Nel 1947, di ritorno dal servizio militare con l’Italia, anch’io, come tante altre migliaia di persone delle vallate bellunesi, ho dovuto prendere la “Bulga” (valigia) e andarmene all’estero a cercar fortuna.
Tre obiettivi mi accompagnavano e mi occupavano completamente: acquisire una solida preparazione professionale pratica, per completare l’ottima formazione teorica ottenuta presso l’Istituto Tecnico Industriale “Segato” di Belluno; continuare gli studi per conseguire il titolo di Ingegnere; imparare le lingue straniere. Una persona che aspira ad una posizione direzionale o dirigenziale deve possedere almeno un paio di lingue straniere.
Mi infastidiva enormemente constatare che migliaia di persone delle vallate bellunesi dovevano prendere la valigia e recarsi all’estero per poter lavorare e rientrare verso fine anno con i soldi risparmiati, necessari a pagare i debiti contratti dalla famiglia per il loro sostentamento durante l’anno.
I primi due obiettivi, dipendenti dalla mia volontà e dall’aiuto del Padreterno, che mi ha fornito di un’ ottima salute e di buone occasioni specifiche, li ho raggiunti lavorando in complessi industriali aventi migliaia di dipendenti in Svizzera – Francia – Germania – Svezia e frequentando corsi e scuole serali.
Il terzo obiettivo dipendeva prevalentemente dalle condizioni di mercato, dalle decisioni di industriali ed imprenditori e dalla natura del prodotto. Finalmente, dopo sette anni di ricerche e tentativi, la Divina Provvidenza mi fece conoscere l’Ing. Walter Holzer, austriaco originario di Vienna che durante la guerra lavorava con lo scienziato Werner Von Braun alla progettazione dei missili che poi sono serviti ad andare sulla Luna. Le prime difficoltà si presentarono già alle prime riunioni programmatiche presso la casa madre di Meersburg sul lago di Costanza. Il Consiglio di Amministrazione prevedeva che l’eventuale fabbrica in Italia sorgesse nelle zone di Como o Varese molto più vicine (Km 180) alla casa madre che Belluno (Km 500). Questa difficoltà venne superata anche con l’aiuto delle autorità pubbliche bellunesi. Le agevolazioni fiscali derivate dalla disgrazia del Vajont del 1963 contribuirono alla decisione positiva.
Ci furono degli scambi di visite reciproche fra persone responsabili sia della Ditta Holzer a Belluno che Bellunesi a Meersburg e nel marzo 1964, dopo diverse e non facili trattative, venne fondata la “Holzer – Italia -Belluno”.
Vennero inviate le prime 50 persone bellunesi presso la casa madre in Germania per apprendere i sistemi di lavorazione e le regole di montaggio ed il 1° agosto 1964, con questo personale ed in locali presi in affitto, ebbero inizio le prime produzioni a Belluno per clienti italiani.
Dimostrammo da subito di essere in grado di operare con la qualità e la serietà richiesta, cosicché si dette inizio alla progettazione ed alla costruzione della nuova fabbrica di 5.000 m2 raddoppiata per necessità produttive due anni dopo. Il comune di Belluno donò il terreno in località La Rossa. Il mercato nazionale e mondiale richiedeva sempre nuovi prodotti ed in quantità sempre maggiori. Il personale, dalle programmate 100 persone per un reparto di assemblaggio, era salito, attorno agli anni ‘70, a ca. 1.200 attestandosi per diversi anni sugli 800/1.000 addetti. Questo ha significato migliaia di valigie ed emigranti di meno, poiché in quegli anni nelle nostre vallate regnava solo il binomio: valigie o miseria/ miseria o valigie.
Anche il personale con responsabilità di comando era nostrano che aveva trascorso diversi anni nelle industrie svizzere e tedesche acquisendo il senso della precisione, della disciplina e dell’ordine, della correttezza, dei rapporti umani e l’indispensabile conoscenza della lingua tedesca tecnica poiché disegni, istruzioni operative, informazioni, disposizioni tecniche erano, per uniformità d’uso e scambio di personale fra gli stabilimenti del gruppo, sempre e solo in lingua tedesca.
Con l’aiuto dell’Associazione “Bellunesi nel Mondo”, del suo Presidente Ing. Barcelloni e del suo Direttore De Martin, abbiamo contattato con successo diversi nostri emigranti in Svizzera illustrando loro la possibilità di occupazione a Belluno. L’attuale proprietà, la multinazionale inglese Invensys, per ragioni di strategia industriale globale, ha deciso di non convertire la produzione dello stabilimento di Belluno da elettromeccanica ad elettronica, ma ha scelto di produrre i controlli elettronici in altri Paesi dove il costo del lavoro è molto più basso (ne é derivata l’attuale situazione di crisi con la prospettiva di chiusura della fabbrica n.d.r.).
Nonostante questi eventi sfavorevoli, lo stabilimento di Belluno, grazie alla solida tradizione culturale industriale, è riuscito a conseguire importanti risultati ancora per molti anni: prodotti progettati a Belluno sono tuttora fabbricati in Brasile ed in Cina, rispettivamente per il mercato sudamericano e per quello asiatico. Ancora oggi, i componenti necessari a fabbricare quei controlli vengono forniti da Belluno, come pure sono i tecnici bellunesi a fornire il supporto tecnico e sono spesso loro a “tirar fuori le castagne dal fuoco” quando cinesi o brasiliani non sanno come cavarsela su nuovi sviluppi o su problemi qualitativi.
Concludo ringraziando le ca. 5.000 persone che per periodi più o meno lunghi hanno collaborato, con il massimo della loro potenzialità, alla buona riuscita ed al mantenimento di questo capolavoro.
Un grazie particolare ai Pionieri che pur non conoscendo Holzer o Trevissoi si sono presentati all’inizio per gettare assieme le basi e formare la struttura di questa opera. Un pensiero riverente ed un grazie particolare anche ai collaboratori che, durante o dopo il periodo lavorativo, “sono andati avanti”.
Natale Trevissoi







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