagrafe dall’estero, l’89,5% riguarda cittadini stranieri. Le immigrazioni (iscrizioni dall’estero) sono in calo di 30 mila unità rispetto al 2013 (-9,7%) e di ben 249 mila unità rispetto al 2007 (-47,3%), anno di allargamento della Ue a Romania e Bulgaria, nonché anno precedente l’inizio della lunga fase di recessione economica. Tale riduzione è in maggior parte imputabile ai flussi che riguardano i cittadini stranieri.
Tra i flussi in entrata nel 2014 la cittadinanza più rappresentata è la rumena (51 mila ingressi), seguita dalle comunità marocchina (18 mila), cinese (16 mila) e bengalese (13 mila). Rispetto al 2013 le iscrizioni di cittadini moldavi (-53%), ecuadoriani (-42%), peruviani (-36%) e ghanesi (-33%) sono in forte calo. In aumento, invece, gli ingressi di cittadini pakistani (+23%) e bengalesi (+21%).
Il saldo migratorio con l’estero nel 2014 si mantiene positivo (+141 mila unità) ma si riduce del 22,2% in un solo anno.
L’aumento delle emigrazioni nel 2014 sull’anno precedente (cancellazioni dall’anagrafe per l’estero) è dovuto principalmente alle cancellazioni di cittadini italiani (da 82 mila a 89 mila unità, pari a +8,2%). Sono tuttavia in aumento anche le cancellazioni di cittadini stranieri, da 44 mila a 47 mila unità (+8,8%).
Le principali mete di destinazione per gli italiani emigrati nel 2014 sono la Germania, il Regno Unito, la Svizzera e la Francia. Aumenta in misura consistente rispetto al 2013 (+18,6%) il numero di connazionali laureati con più di 24 anni di età che rientrano dall’estero (7 mila unità). È in leggero aumento (+3,4%) anche il numero di laureati italiani che nel 2014 lasciano il Paese (20 mila).
Nel 2014 i trasferimenti di residenza interni al territorio nazionale coinvolgono 1 milione 313 mila individui. Il valore è in calo rispetto al 2013 (-49 mila unità, pari a -3,6%).
Il numero dei movimenti tra Comuni italiani è il più basso degli ultimi cinque anni e supera di poco il valore del 2009, anno di forte calo degli spostamenti interni. I trasferimenti di residenza interni sono principalmente di breve e medio raggio. Nel 2014 ammontano a 994 mila i trasferimenti tra Comuni delle stessa regione (pari al 75,6% del totale), mentre sono stati 320 mila gli spostamenti di residenza tra regioni diverse (24,4%). Nel 2014 trasferimenti di residenza interni di cittadini stranieri sono stati 239 mila, quasi 10 mila in meno rispetto al 2013.

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Presentato oggi a Roma il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015 curato dal Centro studi e ricerche Idos

È stato presentato questa mattina a Roma il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015 curato dal Centro studi e ricerche Idos e dedicato ai nuovi dati sul contributo degli immigrati al sistema imprenditoriale italiano, inquadrati nella cornice europea e calati nel dettaglio dei singoli contesti regionali e delle collettività immigrate maggiormente protagoniste.

L’analisi, realizzata per il secondo anno consecutivo e svolta in partenariato con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e con MoneyGram, registra ancora una crescita delle imprese condotte da cittadini immigrati in Italia, che sono nel 2014 oltre 500 mila, un +5,6% rispetto all’anno precedente. Si conferma, quindi, la crescente rilevanza del contributo dei migranti al sistema d’impresa nazionale, la loro spiccata dinamicità e il ruolo strutturale che hanno gradualmente assunto (anche) all’interno del tessuto economico e produttivo del Paese.

