44. Storie di emigranti bellunesi: il ricordo di Mario Isotton

da | 15 Feb 2019 | 0 commenti

Tempo di lettura: 2 minuti

Prima di tutto mi voglio presentare. Sono Mario Aramini, marito di Lucia Isotton, la figlia di Mario Isotton, nato a Forno di Canale nel 1917 e vissuto con la famiglia dal 1921 al 1934 nel Castello di Zumelle, dove dalla valle sale rombante lo scorrere “della fredda acqua del Terche”. Qui sono nati due suoi fratelli, Giovanni nel 1921 e Marcello nel 1924. Avevano il contratto a mezzadria, coltivavano i campi attorno, traevano dai boschi legna da ardere e allevavano quattro mucche da latte. Il padre, Giovanni Battista, faceva anche il carrettiere. Emigrarono in Agro Pontino nel 1934 e di questo periodo conserviamo il quaderno di quinta elementare, anno scolastico 1936-37, di Marcello. Dall’inizio dell’attività, Mario è stato un fedele sostenitore dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, fino alla sua morte, avvenuta a Borgo Hermada (Latina) nel 2008. Da allora la figlia Lucia continua a mantenere con il mensile “Bellunesi nel Mondo” affettuosa amicizia. Alla pagina 31 del numero di novembre 2018, nella rubrica “Bellunesi di cui si parla”, ho letto l’articolo sulla presentazione del libro dello zumellese Edoardo Comiotto. Il protagonista è Giuseppe detto Bepi, figlio di mezzadri della Valbelluna, combattente della Prima guerra mondiale nel Reggimento Alpini, sulle Tofane. Questa notizia mi ha fatto tornare in mente la vita militare di mio nonno, il Sergente Giuseppe Aramini, classe 1887, nato a Barumini, contadino. Allo scoppio della Grande Guerra venne arruolato nel 46° Reggimento Fanteria e inviato tra le vette del Col di Lana-Sasso di Stria, non lontano dalle Tofane. Dopo Caporetto, il 46° Reggimento fu destinato a far parte delle truppe di copertura in Val Cordevole, sulle posizioni di Longarone, allo sbocco della Val di Zoldo, dove il nemico fu tenuto fermo fino al 9 novembre. Poi le forze superiori degli Austro-Ungarici costrinsero alla ritirata e molti furono fatti prigionieri. Il Sergente Giuseppe Aramini venne catturato due giorni dopo, nel fatto d’arme di Sedico-Bribano, a Vignole, nel Basso Cordevole. Era l’11 novembre 1917, un manipolo di soldati lottò fino all’estremo per difendere la bandiera del Reggimento. Mio nonno avrebbe compiuto gli anni il 9 di dicembre e sono molto contento di poterlo ricordare con orgoglio parlando di lui su questa rivista. Non appartiene al grande popolo veneto, essendo nato in Sardegna, ma penso si sia conquistato il vostro benvolere per aver servito la Patria con onore e fedeltà, combattendo in prima linea per tre lunghi anni nel territorio della provincia di Belluno.

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