Antonio Susin. Agusta, Ferrari e non solo…

da | 23 Apr 2019 | 0 commenti

Tempo di lettura: 3 minuti

Correva l’anno 1942, 14 di novembre e in quel di Fonzaso nasceva Antonio Susin che, mi sta raccontando, già da piccolo aveva idee piuttosto chiare. Questa la sua intervista.

Antonio cominciamo con gli studi. Beh, le cinque classi elementari, poi l’avviamento professionale a Feltre e, a seguire, la scuola per congegnatori meccanici sempre a Feltre presso l’istituto Rizzarda.

Quando inizi a lavorare e a quale specialità? A 17 anni sono a Monaco di Baviera assunto come tornitore dove rimango un anno. Poi cambio e vado in Svizzera, sempre come tornitore. Mi sposto poi nella Svizzera francese nel 1961 presso la ditta “Dixi” dove si costruivano macchine utensili.

Che tipo di macchine utensili? Facevamo macchine alesatrici di precisione. Erano usate in tutto il mondo, su  pezzi di altri produttori, per alesare sedi dei cuscinetti.

Su quali meccaniche in particolare? Su alcune componenti di motori di aereo e su prototipi di macchine,  sui motori e testate. Dopo circa un anno e mezzo chiedo e ottengo di essere mandato a fare montaggi all’estero. Il mio primo lavoro lo feci a Parigi.

E poi? Continuo montaggi e riparazioni in tutta Europa. Poi per tre anni fui mandato in USA alla Ford. Al rientro inizio il periplo del mondo: prima Canada, poi Unione Sovietica, Cina, India, Giappone e Brasile per citare i più rappresentativi e naturalmente Italia.

Questo per quanti anni? Fino al 1999, quando decido di tornare a casa iniziando però un’attività in proprio.

Parlami del tuo lavoro in proprio. Durante il lavoro da dipendente avevo montato macchine alesatrici di precisione in Agusta Elicotteri e in Ferrari. Una volta in proprio continuo con la messa a punto di questi macchinari. In Agusta Elicotteri, della parte meccanica, la trasmissione; in Ferrari finitura dei blocchi motore e testate di Formula 1.

Con chi avevi rapporti principalmente? In Ferrari così come in Agusta con le maestranze. Ma in Agusta avevo un ottimo rapporto anche con l’ing. Piola, il direttore, e con l’ing. Romiti. In Ferrari invece con l’ing. Lanzone. In queste realtà mettevo a punto pezzi che altri, causa la precisione delle tolleranze, non erano in grado di fare.

Qualcosa della vita privata. Mi sposo in dicembre 1967 con Jaqueline e dal matrimonio nascono due figlie: Florence e Paola.

Cosa diresti ai giovani? Studiare, studiare, studiare le lingue, cosa che pochi fanno e infine mettere passione ed impegno, il che significa sacrifici che verranno sicuramente ripagati.

Vuoi aggiungere qualcosa di non detto? Con un’espressione modesta quasi schiva mi dice: agli inizi degli anni ’60 ho contribuito alla costituzione della Famiglia Emigranti di Le Locle; aggiunge poi: sono stato insignito della Medaglia di Maestro del Lavoro a La Chaux de Fond dal console italiano per i 25 anni ininterrotti presso la stessa ditta. Nel 2017 ha chiuso l’attività. Grazie, Antonio per questa intervista e goditi il meritato riposo (?). Ogni tanto, però, il telefono squilla…

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