Nel 2014 sono 30,5 milioni i lavoratori autonomi e gli imprenditori attivi nell’UE-28 (un settimo dell’occupazione totale) di cui il 15,8% in Italia, primo Paese per numero di questi lavoratori. Il loro aumento è stato di oltre 150mila unità rispetto all’anno precedente, primo risultato positivo dopo una diminuzione durata tre anni. Gli imprenditori immigrati nei 28 Paesi dell’Unione sono poco meno di 2 milioni (6,3% del totale), per quasi la metà non comunitari, aumentati del 56,3% nell’ultimo decennio, ma oltre la media nel Regno Unito e in Italia. In un quarto dei casi, ma solo nel 16,7% in Italia, gli imprenditori di origine non comunitaria hanno dei lavoratori alle loro dipendenze.

Sono 6.041.187 le imprese operanti in Italia, purtroppo in diminuzione anche nel 2014 di quasi 21.000 unità, a saldo di una diminuzione di 48.000 unità tra le aziende gestite da nati in Italia e di un aumento di quasi 28.000 tra quelle a guida immigrata, +5,6%.

A seguito di questi andamenti, all’inizio del 2015 superano il mezzo milione le imprese gestite da cittadini nati all’estero: 524.674 aziende (l’8,7% del totale), quasi sempre a esclusiva partecipazione immigrata (94,1%). Tra di esse, le imprese individuali sono 421.004: 1 ogni 8 tra tutte le imprese individuali del Paese.

L’insieme di queste imprese contribuisce alla creazione del 6,5% del valore aggiunto nazionale, oltre 94 miliardi di euro – secondo i dati segnalati da Idos, – una quota destinata ad aumentare con l’aumento delle forme societarie più strutturate e aperte alla compartecipazione degli autoctoni (nel 2014 sono 57.000 le società di capitale, aumentate del 14,5% in un anno).

Sono ancora poche, invece, le start up innovative a prevalenza straniera di cui al d.l. 179/2012 (95, 2,2% del totale a giugno 2015), e ciò denota il cammino da fare sul versante dell’innovazione.

Nel comparto del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese le 27mila attività guidate da immigrati influiscono per il 15,4% sul totale, più di quanto avvenga nelle costruzioni (14,8%) e nel commercio (12,1%), che pure rappresentano i due principali comparti di attività (188mila imprese, il 35,8% del totale per il commercio e 128mila, il 24,3% del totale per l’edilizia).

Il settore terziario da solo incide per il 56,9%, mentre è residuale l’impegno in agricoltura (2,7%), un ambito che richiede notevoli investimenti iniziali.

Quanto alla diffusione territoriale, nel Settentrione si concentra oltre la metà delle imprese a conduzione immigrata (30,1% al Nord Ovest e 21,1% al Nord Est). Seguono le regioni centrali (26,7%) e il Meridione (22,3%), dove l’incidenza sul totale delle imprese locali è quasi dimezzata rispetto al Centro-Nord (5,8% vs 10,1%). La Lombardia (100mila aziende, 19,0%) e il Lazio (67mila, 12,8%) primeggiano in graduatoria, come anche le province di Roma (57mila, 10,9%) e di Milano (45mila, 8,6%).

I gruppi nazionali maggiormente dediti all’imprenditoria sono quelli marocchino (15,2%), cinese e romeno (11,2% ciascuno), che si segnalano rispettivamente nel commercio, nella manifattura e nell’edilizia. Le sei collettività più numerose coprono da sole oltre la metà dei responsabili di imprese individuali nati all’estero (55,4%).

Il Rapporto evidenzia come la realtà imprenditoriale promossa dagli immigrati potrà essere maggiormente dinamica, diversificata e promettente qualora si superino gli ostacoli che ne frenano il consolidamento e la crescita (appesantimenti fiscali e burocratici, accesso al credito, stabilità del soggiorno, formazione specifica…).

L’annuario unisce l’analisi delle statistiche (Eurostat per l’Ue, Unioncamere/Infocamere e Sixtema/Cna per l’Italia) alla presentazione delle normativa e delle prospettive operative.

Tenuto conto delle potenzialità del fenomeno, anche in un’ottica transnazionale, e delle attese e le esigenze degli immigrati e dei loro Paesi di origine, il testo è redatto in italiano e in inglese.

Fonte Inform

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