La valigia e il “corlet”

da | 17 Set 2021 | 0 commenti

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È l’ultimo figlio di questa famiglia di emigranti, Lorenzo, nato alla fine del 1959 da un contrattempo – come si dice in Francia – che racconta cosa ha sentito e vissuto di questa storia. La storia di una famiglia che ha lasciato l’Alpago per cercare altrove una vita migliore. Tutto ciò che è scritto è vero ma, come in ogni storia di emigrazione, la trasmissione orale dei fatti a volte si prende delle libertà sulla precisione delle date.

Tutto ebbe inizio con la nascita di Sebastiano il 5 maggio 1916 e di Anna il 31 dello stesso mese e dello stesso anno. Nacquero a Codenzano, frazione di Chies d’Alpago, in due case separate solo da un piccolo sentiero. Era ovvio che dovessero incontrarsi. Nel 1918, dopo la Prima guerra mondiale, mio nonno paterno, Angelo Zanon, partì con la moglie Anna, nata a Venezia, le due figlie Maria e Raymonda, nate in Francia in un precedente periodo di emigrazione, e con mio padre, di due anni, per lavorare nelle cave di Civet Pommier d’Euville, nella Lorena. Lì c’erano anche i fratelli di mio nonno e tanti altri emigranti bellunesi. Mia nonna gestiva una mensa e cucinava per i lavoratori. In Francia diede alla luce altri sei bambini.

Nel 1928 mio nonno si ferì sul lavoro con un cavo arrugginito e morì durante la notte. Aveva 42 anni. A quel tempo non c’era l’assistenza sociale e mia nonna dovette tornare in Italia con i suoi figli piccoli, diventati nel frattempo nove. A Codenzano la famiglia le disse che anche loro erano troppo poveri per poterla aiutare. Un po’ di sostegno glielo diedero i fratelli di Venezia. Le due sorelle maggiori, Maria e Raymonda, trovarono lavoro per aiutare la madre. Mio padre, dodicenne, e suo fratello Marcello vennero mandati a studiare in seminario a Feltre. Non so come mia nonna sia riuscita a far studiare mio padre fino ai diciott’anni, so solo che fu una serva di Mussolini (almeno secondo una cugina dell’Alpago) e che anche un conte di Venezia che amava tanto il mio papa provvide alla sua educazione facendogli da padrino. In seminario a Feltre c’era anche lo studente Albino Luciano, futuro Papa Giovanni Paolo I, che mio padre incontrò senza dubbio.

Quando lasciò il seminario, mio padre trovò la sua vicina d’infanzia Anna, i cui magnifici occhi azzurri non lo lasciarono indifferente. Insomma, se ne innamorò. Svolse il servizio militare come Alpino a Belluno e prese parte alla Seconda guerra mondiale. In tutto, sette anni di gioventù al servizio dell’Italia. Fu un eroe di guerra. Durante un combattimento all’assalto di una collina, su 360 uomini ne rimasero in vita solo 16. Fu in questa occasione che ricevette la “Croce di Guerra ” a riconoscimento del suo merito.

Durante l’adolescenza mia madre emigrò a Napoli, dove lavorò come serva in una ricca famiglia di commercianti. Si spostò poi a Roma, prendendosi cura dei figli di un colonnello. Durante la guerra fu precettata due volte per andare a lavorare come stagionale sull’isola di Rügen, nel Mar Baltico. Nel corso del conflitto i miei genitori ebbero una figlia, Luigia, nata nel 1944 a Codenzano. Si sposarono per procura durante la guerra. Mio padre era in prima linea e fu uno zio che accompagnò mia madre al municipio. In seguito celebrarono il matrimonio anche in chiesa.

Per la cronaca, un ragazzo falegname era innamorato di mia madre e non potendo sposarla le fece un regalo: un arcolaio, che in dialetto “alpagot” si chiama “corlet”. Mio padre, come tutte le famiglie Zanon di Codenzano, aveva un soprannome: Zanon “Corletta”. Ecco perché il falegname disse a mia madre: «Hai scelto di sposare un “Corletta”, quindi ti do un “corlet” in modo che tu pensi sempre a me». Questo “corlet” non ha mai lasciato la famiglia, restando con mia madre per tutta la vita. Oggi lo custodisce mia sorella Luigia.

Lorenzo Zanon “Corletta”

Il “corlet” del 1944

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