L’Abm ricorda Vincenzo Barcelloni Corte

da | 19 Lug 2020 | 0 commenti

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Il 19 luglio 2019 ci lasciava improvvisamente Vincenzo Barcelloni Corte, fondatore e primo presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. A un anno dalla sua scomparsa lo vogliamo ricordare con un messaggio del nostro presidente Oscar De Bona.


Ci sono uomini ai quali piacciono le grandi sfide della vita e le affrontano di petto con estrema convinzione. Vincenzo Barcelloni Corte è stato uno di questi: non si può negare, infatti, che intraprendere una crociata a favore dei Bellunesi sparsi nel mondo sia stata in ogni caso una grande sfida.

Lo fu ancor di più a metà degli anni ’60 del secolo scorso quando nella nostra provincia, sia pur fortemente segnata dal fenomeno migratorio, quasi inesistente era l’attenzione dell’opinione pubblica per tale emorragia di abitanti. C’è un primo dato da tenere presente per valutare l’azione di Barcelloni.

Quando decise, assieme a pochi collaboratori autentici pionieri, di fondare l’Associazione Emigranti Bellunesi, egli era sì animato di speranze, ma anche di indomite certezze circa la possibilità che il nuovo sodalizio fosse destinato a crescere, svilupparsi, stare sempre al passo con i tempi. Su tali convincimenti l’allora AEB poggiò fondamenta che ancor oggi appaiono molto solide.

L’intento era quello di dare voce a chi non ne aveva mai avuta: ecco allora il lavoro capillare per togliere dall’oblio decine di migliaia di emigranti “nascosti” in vari Paesi, l’intuizione delle Famiglie Bellunesi, la rivista “Bellunesi nel mondo”, i convegni, le tavole rotonde, ecc. Tutto ciò poteva limitarsi ad essere quasi una sorta di corporazione che difendesse i diritti e le rivendicazioni dei suoi associati, ma a ciò erano già deputati i sindacati.
Ci voleva qualcosa di più, un organismo che sapesse “parlare” sia agli emigranti che alle istituzioni, in Italia come nei Paesi dove i nostri conterranei si erano insediati perché spinti dalla ricerca del lavoro che qui non c’era.

Barcelloni ebbe il merito di dare all’AEB queste caratteristiche dimostrando anche ai più dubbiosi che ciò era possibile: «We can». Come si poteva non accettare questa sfida propugnata da un uomo deciso a combattere sino in fondo una grande battaglia di civiltà? Fu così che parecchi di noi lo seguirono nella convinzione che la sua guida non fosse quella di un visionario, bensì di un uomo concreto animato da sani princìpi appresi ad una scuola dove si insegnava lo spirito di servizio, oggi “merce” assai rara, ahimè!

Il Barcelloni alla guida dell’AEB, dell’Ente provinciale del turismo, del Rotary, di Radioteledolomiti, della Consulta Veneta per l’emigrazione era fatto così: un mix di idee, pragmatismo, determinazione, coraggio e – perché no? – anche di sogni. E, se qualche volta gli ostacoli ci sembravano insormontabili, con il sorriso sulle labbra ci rassicurava: «Ci penserà la Provvidenza!». Così l’uomo di fede tranquillizzava anche il più scettico e agnostico di noi.

L’aver guidato la battaglia in favore dei Bellunesi nel mondo non gli impedì di impegnarsi a fondo per le sorti della nostra provincia. Dalla viabilità alla scuola, dal turismo all’agricoltura di montagna, dalla tutela dell’ambiente alla difesa del suolo e via dicendo: in ciascuno di questi campi la nostra Associazione
ha fatto sentire sempre la sua voce ispirata spesso da Barcelloni. Così egli raggiunse anche un altro obiettivo: quello di fare delle prese di posizione dell’Associazione, ovvero di tutti i suoi soci nel mondo, una voce che facesse da massa critica nel dibattito provinciale, talvolta anche scuotendolo da certo torpore dialettico.

Infine non possiamo dimenticare questo giornale da lui diretto per molti anni anche dal “buen retiro” a Tenerife.

Conscio dell’importanza della comunicazione egli guidò questa testata con grande impegno sino a lasciarne il testimone a chi scrive per i normali avvicendamenti della vita.

La lezione di giornalismo, da lui trasmessami, è quella della ricerca della verità, che non è mai univoca, avendo per scopo quello di esprimere i propri convincimenti solo se supportati da cognizione di causa, competenza e onestà intellettuale e sempre nel pieno rispetto delle posizioni altrui.

È una lezione che ogni mese impegna il sottoscritto ed i suoi collaboratori nel confezionare questo giornale sperando di avere appreso da Barcelloni che cosa significhi avere il “coraggio delle idee”. Oggi, forse, il coraggio non manca, anche se spesso si confonde con la spregiudicatezza,
l’arroganza, l’ignoranza o qualcosa di peggio.
Ciò che manca, talvolta, sono le idee, quelle buone, quelle che fanno crescere l’individuo ed il corpo sociale. Quelle che nel 1966 fecero nascere la nostra Associazione, grazie anche e soprattutto ad un “contagioso sognatore” come Vincenzo Barcelloni Corte.

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