Questa sera a Lentiai la presentazione del libro “Silicosi. L’olocausto dimenticato della montagna veneta” (Bellunesi nel mondo Edizioni 2025), di Egidio Pasuch, con la partecipazione dell’autore. L’evento è organizzato in collaborazione tra Comune di Borgo Valbelluna, SOMS Lentiai, Auser Lentiai e Famiglia Ex Emigranti della Sinistra Piave.
Il libro
Un Vajont ogni dieci anni. La tragedia che con le sue 1.910 vite ha segnato per sempre il Bellunese fu, tra gli anni Sessanta e Settanta, il paragone per descrivere la mortalità da silicosi in provincia di Belluno. Un dramma di portata così tremenda che per le vallate dolomitiche venne coniata l’agghiacciante espressione di «villaggi di vedove», tante erano le vittime di questa malattia professionale, «la più micidiale dell’era moderna». Una sentenza. Triste “premio” dopo anni di duro lavoro in miniera, nelle cave, nelle gallerie, che consumava, toglieva il respiro, in una lenta, lucida e precoce agonia. Una strage silenziosa, figlia dell’emigrazione. Strage della quale, conclusa l’epoca in cui si partiva consapevoli dell’epilogo ma disposti al sacrificio pur di garantire un futuro migliore alla propria famiglia, si è persa la memoria, perlomeno quella collettiva. Questo libro, come un faro puntato sul buio dell’oblio, che è anche il buio della miniera, offre un percorso grazie al quale ricordare quell’olocausto dimenticato.
L’autore
Laureato in Lettere moderne all’Università degli Studi di Padova, per quarant’anni Egidio Pasuch ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole superiori dell’Agordino e del Bellunese. Da oltre quarant’anni collabora come giornalista con il quotidiano Il Gazzettino e con il settimanale L’Amico del Popolo. In passato, ha collaborato con l’emittente televisiva TeleBelluno. È autore del libro “I neri fantasmi di Marcinelle. Storia (e storie) dell’emigrazione bellunese in Belgio” (Bellunesi nel mondo Edizioni, 2024).
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A Sedico, nell’ambito della 46ª Mostra Mercato di Villa Patt, verrà presentato il volume “Silicosi. L’olocausto dimenticato della montagna veneta” (Bellunesi nel mondo Edizioni, 2025), scritto dal giornalista e ricercatore Egidio Pasuch. Appuntamento domenica 28 settembre alle 14.00.
Il libro affronta con rigore e sensibilità una delle pagine più drammatiche e dolorose della storia del Bellunese: la tragedia della silicosi.
Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso il numero delle vittime di questa malattia professionale fu tale da essere paragonato a un “Vajont ogni dieci anni”. Un problema che segnò profondamente intere comunità. Non a caso, nacque l’espressione agghiacciante di “villaggi di vedove” per descrivere i paesi delle vallate dolomitiche falcidiati da lutti prematuri.
Una lenta e lucida agonia che colpiva uomini i quali, pur consapevoli dei rischi, accettavano lavori pesanti e logoranti per assicurare un futuro dignitoso alle loro famiglie.
Il lavoro di Pasuch si propone come un faro puntato sull’oblio di quella strage silenziosa, riportando alla memoria collettiva un olocausto dimenticato, troppo spesso rimosso dalla coscienza pubblica.
Attraverso testimonianze, dati e ricostruzioni storiche, l’opera invita a non dimenticare il sacrificio di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, affinché quella pagina di dolore non venga relegata ai margini della storia.
Un libro per ripercorrere una triste pagina della stagione in cui miniere, cave e gallerie hanno segnato la vita di intere comunità del Bellunese. Un lavoro di ricerca storica per fare memoria della «più micidiale malattia professionale dell’era moderna».
Il 13 settembre, a Rivamonte Agordino, verrà presentato il libro “Silicosi. L’olocausto dimenticato della montagna veneta” (Bellunesi nel mondo Edizioni 2025), firmato dal giornalista e ricercatore Egidio Pasuch. All’evento parteciperanno lo stesso autore insieme a due voci autorevoli: Antonio Di Franco, segretario generale della Fillea CGIL, e Gian Marcello D’Ambros, già responsabile dell’unità di pneumologia dell’ospedale di Belluno.
