Vittorio Zornitta

da | 4 Apr 2016

Tempo di lettura: 3 minuti

Ci ha scritto, dalla Francia, Vittorio Zornitta, del quale abbiamo dato notizia e recensito
due suoi libri su Lentiai (vedi BNM dello scorso dicembre a pag.16). Dopo aver ringraziato dell’attenzione posta ai suoi lavori, ci ha raccontato la sua storia di
emigrante, di cui pubblichiamo qui una parte, grati anche per le profonde e giuste
riflessioni sull’ emigrazione e sulla vita, e complimentandoci per i suoi interessi, il
suo impegno sociale e anche per la sua capacità espressiva. La sua lettera termina
con un particolare saluto all’ing. Vincenzo Barcelloni Corte “di cui ho letto il commovente
saluto d’addio”.
“Sono partito da Lentiai nel 1958, a 19 anni, con l’idea di un espatrio provvisorio
di qualche anno. Come tutti gli emigranti, ho molto sofferto della perdita subita
lasciando parenti, amici e luoghi sacri alla memoria, tanto che per molti mesi,
soprattutto alla domenica sera, stentavo a frenare le lacrime. Appena mi è stato
possibile, ho aderito alla Famiglia di Parigi e frequentato le serate ed i viaggi
organizzati dalla signora Giacomina Savi. Ho avuto la fortuna di lavorare in diversi
cantieri dove, fra i tanti immigrati, c’erano diversi italiani ed a volte qualche
lentiaiese. Tutti pieni di nostalgia, ma come è noto, “mal comune, mezzo gaudio”.
La vitalità della giovinezza ha fatto rapidamente il resto. Non solo l’essere
umano finisce per abituarsi a tutte le situazioni, ma il tempo lo aiuta a scoprire
che la natura può essere bella ovunque e che, in ogni luogo, c’è gente buona,
amichevole, pronta ad accogliere e a stringere con gli altri dei legami di fraterna
amicizia. Per essere, per quanto possibile, felici, basterebbe amare il luogo dove
il destino ci conduce a vivere e la gente con cui si vive. Anche se non è sempre
facile, è la regola che ho cercato di impormi. Per amare, bisogna conoscere. Arrivati
al momento del pensionamento con mia moglie ci siamo trasferiti nella
sua casa a Saint-Faust, ai piedi dei Pirenei ed a 40 km. da Lourdes. Malgrado la
mia naturale timidezza ho cercato di incontrare tutti gli anziani del paese e mi
sono fatto raccontare la loro vita. Sono nati due volumi intitolati “Vendanges
Tardives”, pubblicati dalla Biblioteca di Saint-Faust. Poi ho interrogato le persone
aventi una passione particolare: dalla poesia alla scultura del legno, dalla
valorizzazione della lingua locale, il “bearnese”, alla pesca della trota, dalla storia
alla commedia, ecc. Ne ho fatto un altro libro in auto edizione , “Vie e Passions”.
Ho infine interrogato diversi immigrati di origine italiana e pubblicato le loro
storie in “Epousailles d’avenir”, sempre in auto edizione. Ho partecipato ad un
pellegrinaggio in Terrasanta e ne ho scritto il resoconto per la quarantina di partecipanti
in “Voyage aux sources de la foi”. Tutte cose da poco, ma che mi hanno
permesso di vivere con un passatempo interessante, stimolato dal fascino che
provo per le storie degli altri, dal desiderio di non dimenticarle e dal non facile
confronto con la scrittura” (…).

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