SAN VITO DI CADORE

stemma del comune di San Vito di Cadore

L’ambito geografico

Bella ed importante stazione di turismo estivo ed invernale, San Vito di Cadore si trova a 1011 m in posizione molto felice in prossimità del torrente Boite.
Ultimo centro cadorino prima dell’inizio del territorio ampezzano, storicamente è stata una significativa località di confine e l’estremo avamposto del dominio veneto verso settentrione almeno dal 1511, quando l’Ampezzano optò per l’imperatore Massimiliano.
Sotto il profilo civico prima che intervenisse l’organizzazione comunale, grande rilievo ebbe il sistema regoliero destinato a disciplinare le attività forestali, pascolive e dell’allevamento. Tuttora la Regola, sia pure con le variazioni legislative introdotte, conserva anche qui una sua fisionomia e un’importanza significativa per l’amministrazione del patrimonio comune.
Nella seconda metà del secolo scorso cominciò ad affermarsi l’attività turistica con la costruzione dei primi alberghi ai quali se ne aggiunsero altri nei primi anni del ‘900. Gli insediamenti abitativi principali corrispondono storicamente alle più cospicue frazioni del territorio e cioè Resinego, Sèrdes, Vallesella (che è anche il centro comunale) Costa e Chiapuzza.

Le chiese

La parrocchia è dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia e fu fondata nel 1208. Quale chiesa pievanale facevano riferimento a quella di San Vito altre chiese della Valle del Boite.
L’antico edificio religioso aveva origini molto precedenti alla fondazione della parrocchia. Sicuramente la chiesa fu ricostruita ed ampliata dal 1754 al 1764 quando venne consacrata. Conserva tra le altre opere una tela attribuita ad Andrea Celesti riportante Mosè che sfama gli Ebrei nel deserto e una pala con Madonna in trono col Bambino fra i Santi di Francesco Vecellio e opere lignee dello scultore locale Tita De Lotto. Possiede anche un’argenteria di pregio.
L’organo opera di Bazzani merita un profondo restauro per ritornare in esercizio.
Nel territorio parrocchiale insistono numerose chiesette e cappelle: quella intestata alla Madonna della Difesa consacrata nel 1521 ha un dipinto di Francesco Vecellio, una scultura di Tita De Lotto e affreschi di incerta attribuzione, ma da qualcuno considerati di Pomponio Amalteo. La chiesetta un tempo era nota per il giuspatronato goduto dai regolieri di San Vito. Fu sede di mansioneria e ad essa la popolazione è molto legata. Probabilmente fu eretta in maniera votiva per scongiurare un’invasione nemica.
Inoltre vi sono: quella dedicata alla Madonna di Caravaggio a Costa risalente al 1835, a Belvedere c’è quella di S. Giuseppe, a Sèrdes quella di S. Rocco, a Chiapuzza quella della Madonna della Salute. E ancora S. Canciano a Resinego, S. Bartolomeo a Resinego di Sotto e S. Lorenzo a Resinego di Sopra. Al Passo Giau c’è quella dedicata a S. Giovanni Gualberto.

L’alpinismo

L’alpinismo e San Vito: il legame è di quelli solidi ed è suggellato da montagne molto belle che vanno dalla Croda Marcora all’Antelao. Si dice che il primo a sconfiggere la sommità di quest’ultimo sia stato proprio uno scalatore di San Vito: Matteo Ossi.
Sui monti di San Vito ci sono il bivacco Scipio e Giuliano Slataper sul Sorapiss e quello dedicato a Leo Voltolina nella zona delle Marmarole. E inoltre i rifugi San Marco e Scotter sempre sul gruppo delle Marmarole, e ancora il Larin e l’Alpe di Senes nell’omonima località.

La tutela delle tradizioni

Le tradizioni popolari hanno un centro per la loro catalogazione e tutela. È il Museo nato a questo scopo e gestito da un’associazione di appassionati. Raccoglie molte testimonianze, attrezzi, cimeli, ecc. riferiti ai mestieri di un tempo e ad altri aspetti della vita locale.

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