I nostri gelatieri in Germania ai tempi del coronavirus

da | 25 Apr 2020 | 0 commenti

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Dario Olivieri, presidente Uniteis
Dario Olivieri, presidente Uniteis

La Germania rappresenta un importante mercato per il gelato artigianale, secondo in Europa solo all’Italia. Si rileva infatti la presenza di 3.362 gelaterie artigianali e 4.350 Eiscafè in buona parte gestiti da italiani, molti dei quali sono discendenti dei “pionieri” partiti dalle vallate bellunesi del Cadore e di Zoldo verso la fine del 1800, circostanza questa che ha creato i presupposti per la nascita della Mostra internazionale del gelato a Longarone.

Un ruolo di rilievo nel mondo del gelato artigianale tedesco continua a svolgerlo l’Uniteis, l’associazione dei gelatieri artigiani italiani in Germania che in questo periodo di difficoltà generate dal Covid-19 ha svolto una efficace azione sia di informazione agli associati sia di sensibilizzazione delle locali autorità, affinché le gelaterie potessero in qualche modo operare.

La situazione viene illustrata da Dario Olivier, presidente di Uniteis e componente il Consiglio di amministrazione di Longarone Fiere. «In Germania abbiamo subito il problema della limitazione delle attività commerciali circa due settimane dopo rispetto all’Italia e questo ci ha consentito di capire in anticipo quanto sarebbe potuto succedere anche in territorio tedesco. Qui il clima è tuttavia rimasto più rilassato, tanto che eravamo incerti sulla effettiva portata del problema e non sapevamo bene come comportarci per la sicurezza nostra e dei nostri clienti. Però, poi, anche in Germania, una dopo l’altra, le Regioni (Länder) hanno chiuso la normale attività commerciale, comprese le gelaterie. Nel dare le direttive agli associati è sorto un ulteriore problema dovuto al fatto che, essendo lo Stato tedesco federale, ogni Regione aveva modi di comportamento diversi; addirittura ogni Comune poteva deliberare direttive più restrittive. Comunque, passate le prime incertezze, abbiamo visto che sostanzialmente ogni Regione dava la possibilità di consegnare il gelato a domicilio, un servizio non proprio semplice per chi non era già attrezzato o legato ad un servizio esistente».

«Rispetto all’Italia – continua a spiegare Dario Olivier – in Germania quasi dappertutto c’è stata anche la possibilità di raccogliere le prenotazioni e consegnare il gelato direttamente in bottega, naturalmente assumendo tutte le precauzioni per evitare il contatto. Per questo servizio sono risultate molto utili anche le specifiche applicazioni disponibili sugli smartphone. Ma non sempre tutto è filato liscio. Verso fine marzo, ad esempio, la regione dell’Assia, avendo notato degli assembramenti davanti alle gelaterie, ha deciso di precludere qualsiasi possibilità di commercio e solo in questi giorni, anche a seguito degli appelli di Uniteis, le gelaterie hanno avuto la possibilità di riprendere l’attività d’asporto». «Per venire incontro ai problemi di liquidità causati dalla limitazione dell’attività – fa presente ancora Olivier – sono stati stanziati dallo Stato dei contributi economici a fondo perduto a seconda del numero di dipendenti e della Regione. I contributi a fondo perduto, ad esempio, sono stati di circa 9.000 euro una tantum per le aziende fino a 5 dipendenti e saranno comunque tassati assieme agli altri redditi. D’altro canto non c’è stata la possibilità di rinegoziare mutui e affitti, e nemmeno gli eventuali contratti di leasing. Problemi si stanno incontrando anche con le assicurazioni che non riconoscono l’interruzione di attività per coronavirus tra le cause di danno da risarcire previste dai contratti. Molti stanno valutando di ricorrere al tribunale, considerando l’atto di chiusura forzata per ordine autoritario. Nel frattempo per tante altre attività commerciali, al di sotto degli 800 metri quadrati, è stato possibile riaprire, sempre osservando le dovute prescrizioni».

«Va rilevato – conclude Olivier – che coloro i quali si sono organizzati per la consegna a domicilio, stanno pensando di mantenere il servizio anche quando si ritornerà alla normalità, dato il particolare apprezzamento riscontrato nei clienti. Un’ultima notizia che ci fa particolarmente piacere: lo Stato ha deciso di ridurre l’Iva per il servizio in sala dal 19 al 7% come per l’asporto. Anche questo è avvenuto per la pressione del gruppo alimentare ZDH (corrispondente alla Confartigianato in Italia) che oltre ai gelatieri rappresenta mugnai, panificatori, pasticcieri, macellai e piccoli produttori di birra».

Articolo tratto da Amicodelpopolo.it

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