I dieci punti della Migrantes per migliorare l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo

da | 18 Gen 2016

Tempo di lettura: 6 minuti

In occasione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato di domenica 17 gennaio, la Migrantes ha indicato alcune proposte che possono aiutare a migliorare l’accoglienza dei migranti  in Italia, con una particolare attenzione ai richiedenti asilo e rifugiati in Europa e nel nostro Paese:

1) Rimane necessario aprire canali di ingresso regolari sia per ricerca occupazione per i migranti che di ingresso umanitario per i rifugiati che già si trovano nei grandi campi profughi vicino alle zone di conflitto: cosa che scoraggerebbe il traffico delle persone e che eviterebbe l’inutile e insostenibile morte di persone in mare  (uomini, donne e bambini), che continua e cresce da troppo tempo.

2) Occorre trovare modalità nuove di gestione dei flussi delle persone in arrivo in Europa, siano essi migranti o richiedenti asilo, realmente comuni  e che prevedano la possibilità di avere quote certe per ogni Paese europeo e che cerchino, per quanto possibile, di incrociare le disponibilità date dai diversi Paesi con i desideri e le capacità delle persone in arrivo.

3) Trovare procedure di identificazione e di ricollocamento comuni in Europa che tengano conto del rispetto della dignità umana e  dei diritti umani delle persone. In questo senso, preoccupa la politica europea della creazione di Hotspots, di fatto centri chiusi che somigliano più a dei CIE che a dei Centri di accoglienza. Inoltre i due momenti – identificazione e ricollocamento – devono viaggiare in sintonia, diversamente si creano tempi lunghi di trattenimento delle persone oltre che inevitabili rifiuti all’identificazione.

4) Riuscire a dare una risposta più competente e più celere alle persone che fanno domanda d’asilo, da una parte riformando il sistema delle commissioni territoriali, prevedendo più formazione e personale dedicato;  dall’altra aumentandone il numero per arrivare a dare a tutti una risposta entro i sei mesi che le normative europee già prevedono e nello stesso tempo provando anche ad accorciare i tempi dei ricorsi dei diniegati,  che al momento aspettano anche più di un anno per riuscire ad avere una risposta. I tempi lunghi di attesa, infatti, portano le persone a rimanere in accoglienza senza una risposta anche per un anno e mezzo – due anni, con la dimissione o l’allontanamento dal centro di accoglienza , e i conseguenti  rischi della irreperibilità, di insicurezza  e di sfruttamento delle persone.

5) Arrivare ad avere un sistema unico e diffuso di accoglienza in Italia, che risponda a medesimi standard, procedure e sia sottoposto a puntuali controlli e verifiche rispetto ai servizi che deve erogare e rispetto alla trasparenza nella gestione dei fondi. Accogliere con trasparenza ed apertura è un reciproco vantaggio sia per chi viene accolto che per chi fa accoglienza Il rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia del Ministero dell’Interno dell’ottobre 2015, ha evidenziato come i soldi spesi per l’accoglienza delle persone hanno una ricaduta positiva anche sui Comuni e le comunità accoglienti, evidenziando che dei  30-35 euro giornalieri per l’accoglienza circa il 37% serve per la retribuzione di operatori e professionisti e circa il 23% vada in spese relative ad affitto di locali, acquisti di beni alimentari e abbigliamento: tutte cose che sono una ricaduta positiva sull’economia locale della comunità che fa accoglienza.

6) Per arrivare ad avere un sistema unico bisogna  superare la volontarietà di adesione dei Comuni, a fronte della garanzia di fondi certi, anche nei tempi di erogazione, e superando l’ottica del co-finanziamento. L’accoglienza dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale deve diventare un servizio sociale specifico per ogni Comune o unione di piccoli Comuni,  forte della collaborazione della rete di enti e associazioni di volontariato sul territorio, in relazione con la scuola e il mondo delle imprese: uno dei servizi alla persona garantiti su tutto il territorio nazionale (in proporzione alla popolazione, al Pil, ai fondi sociali ricevuti e alla quota di persone straniere già presenti).

7) L’accoglienza  dei migranti e dei rifugiati, seppur ottima, se non è seguita, da quando le persone hanno la certezza di poter rimanere in Italia, da un serio programma di inserimento abitativo e lavorativo crea solo marginalizzazione, rischio di sfruttamento e frustrazione. Per questo, servono programmi specifici a livello nazionale e regionale volti a facilitare l’inserimento socio-economico, abitativo dei titolari di protezione internazionale, come di ogni altra persona che in quel territorio si trova in situazione di difficoltà rispetto alla casa o al lavoro. A riguardo, può essere preziosa la sinergia Stato-Terzo Settore e Chiesa (come alcune esperienze dimostrano in diverse realtà italiane).

8) Rispetto ai minori stranieri non accompagnati bisogna davvero riuscire a superare la prima accoglienza in centri collettivi spesso inadeguati (oserei dire piccoli orfanatrofi) e arrivare a forme diversificate di accoglienza che prevedano non solo  accoglienze in centri piccoli, ma anche affidamenti familiari o appartamenti in semiautonomia:  un sistema di accoglienza  familiare, unico e interno al sistema di accoglienza per richiedenti asilo nazionale: cosa che si è dichiarato già nella Conferenza Stato-Regioni del luglio 2014, ma che si è ancora lontani dall’aver realizzato. Bisogna anche superare la pratica dell’esame del polso per determinare l’età che è considerata inattendibile, per passare a un esame multidisciplinare (esemplare a questo proposito il protocollo del Tribunale per minori, ASL e Prefettura di Catania). Infine, occorre affidare in tempi brevi i minori non accompagnati, in tempi brevi, tutori specifichi, volontari e formati, evitando cumuli di tutele, assolutamente inutili e inefficaci,  ad assessori e sindaci.

9) Una proposta importante, anche in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera, riguarda la ripresa di una proposta politica importante, purtroppo finita nei cassetti parlamentari: la proposta di legge per il voto amministrativo ai migranti regolarmente presenti nel nostro Paese. Come si può parlare di inclusione sociale, di integrazione se il mondo di giovani donne e uomini immigrati lavoratori, studenti, imprenditori nel nostro Paese non possono avere diritto a decidere chi li rappresenti nei Consigli comunali e regionali. E’ un ritardo storico grave che va colmato, anche per la nostra sicurezza sociale.

10) Parlare delle migrazioni e dello spostamento delle persone con competenza e serietà per superare finalmente un’informazione allarmistica ed ideologica del fenomeno, che troppo spesso dimentica il popolo dei migranti, 5 milioni, per fermarsi ad esasperare alcuni casi. Nello specifico, poi, dei richiedenti asilo, non siamo di fronte a un’invasione del nostro Paese (siamo stati sia l’anno scorso che quest’anno intorno a un richiedente asilo ogni mille abitanti), ma siamo di fronte a un momento di grande sofferenza del mondo in cui il numero dei conflitti (di cui la nostra parte di mondo ha la sua responsabilità sia nella creazione che nella mancata gestione) e il numero di spostamento forzato di persone per cambiamenti climatici è davvero molto elevato. Sarebbe ingenuo pensare che tutti questi spostamenti forzati di persone in fuga da guerre e conflitti e da cambiamenti climatici, sempre più numerosi, violenti ed imprevisti, non abbia una ricaduta anche in Europa e in Italia; e non saranno i controlli alle frontiere a fermare le persone in fuga, che sono state obbligate a spostarsi.

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