Museo dell’emigrazione italiana

da | 18 Dic 2015

Tempo di lettura: 6 minuti

Dario FranceschiniIl ministro dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo, Dario Fraceschini, ha illustrato oggi nel corso della sua audizione al Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato il progetto di una “Ellis Island italiana”, ossia un’iniziativa museale capace di rappresentare al meglio, connotandola emotivamente e arricchendola di contributi di alto profilo scientifico, l’emigrazione italiana nel mondo.

Il progetto potrebbe vedere la luce utilizzando materiali, contributi ed esperienze già collaudati, per abbreviare i tempi, e attraverso un innesto del Museo dell’emigrazione italiana (Mei) – oggi ospitato in alcuni locali del Vittoriano a Roma – in uno spazio grandemente ampliato e riprogettato dell’installazione sullo stesso tema presente al Museo del mare di Genova. Una delle città simbolo dell’emigrazione transoceanica diverrebbe quindi la sede di questo nuovo museo, scongiurando così le difficoltà che hanno segnato in questi anni il Mei, allestimento nato – ha ricordato lo stesso Franceschini in audizione – da una mostra sul tema promossa in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e poi divenuto permanente attraverso l’affidamento – di volta in volta prorogato, in base ai fondi disponibili – al concessionario dei servizi aggiuntivi del Vittoriano.

Proprio per discutere del futuro del Mei il Comitato ha organizzato questo incontro con il titolare del Mibact nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla valorizzazione del reciproco contributo economico, culturale e civile tra la madrepatria e le comunità italiane all’estero, un segnale di attenzione la cui continuità è stata evidenziata dal presidente, Claudio Micheloni, anche attraverso il richiamo in sede parlamentare allo stanziamento di risorse necessario a garantirne l’apertura.

Fransceschini ha segnalato come ieri si sia svolta una riunione con il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro e i funzionari del Maeci – che è il titolare del Mei – più direttamente interessati all’allestimento, il presidente della Regione Liguria, il sindaco della città di Genova ed esponenti del suo ministero per parlare del “rilancio di un grande luogo e museo dell’emigrazione italiana”. A rendere la riflessione non più rinviabile, l’ennesima scadenza della concessione relativa al Mei insieme alla constatazione fatta valere dinnanzi al Comitato dallo stesso ministro: “pur essendo il Vittoriano a Roma un luogo altamente simbolico, i locali messi a disposizione del Mei e assegnati via via, sempre provvisoriamente, all’allestimento non sono adeguati a quella che deve diventare l’iniziativa dello Stato italiano sull’emigrazione – afferma Franceschini, che richiama a modello d’ispirazione il museo di Ellis Island, negli Stati Uniti. “Io vorrei in Italia – dice – un luogo analogo a Ellis Island, che abbia una parte espositiva e un archivio, che raccolga le storie dei singoli, la documentazione e tutto ciò che un museo moderno può offrire a livello di didattica”, un luogo in cui valorizzare anche “tutto quello che c’è sull’emigrazione italiana sparso sul nostro territorio”.

Per realizzare il progetto il Comune di Genova offrirebbe – fa sapere il ministro – un altro piano dell’edificio che ospita oggi il suo allestimento (nel Museo del mare) e un’altra area molto grande sul molo a fianco, per un totale di 4 mila metri quadrati utilizzabili nel breve termine (non richiedono ristrutturazione, ma solo l’adattamento agli scopi del museo). Il progetto – prosegue – potrebbe essere affidato ad una fondazione, uno strumento che consentirebbe di coinvolgere diversi livelli istituzionali pubblici – uno dei partner potrebbe essere la Regione Liguria – e anche soggetti privati.

Lo spostamento dell’allestimento, dunque, in un luogo “fortemente legato all’aspetto più simbolico dell’emigrazione” consentirebbe di coniugare capacità evocativa e impatto emotivo del percorso museale, in un “salto di qualità” cui farebbero da complemento la qualità dell’esposizione e la sua dinamicità, garantita dal carattere della fondazione – che legherebbe l’attività conservativa, la messa in rete e la digitalizzazione dei materiali allo studio e a alle ricerche sul tema.