Non si tratterà solo della presentazione di un libro, ma di un momento di riflessione collettiva su una tragedia che ha colpito in profondità le vallate dolomitiche. La silicosi, definita «la più micidiale malattia professionale dell’era moderna», negli anni Sessanta e Settanta spegneva vite con un ritmo impressionante: era un «Vajont ogni dieci anni» – come alcuni la descrissero – che lasciò dietro di sé i cosiddetti «villaggi di vedove» nel territorio bellunese.
L’incontro sarà reso possibile grazie al contributo di un ampio partenariato: Comune di Rivamonte, Unione Montana Agordina, Comune di La Valle, Comune di Agordo, Famiglia Ex emigranti dell’Agordino, Centro Minerario Valle Imperina, Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Associazione Periti Industriali Minerari di Agordo e Anmil Belluno.
Con questo volume, Pasuch accenderà un faro sul buio dell’oblio, restituendo voce e dignità a chi ha pagato con la vita il prezzo del lavoro. La sua sarà una narrazione che non vuole solo ricordare, ma soprattutto trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza di un sacrificio che ha segnato il destino del territorio e delle famiglie venete.
Appuntamento alle 17:00 di sabato 13 settembre al Centro Minerario in via Miniere 3 a Rivamonte. Ingresso libero.
Un viaggio lungo un secolo e mezzo, dalle prime partenze di fine Ottocento ai giorni nostri. È questa la storia raccontata in “Andemo in Mèrica”, di Francesco Jori (Biblioteca dell’Immagine, 2025). Un libro che ripercorre l’epopea dell’emigrazione veneta e friulana verso il Nuovo Mondo, dove oltre cinque milioni di persone trovarono una nuova vita a prezzo di sacrifici enormi.
Il volume restituisce al lettore un quadro vivo e coinvolgente: la miseria che spinse migliaia di famiglie a partire, le promesse ingannevoli degli agenti di emigrazione, i viaggi drammatici attraverso l’Atlantico, le condizioni durissime nei Paesi di arrivo. Ma anche la forza e l’ingegno degli emigrati, capaci di contribuire in modo decisivo allo sviluppo delle nuove terre senza dimenticare le proprie radici.
Lingua, tradizioni, feste popolari e quel “taliàn” che ancora oggi risuona nelle comunità nate oltreoceano testimoniano come, anche a migliaia di chilometri di distanza, sia rimasto vivo il legame con la terra d’origine, tanto da creare una “piccola Italia di là del mare”. Non è un caso se San Paolo, in Brasile, è la città con il maggior numero di italiani al mondo.
“Andemo in Mèrica” verrà presentato a Belluno, con la partecipazione dell’autore, sabato 20 settembre. Appuntamento alle 16.00 nella sede dell’Associazione Bellunesi nel Mondo (in via Cavour 3). Ingresso libero.
Un’occasione per riscoprire una pagina fondamentale della nostra storia e riflettere sul valore attuale di quella straordinaria esperienza di migrazione.
C’è una storia che continua a parlarci, anche dopo decenni. Una storia di fatica, speranza, partenze e ritorni mancati. È la storia dei nostri emigranti, dei minatori partiti dal Bellunese verso il Belgio nel dopoguerra, con il cuore pieno di sogni e le mani pronte al lavoro più duro.
Sabato 2 agosto 2025, alle 17.00, questa storia rivivrà tra le montagne di casa nostra, al Centro Minerario Valle Imperina di Rivamonte Agordino, in occasione della presentazione del libro “I neri fantasmi di Marcinelle” di Egidio Pasuch.
Un titolo che riporta alla mente la tragedia dell’8 agosto 1956, quando nella miniera di carbone del Bois du Cazier, in Belgio, morirono 262 lavoratori, di cui 136 italiani.
Il libro, pubblicato da Bellunesi nel mondo Edizioni, è una voce potente che ci guida attraverso le vite di chi ha lasciato tutto per inseguire un futuro migliore. Una voce che restituisce dignità e luce ai “fantasmi” delle gallerie minerarie.
Durante l’evento, organizzato dal Comune di Rivamonte Agordino, dall’Associazione Bellunesi nel Mondo e dalla Famiglia Ex Emigranti dell’Agordino, sarà possibile incontrare l’autore, dialogare con lui e lasciarsi toccare da storie vere, profonde, che appartengono a tutti noi.
Il Centro Minerario della Valle Imperina, simbolo della nostra storia industriale, sarà il palcoscenico perfetto per questa serata di memoria e riflessione.
L’ingresso è libero. Un’occasione preziosa per ricordare da dove veniamo. E per dire, ancora una volta: non dimentichiamo.
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