
Doveroso il ricordo, ma doveroso anche l’impegno affinché tragedie sul lavoro, come quella di Mattmark, non accadano ancora.
Nella mattinata di ieri, domenica 27 agosto, a Mas di Sedico, è stato ricordato il 58.mo anniversario della catastrofe di Mattmark. Una tragedia sul lavoro che colpì pesantemente la provincia di Belluno, all’epoca segnata da un’emigrazione di massa che ogni anno portava centinaia di bellunesi all’estero in cerca di un futuro migliore. Siamo in Svizzera, nel Canton Vallese, a circa 2.200 metri di quota in una località chiamata Mattmark. È il 1965. Centinaia di operai, soprattutto stranieri, sono impegnati a costruire la diga in terra battuta più grande d’Europa. Un’opera monumentale, modellata da faticosi turni di lavoro che vedono tra i protagonisti anche molti bellunesi giunti da tutta la provincia. Nulla farebbe presagire il disastro, se non un dettaglio: una parte delle officine e degli alloggi dei lavoratori è posizionata sotto la lingua di un immenso ghiacciaio, l’Allalin. E proprio il 30 agosto, alle 17.15 l’Allalin si mette in moto. Un blocco di circa due milioni di metri cubi di materiale si stacca e comincia una letale discesa che travolge tutto ciò che incontra sulla propria strada, compresi uomini e donne. Le vittime sono 88, di cui 56 italiane e tra queste 17 bellunesi.
Una commemorazione organizzata dalla Famiglia Ex emigranti “Monte Pizzocco”, con il supporto dell’Associazione Bellunesi nel Mondo e il patrocinio dei Comuni di Sedico, Santa Giustina, Sospirolo, San Gregorio nelle Alpi e Cesiomaggiore
«Oggi come ieri, purtroppo – le parole del Sindaco di Sedico, Stefano Deon – si continua a morire nei cantieri e in diversi luoghi di lavoro. Questo non deve accadere e la tragedia di Mattmark deve insegnarci ad essere vigili e, soprattutto, a riconoscere i diritti delle personenel lavorare in un ambiente sicuro».
«Un tempo i nostri emigranti non erano considerati persone, ma braccia da lavoro – le parole dell’assesore Regionale Gianpaolo Bottacin – eppure quei bellunesi e veneti non avevano altre possibilità e all’estero hanno fatto qualsiasi tipo di lavoro, con onestà e voglia di fare. A loro dobbiamo dire grazie. Inoltre non dobbiamo solo ricordare le vittime di queste tragedie, ma dobbiamo impegnarci in modo concreto affinché queste catastrofi sul lavoro e in territorio montani, non accadano più e questo dipende da tutti noi e dai singoli amministratori».
La commemorazione è continuata con l’intervento del Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, che ha ringraziato l’Associazione Bellunesi nel Mondo per preservare la storia dell’emigrazione bellunese, purtroppo colpita da numerose tragedie all’estero.
«Morti nel ghiaccio, ma vivi nella memoria. È il motto presente ai piedi del ghiacciaio dell’Allalin, dove si è consumata questa tragedia – le parole del presidente della “Monte Pizzocco”, Marco Perot – e noi siamo qui oggi per ricordare e per essere vicini ai parenti delle vittime».
Tra i vari interventi anche quello del presidente della sezione di Belluno dei “Maestri del lavoro”, Giuseppe Colferai: «Dopo questa catastrofe emerse subito la volontà ed opportunità di dare un riconoscimento morale alle vittime. Venne proposta la loro nomina a Maestri del Lavoro e, dato che le norme che regolavano il conferimento di tale onorificenza non lo permettevano, venne presentato al Senato nella seduta del 9 settembre 1965 il disegno di legge n. 1348 a firma del Ministro del Lavoro on. Delle Fave e degli Esteri on. Fanfani che, ricordando che le norme di legge del 18 dicembre 1952 n. 2389 intendevano, attraverso il conferimento della “Stella al merito del lavoro” additare alla riconoscenza della Nazione quei lavoratori che avessero, nel corso della loro attività lavorativa, acquisito particolari meriti. Tali norme peraltro, per come erano formulate, impedivano allo Stato di onorare coloro che per causa di lavoro avevano sacrificato la loro vita. Mattmark aveva tragicamente evidenziato tale lacuna, cui il presente provvedimento intendeva ovviare. Da qui il provvedimento di legge ad articolo unico proposto: “La decorazione della Stella al merito del Lavoro può essere concessa senza l’osservanza dei requisiti previsti dalla legge n. 2389 anno 1952, per onorare la memoria dei lavoratori Italiani, anche residenti all’estero, periti o dispersi a seguito di eventi di eccezionale gravità determinati da particolari rischi connessi al lavoro in occasione del quale detti eventi si sono verificati».
A conclusione è stata letta, da parte del vice presidente Abm Rino Budel, una poesia dedicata alle vittime di Mattmark e il diacono Francesco D’Alfonso, prima di benedire la corona d’alloro al Monumento degli emigranti presente al parco “Vittime di Mattmark”, ha voluto sottolineare come sia importante dare dignità a chi lavora.
La commemorazione è stata coordinata dal presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, Oscar De Bona, che ha ringraziato tutte le autorità presenti, i parenti delle vittime, le Famiglie Abm e l’intera comunità.









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