Una testimonianza dal Brasile

da | 24 Gen 2020 | 0 commenti

Tempo di lettura: 3 minuti

Dal Brasile, Claunir Biazus mi scrive dei suoi avi, emigrati in tempi lontani. Siamo nel 1882 e questa è la storia di Domenico Biesuz, all’epoca trentacinquenne, e della moglie, Maria Domenica Zanella. Dopo avere venduto la proprietà in cui vivevano di agricoltura e della coltivazione d’uva, partirono da Cesiomaggiore con i loro tre bambini piccoli. Arrivarono al porto di Genova, ma non si imbarcarono subito, poiché la nave a vapore presentava dei guasti. Per poco non rinunciarono al viaggio, ma alla fine partirono. In Francia ecco altri problemi, e furono gli stessi passeggeri a doversi adoperare per le riparazioni. Lungo tutto il viaggio alla volta del Nuovo Mondo – una traversata di trenta giorni – non mancarono le difficoltà: avverse condizioni atmosferiche, scarsità delle riserve di cibo e un’epidemia di febbre. Il capitano della nave dovette isolare i malati per evitare il contagio con il resto delle persone a bordo.  Quando arrivarono in Brasile, attraccarono al Porto di Rio de Janeiro e da lì si diressero verso il sud del Paese, dove Domenico e Maria si stabilirono vivendo di agricoltura. Cercarono di costruire una vita migliore, per sé e per i loro figli, donando tanto anche alla nuova terra, ma senza poter fare ritorno alla madre patria. I Biesuz in Brasile diventarono Biazus, una famiglia che fondò una piccola comunità. L’ultima domenica di novembre avviene sempre un pellegrinaggio in onore di “Nostra Signora della Salute”, una tradizione avviata da Domenico e tramandata al figlio Giovanni e ai successivi discendenti. Grazie ai primi componenti della  famiglia Biesuz, furono costruite piccole cappelle, come la “Paroquia Nossa Senhora da Saúde” a Sud Tupanci. Anche il figlio di Domenico, Joào Biesuz, che acquistò alcune terre in una regione vicina, è considerato il fondatore del piccolo comune di Tupanci do Sul e cofondatore della Parrocchia in onore della Signora della Salute. Così come il fratello, Gottardo Biesuz, che donò un terreno per favorire la costruzione del Collegio locale, oggi la “Scuola Statale Gustavo Biazus”. Le usanze portate dall’Italia si tramandarono arrivando fino ai giorni nostri. Tuttora si parla del cibo, della religione, del lavoro dei primi antenati. In alcuni casi, si conserva addirittura il dialetto delle origini e i discendenti della famiglia Biesuz sentono un forte legame con la terra dei loro avi, anche se molti di loro non hanno mai avuto occasione di visitarla personalmente. Questa è la storia di una famiglia bellunese di umili origini. Una famiglia che, partita da Cesiomaggiore, ha affrontato l’oceano per approdare in Brasile, dove non solo ha portato la propria cultura, ma ha anche fondato una Parrocchia, una Scuola e un Comune. Nel cuore dei loro discendenti è sempre vivo l’amore per la terra delle origini, la nostra Belluno mai conosciuta eppure apprezzata grazie alle storie e ai racconti di chi li ha preceduti. Una famiglia, questa, di cui sono molto onorata di portare il cognome.

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