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L’immortalità non è di questo mondo. Lo sappiamo tutti, è banale ricordarlo. Però a certi grandi personaggi spesso concediamo utopisticamente la facoltà di sfiorarla. Poi, quando arriva quella notizia che non avremmo mai voluto né scrivere né leggere, torniamo tutti con i piedi per terra.
Leonardo Del Vecchio va ricordato, infatti, soprattutto per la sua vicenda umana di imprenditore illuminato. Nessuna beatificazione, perché gli faremmo un torto. Soltanto un grazie grande quanto la sua creatura – la Luxottica – che parla agordino al mondo e che, ci piace dirlo, ha il pregio di essere partita dal basso, costruita pian piano, sviluppata sino ai vertici dell’imprenditoria come un esempio di impegno, caparbietà e intelligenza manageriale.
Quando iniziò la sua avventura nelle vallate dolomitiche Del Vecchio puntò a cambiare volto ad un territorio dove ancora si avvertiva la lacerazione di pesanti flussi migratori. Sembrava un’impresa impossibile, invece fu possibile perché ciò riesce solo a coloro i quali hanno una marcia in più e sanno prepararsi al futuro molto prima che esso arrivi a segnare la nostra vita.
Dall’osservatorio dell’Associazione Bellunesi nel mondo in questo momento appare priorità assoluta ricordare come, in molte occasioni, Del Vecchio abbia sempre sottolineato che la sua fortuna imprenditoriale non si sarebbe potuta concretizzare se non con la collaborazione del territorio e dei suoi uomini e delle sue donne, ovvero la gente della montagna dolomitica che sa che cos’è la cultura del lavoro.
Quando se ne vanno uomini di questo spessore morale lo sgomento di chi resta è inevitabile, ma non può essere condizionante, sono convinto che lui stesso non lo vorrebbe. Oggi, passato il dolore per la sua scomparsa, davanti a noi si erge un’eredità molto complessa, grande e importante. Non sarà facile gestirla, non sarà cosa automatica proseguire nell’impresa, ma tutto ciò è doveroso e dovrà essere ben chiaro nella mente e nel cuore di chi avrà la responsabilità di tale futura gestione.
La lezione di Del Vecchio – lo sapevamo da anni – va letta attentamente, soppesata, capita e metabolizzata dai vertici di Luxottica sino alle maestranze appena arrivate in azienda. Si tratta di non disperdere un patrimonio di lavoro che fa onore all’Agordino, all’intera provincia di Belluno, al Veneto e all’Italia.
In queste circostanze si dice sempre che si è subita una grave perdita, è vero. Però sta a tutti noi cercare di colmarla facendo memoria di ciò che è stato per onorarne l’autore e, assieme a lui, quelle decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici co-artefici della fortuna di Luxottica.
Infine, anche dall’Abm non può che essere espresso un sentito: grazie, cavalier Del Vecchio! Ovunque egli riposi da oggi gli sia tributata riconoscenza da quaggiù.
Oscar De Bona
Presidente
Associazione Bellunesi nel Mondo
Dino Bridda
direttore responsabile
“Bellunesi nel mondo”
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