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In crescita, ma ancora distanti dai numeri pre-Covid. Sono i dati relativi ai visti, turistici e di vacanza lavoro (Working Holiday), emessi in Australia nel trimestre luglio-settembre 2022.
A fare il punto della situazione, sulla base delle statistiche rese note dal ministero dell’Immigrazione australiano a oltre dodici mesi dalla riapertura dei confini con l’estero, è Sbs Italian, lo Special Broadcasting Service che diffonde notizie in lingua italiana in tutto il Paese dell’Oceania.
L’agente di immigrazione Emanuela Canini, sottolinea Sbs, ha confermato che il numero di visti turistici emessi è decisamente aumentato. «Includendo tutte le nazionalità – si legge nell’articolo, firmato da Carlo Oreglia – più di 850.000 persone hanno preso un visto turistico».
Canini, intervistata da Sbs, moltiplica ipoteticamente questa cifra per quattro trimestri, arrivando a «3.400.000 persone che teoricamente verrebbero in Australia per una vacanza entro la fine dell’anno finanziario». Numeri, precisa, ancora lontani da quelli del pre-pandemia: nel 2018-2019, infatti, erano circa 5.600.000 i soggetti ad aver ottenuto lo stesso visto.
Sul fronte dei Working Holiday Visa, Canini spiega a Sbs che «finalmente vediamo un aumento notevole, che ci può riportare alle cifre del 2018-19, quando sono stati emessi 165.000 visti, senza contare i rinnovi». Al momento, nel trimestre preso in considerazione (luglio-settembre 2022), sono stati approvati 43.000 visti per tutte le nazionalità. Anche in questo caso, quadruplicando la cifra, i permessi per vacanza lavoro potrebbero diventare più di 170.000, come ai livelli prima del coronavirus. Agli italiani, per il momento, sono stati concessi tremila visti.
E sempre a proposito di italiani, Sbs mette in luce che finora sono stati emessi 941 visti per studio nel periodo da luglio a novembre. «A fine anno potrebbero essere poco più di 2.200, praticamente la metà rispetto ai 4.600 del 2018-19».
«Se altre nazionalità hanno ricominciato a venire in Australia per frequentare dei corsi – conclude Canini nella sua intervista rilasciata a Carlo Oreglia – gli italiani non hanno fatto lo stesso».