È partito ufficialmente il lavoro della Fondazione Dmo Dolomiti, al termine di un percorso che ha visto in prima linea la Provincia di Belluno, intenzionata a completare prima e dare seguito poi al progetto “Vivere le Dolomiti”.
Negli ultimi dodici mesi, è stato creato il nuovo brand di destinazione turistica “Dolomiti Bellunesi – the mountains of Venice”, (dopo un percorso di studio e approfondimenti di oltre due anni) è stata lanciata la campagna di branding #fuoridaiLuoghiComuni, e sono stati promossi due momenti di marketing territoriale a Sanremo e alla Bit di Milano. Parallelamente, è stato condotto il percorso di trasformazione della Dmo in fondazione. E nei giorni scorsi si è insediato il nuovo cda, con la nomina di presidente e vice presidente.
«È sicuramente un importante traguardo del percorso intrapreso oltre un anno fa dalla Provincia, dal consorzio Dmo e dai professionisti, finalizzato a rendere sempre più strutturato e competitivo il nostro turismo» afferma il consigliere provinciale delegato al turismo. Che nei giorni scorsi ha dovuto raccogliere con amarezza alcuni atteggiamenti ostruzionistici all’interno del percorso. In particolare, le assemblee della scorsa settimana hanno fatto emergere alcune divergenze in merito alle candidature, con il rischio di veder sfumare in questo esito il lungo lavoro di confronto e condivisione con enti, associazioni, consorzi.
La presa di posizione con minaccia di uscita dalla Fondazione di un socio – in quanto non è stato nominato un proprio rappresentante -, la richiesta di allargare il numero di componenti del cda da 7 a 9 per rimediare a questo problema, hanno infastidito il consigliere provinciale delegato, tanto da farlo propendere a rimettere la sua delega al turismo.
«È una questione di principio: abbiamo lavorato per tutto Bellunese, per il nostro territorio, nell’interesse di tutti gli enti, delle associazioni, dei consorzi. Abbiamo condiviso il percorso con gli stakeholder e la Regione. Diversi professionisti si sono messi a disposizione e hanno lavorato in maniera disinteressata per stilare uno statuto condiviso. A conclusione di questo percorso non si possono porre personali condizioni. Se vogliamo che il turismo sia davvero uno dei motori dello sviluppo del territorio, dobbiamo crederci e condividere strategie di area vasta, in un lavoro di squadra che non può conoscere ricatti o fughe in avanti» commenta il consigliere provinciale. «La coesione e la condivisione sono la condizione principale per crescere, altrimenti si rischia di vanificare il lavoro degli ultimi anni e di continuare a gestire il turismo con il freno a mano tirato, mentre attorno a noi gli altri territori corrono a velocità doppia».
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