Franceschini chiarisce dunque come non si parli di chiusura del Mei, ma piuttosto di un suo assorbimento – o meglio dell’assorbimento dei materiali che l’attuale concessionario si dirà disponibile a lasciare in deposito – nel nuovo allestimento. Il percorso prevede comunque che il museo al Vittoriano non sarà chiuso sino a che non sarà realizzata la nuova esposizione.

Soddisfatto della soluzione prospettata dal ministro Claudio Zin (Maie, ripartizione America meridionale), che ricorda di essere partito proprio da Genova per emigrare in Argentina nel 1952. La scelta di Genova dunque “rappresenterebbe moltissimi italiani che sono in Sud America – afferma e completerebbe il Mei, cui oggi invece “manca qualcosa”. Francesco Giacobbe (Pd, ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide) dà merito al ministro Franceschini di “una nuova brezza che si comincia a percepire nella società italiana in questi ultimi 18 mesi” e che determina una maggiore consapevolezza della ricchezza del patrimonio culturale italiano e della sua importanza, “prima avvertite più all’estero che in patria”. Anche Giacobbe condivide la proposta del ministro, specie perché volta a superare in modo più spedito gli impedimenti pratici e a valorizzare quanto già messo in campo. “Quello che abbiamo al Mei è solo un punto di partenza – dice, rilevando come una più ampia esposizione dovrebbe evidenziare il ruolo da protagonisti svolto dai nostri connazionali all’estero, in particolare in ambiti di più vasto richiamo, come quello musicale o artistico. Sottolinea poi come possano essere coinvolte nel contributo alle attività di una fondazione come quella prospettata dal ministro anche le aziende esportatrici di made in Italy, “ricordando ad esse il contributo che alla diffusione dei prodotti italiani nel mondo hanno dato le nostre comunità emigrate”.

Anche Mario Dalla Tor (Ap) plaude all’iniziativa illustrata e auspica che essa venga realizzata al meglio, coinvolgendo associazioni d’emigrazione e realtà regionali che spesso hanno già raccolto ampia documentazione sul tema; analogo invito quello formulato da Pippo Pagano (Ap) che segnala i tanti piccoli musei dell’emigrazione presenti in tante città, specie del sud Italia.

“Ero inizialmente preoccupato, ma vedo ora che si sta lavorando su qualcosa di concreto e importante e mi auguro che si trovino le strade per realizzarlo – afferma il presidente Micheloni, che rileva poi l’importanza che il nuovo allestimento affronti e presenti il modo in cui le collettività italiane si sono integrate nei diversi Paesi d’emigrazione. “In questo modo – segnala, – il museo sarà importante per l’Italia e per i giovani, per affrontare i problemi di oggi legati all’immigrazione e all’integrazione”. Altro suggerimento è che il nuovo progetto possa divenire luogo di promozione e di viaggio ideale nelle tante piccole realtà che in Italia ricostruiscono parte di questa storia d’emigrazione, spesso piccole e legate alle comunità locali”.

Il presidente del Comitato approfitta poi della presenza del ministro per annunciare il coinvolgimento del Mibact nella percorso di riforma del sistema di promozione della cultura italiana nel mondo cui anche il Comitato sta contribuendo con un’indagine conoscitiva ad hoc avviata insieme alla Commissione Cultura, i cui risultati sono attesi nella prima metà del 2016. Suggerisce inoltre una riflessione su come facilitare la sponsorizzazione di attività svolte dagli Istituti Italiani di Cultura nel mondo da parte di aziende italiane.

In sede di replica Franceschini assicura il Comitato in merito ad un aggiornamento sul progetto; ribadisce come la scelta di Genova sia stata determinata da regioni storiche e pratiche; prospetta la firma di un accordo per la nascita della fondazione a febbraio ed una successiva valutazione degli aspetti legati alle risorse necessarie; segnala come la messa in rete delle esperienze già esistenti sia importante perchè spesso queste ultime sono iniziative legate al volontariato o su cui incide la carenza di risorse. Infine, ipotizza l’estensione dell’art bonus, la nuova normativa che introduce agevolazioni al credito di imposta per i soggetti privati che contribuiscono al settore culturale, anche ai contributi destinati agli IIC.

Fonte Viviana Pansa – Inform

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