Norberto Birchler. Uno svizzero dal cuore bellunese

da | 20 Lug 2021 | 0 commenti

Tempo di lettura: 4 minuti

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Norberto Birchler

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Mi chiamo Norberto Marco Birchler, ho 59 anni e sono bellunese da parte della mamma, Lucilla Cerato, emigrata alla fine degli anni ’50 in Svizzera, dove ha incontrato mio padre, cittadino svizzero. Sono dunque nato binazionale, anche se ho ricevuto il passaporto italiano solo nel 2003, a seguito di una sentenza delle Corte Suprema italiana che mi ha riconosciuto come figlio nato da una cittadina italiana alla quale era stata ritirata, in modo illegale, la nazionalità. Ho dovuto aspettare vent’anni per ottenere, dal punto di vista amministrativo, la cittadinnza italiana, conseguita con lo ius sanguis.

Sono sposato, ho due figlie (Lorenza ed Estel) e due figli (Andreï e Máté). Dopo il ginnasio ho studiato Lettere a Ginevra (Linguistica italiana, Lingua tedesca e Storia medievale). Dal 1984 al 2000 ho insegnato Tedesco e Storia in una scuola media.
Dal 2000 al 2003 ho lavorato per il Dipertimento della Difesa, della Protezione della popolazione e dello Sport, come specialista per il disarmo e il controllo degli armamenti in Europa.

Dal 2003 al 2018 mi sono impegnato, con il mio nuovo lavoro, nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
A partire dal mese di luglio 2021 lavorerò per SO-FIT, un’associazione che sorveglia – per conto della FINMA (autorità di vigilanza sui mercati finanziari, ndr) – i gestitori di patrimonio e i trustee in modo prudenziale.

Come cittadino svizzero ho prestato servizio nell’esercito per vari periodi, a partire dal 1981 fino ad oggi. Dapprima come soldato, poi, essendo diventato ufficiale, ho comandato come capitano una compagnia di fucilieri di montagna (alpini). Promosso maggiore nel corpo degli Ufficiali di Stato Maggiore Generale ho comandato un gruppo ospedale. Attualmente sono colonnello SMG, incorporato nello Stato Maggiore delle Forze terrestri.
Dal punto di vista politico, sono membro del partito liberale-radicale svizzero e dal 2012 sono stato eletto membro del Consiglio municipale (organo legislativo) di Collonge-Bellerive (Ginevra). Ne sono stato il presidente da giugno 2017 a maggio 2018.
Dal 2009 sono anche giudice al tribunale ginevrino del lavoro. In Svizzera questo è possibile (lavoro di base, più carriera militare, politica e come magistrato) per via del sistema di milizia nel quale una persona dona del tempo per la communità, soprattutto nel settore miltare, nella più pura tradizione alpina.
Sono socio della Famiglia Bellunese di Ginevra e amico degli Alpini.

Sei nato e cresciuto in Svizzera. Qual è il tuo legame con l’Italia e il Bellunese? Come questo legame ti ha formato?
Con i miei genitori siamo sempre andati in Italia per le ferie, un po’ al mare, ma sopratutto a San Vito di Arsiè. Per me andare in Italia voleva dire andare nella “casetta nel Bosco”, in montagna, e non in spiaggia. Avendo sentito mia mamma parlare in dialetto con i nonni e il resto delle famiglia lo ho appreso anch’io e continuo a parlarlo ancora oggi.

Hai mai pensato di trasferirti a Belluno?
Non avendo nessuna proprietà in Italia, devo dire che non mi sono mai posto la domanda. Però, se avessi avuto il passaporto italiano dopo essermi laureato, avrei fatto la naja in Italia. Fino alla laurea si andava tre o quattro volte all’anno in Italia (febbraio, Pasqua, estate e, a volte, per Natale).

La Svizzera continua ad essere un Paese che attrae molti italiani? Un suggerimento per un giovane bellunese intenzionato a trasferirsi in terra elvetica.
A seconda di dove si trasferisce è necessario parlare la lingua locale (francese o tedesco). Oggi anche in Svizzera, se non si è qualificati, è difficile trovare lavoro.
Secondo te dove dovrebbe puntare la provincia di Belluno per il suo sviluppo?
Turismo di montagna ripensato in modo da favorire la permanenza prolungata dei turisti; cercare di mantenere in provincia le industrie esistenti e non mollare mai di fronte alle idee e proposte che vengono da Roma!

Fai parte anche della Famiglia Bellunese di Ginevra. Secondo te cosa può fare l’Associazione Bellunesi nel Mondo per i propri soci e per le nuove generazioni di bellunesi all’estero e di discendenti?
Difficile rispondere a questa domanda: ho portato i miei bambini a molti pranzi sociali (bellunesi e alpini), li ho portati in Italia (anche al mare), ma soprattutto in provincia di Belluno (tutti loro parlano italiano), ma per la terza generazione la terra di origine, in una realtà come la Svizzera, dove molti provengono da parecchi Paesi diversi, non è cosi facile da trovare.

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