Tempi duri per emigrare. Motivo? Le scarse opportunità di lavoro. Lo segnalava nel 1909, con la Circolare nr. 206 del 15 luglio1 diretta a prefetti, sottoprefetti, sindaci del Regno e Comitati mandamentali e comunali per l’emigrazione, il Commissariato dell’Emigrazione, ufficio speciale del Ministero degli Affari Esteri istituito nel 1901 (e attivo fino al 1927) con la “prima legge organica sull’emigrazione”.
La Circolare avvertiva quanti fossero in procinto di partire che era preferibile non recarsi in alcuni Paesi. Gli Stati Uniti, per esempio, dove il Labor Information Office for Italians (Ufficio gratuito di collocamento per gli emigranti italiani a New York) avvisava di «gravissime difficoltà» per i muratori stranieri «nella ricerca di lavoro in New York, come pure negli altri centri della Confederazione Nord Americana».
Colpa, spiegava il Commissariato, della «trasformazione del sistema tecnico di costruzione avvenuta negli ultimi anni» (la Circolare sottolineava che «l’enorme sviluppo verificatosi nell’uso del cemento ha determinato in questi ultimi anni una sensibilissima diminuzione nella ricerca di manodopera per l’arte edilizia»), così come del «monopolio assicurato dalle unioni locali dei muratori per la fornitura della manodopera».
Ecco perché, veniva messo in luce, «col recente risveglio dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti sono arrivati colà anche quest’anno moltissimi muratori, i quali non riescono a trovar lavoro».
Le cose non andavano meglio in altre parti d’America, tanto che il Regio Addetto dell’Emigrazione in Nuova Orleans sconsigliava l’emigrazione in Louisiana, Alabama, Arkansas, Tennessee, Mississipi e Florida, «a causa della depressione del mercato del lavoro».
Situazione critica anche in Uruguay. «Giova far noto – riportava l’avviso – che le condizioni del mercato del lavoro, in tutto il territorio della Repubblica, sono tali da sconsigliarvi per ora l’immigrazione della manodopera straniera». E questo nonostante nella città di Montevideo fossero stati progettati «dei grandiosi lavori per conto del Governo e del Municipio». Tali opere, precisava infatti il Commissariato, «hanno sufficiente manodopera ed è anzi rilevante il numero dei disoccupati».
In Europa, vivamente sconsigliate «a qualunque categoria di operai» le partenze per la Romania, essendosi «recentemente verificata una sensibile sovrabbondanza della manodopera in confronto ai bisogni».
Malgrado fossero in corso i lavori per la costruzione del porto nella città di Constanza, «anche per essi, non v’è bisogno di altro personale».
1 Documento conservato presso la Biblioteca Storica Cadorina.
0 commenti