68° anniversario tragedia di Marcinelle. De Bona: «Portare la storia dell’emigrazione italiana nelle scuole: un imperativo per ricordare il sacrificio dei minatori»

La memoria della tragedia di Marcinelle e il sacrificio dei lavoratori italiani all’estero sono stati al centro delle commemorazioni organizzate dall’Associazione Bellunesi nel Mondo in occasione del 68° anniversario di uno dei più drammatici eventi dell’emigrazione italiana. La cerimonia, svoltasi davanti al monumento all’emigrante presso la sede dell’Abm, ha visto la partecipazione di numerose autorità locali, rappresentanti delle Famiglie degli Ex emigranti e figure di spicco della comunità.

Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, ha dato il benvenuto ai presenti, esprimendo gratitudine per la partecipazione di autorità, Famiglie di ex emigranti, Alpini e Maestri del lavoro. Tra i partecipanti, anche la Famiglia Bellunese del Nord Reno Westfalia, giunta dalla Germania per rendere omaggio ai caduti.

Nel corso della cerimonia, il vice sindaco di Belluno, Paolo Gamba, ha sottolineato l’importanza di non dimenticare i sacrifici degli emigranti, non solo del passato, ma anche di quelli attuali. «Molti bellunesi lavorano ancora oggi all’estero, lontani dalla loro terra e dalle loro famiglie», ha ricordato Gamba, evidenziando l’attualità di un fenomeno che continua a caratterizzare la storia di molti italiani.

Il sindaco di Sedico, Christian Roldo, ha ricordato Dino Della Vecchia (originario del suo comune), l’unica vittima bellunese della tragedia di Marcinelle, sottolineando come il sacrificio di questi lavoratori abbia contribuito al progresso dell’Italia. «Non dobbiamo dimenticare queste persone morte all’estero per cercare una vita migliore per se stessi e per le loro famiglie», ha affermato.

Durante la commemorazione, il senatore Luca De Carlo ha evidenziato come la tragedia di Marcinelle sia stata ricordata anche in parlamento e al senato, a testimonianza dell’importanza storica e simbolica di questo evento.

Uno degli interventi più significativi è stato quello di Egidio Pasuch, autore del libro “I neri fantasmi di Marcinelle”, che ha denunciato la scarsa conoscenza delle giovani generazioni sulla storia dell’emigrazione italiana. «È fondamentale parlarne nelle scuole», ha dichiarato Pasuch, sottolineando la necessità di trasmettere alle future generazioni il ricordo di un capitolo cruciale e drammatico della storia italiana.

De Bona ha raccolto questa sfida, impegnandosi a portare il volume di Pasuch nelle scuole bellunesi, affinché i giovani possano conoscere e comprendere il sacrificio dei loro avi.

Anche il prefetto di Belluno, Antonello Roccoberton, ha sottolineato l’importanza di eventi come questo, che devono servire da monito affinché il lavoro si svolga sempre in condizioni di sicurezza. Il diacono Francesco D’Alfonso ha infine ricordato la migrazione di andata e ritorno, ponendo l’accento sull’importanza dell’accoglienza.

La giornata si è conclusa con la benedizione di un cero posizionato davanti al monumento agli emigranti, un gesto simbolico per onorare tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita lontano dalla patria. Alla cerimonia era presente anche Franco Conte, presidente dell’Associazione Internazionale Trevisani nel Mondo.

La commemorazione della tragedia di Marcinelle rappresenta non solo un doveroso tributo ai caduti, ma anche un invito a riflettere sulla necessità di mantenere viva la memoria storica dell’emigrazione italiana. Portare queste storie nelle scuole è un passo fondamentale per garantire che il sacrificio di tanti italiani non venga mai dimenticato.

Disastro di Marcinelle. Mattarella: «Monito ineludibile a promuovere la dignità del lavoro»

«Quanto accadde al Bois du Cazier è un richiamo alla memoria del sacrificio di tutti i lavoratori italiani deceduti all’estero nello svolgimento delle proprie attività professionali e a quanti hanno recato il contributo della propria industriosità a Paesi anche lontani».

Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri, in occasione del sessantottesimo anniversario della tragedia di Marcinelle – nella quale persero la vita 262 lavoratori, di cui 136 immigrati italiani – e della ventitreesima Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

«Fin dal suo primo articolo – ha proseguito il Capo dello Stato – la Costituzione della Repubblica stabilisce un vincolo ideale inscindibile tra democrazia e lavoro. Il pieno rispetto della dignità dei lavoratori ne è un principio fondamentale, affermato anche al livello internazionale; un obiettivo che, tuttavia, non è stato ancora pienamente raggiunto. Svolgere la propria attività lavorativa in sicurezza è la prima elementare condizione».

Mattarella ha sottolineato come Marcinelle, assieme alle altre tragedie che hanno coinvolto migranti italiani nei cinque continenti, costituiscono ancora oggi «un monito ineludibile a promuovere la dignità del lavoro, valore irrinunciabile della identità della nostra comunità».

68° anniversario tragedia di Marcinelle – Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo

Per il 68° anniversario della tragedia di Marcinelle e per la “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” l’Associazione Bellunesi nel Mondo organizza una semplice commemorazione davanti al monumento dell’emigrante presso la sede ABM in via Cavour 3.

Questo il programma:

  • Ritrovo alle ore 17.00 in via Cavour, 3 sede ABM
  • Saluto del presidente ABM Oscar De Bona e delle Autorità presenti
  • Intervento di Egidio Pasuch, autore del libro “I neri fantasmi di Marcinelle”
  • Accensione di un cero al monumento dell’emigrante

Commemorazione del disastro di Marcinelle e “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”. Appuntamento per giovedì 8 agosto

«L’Associazione Bellunesi nel Mondo non dimentica i suoi emigranti» afferma il presidente Oscar De Bona, sottolineando l’importanza di ricordare soprattutto coloro che hanno perso la vita all’estero a causa di incidenti sul lavoro, lontani dalla propria famiglia.
L’8 agosto 1956, un incendio scoppiato in uno dei pozzi della miniera di carbone del Bois du Cazier a Marcinelle, in Belgio, provocò un disastro che lasciò un segno indelebile nella storia dell’emigrazione italiana. La tragedia causò la morte di 262 lavoratori, provenienti da 12 diversi paesi, tra cui 136 italiani. Questo tragico evento portò alla luce le terribili condizioni di lavoro nelle miniere, favorendo infine l’introduzione delle maschere antigas.
In occasione del 68° anniversario della tragedia e della “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”, l’Associazione Bellunesi nel Mondo organizza una commemorazione per giovedì 8 agosto. La cerimonia si terrà presso il monumento dell’emigrante, situato di fronte alla sede dell’ABM in via Cavour 3, a Belluno.

Il programma della commemorazione prevede:

  • Ritrovo alle ore 17.00.
  • Saluto del presidente dell’ABM, Oscar De Bona, e delle Autorità presenti.
  • Intervento di Egidio Pasuch, autore del libro “I neri fantasmi di Marcinelle”.
  • Accensione di un cero al monumento dell’emigrante.


Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare per onorare la memoria di chi ha sacrificato la propria vita lavorando lontano da casa.

L’Associazione Bellunesi nel Mondo ha ricordato il 67° anniversario della tragedia di Marcinelle e la 22.ma Giornata del sacrificio del lavoro degli italiani all’estero

Si è svolta davanti alla sede dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, martedì 8 agosto, una semplice commemorazione in ricordo del 67° anniversario della tragedia di Marcinelle e della 22.ma edizione della “Giornata del sacrificio del lavoro degli italiani all’estero”.
Oltre al gonfalone dell’Abm erano presenti i gagliardetti della Famiglie Ex emigranti, dell’Associazione della “Bandiera” e della sezione Ana di Belluno.
«Siamo qui per non dimenticare, per scandire i nomi delle vittime della tragedia di Marcinelle avvenuta l’8 agosto del 1956 in Belgio – le parole del presidente Abm Oscar De Bona – tra queste anche un bellunese, Dino Dalla Vecchia».
Ha preso la parola il consigliere del Comune di Belluno, Roberto Ferro, che ha voluto sottolineare come sia doveroso ricordare non solo Marcinelle, ma anche tutte le tragedie avvenute all’estero e che hanno colpito le intere comunità di italiani, veneti e bellunesi.
«Il dovere della memoria. Penso che ogni iniziativa, in particolare come questa organizzata dall’Associazione Bellunesi nel Mondo che vuole ricordare chi non c’è più, morto per ideali e obiettivi, non debba andare nell’oblio ed è compito delle Istituzioni sostenerle e portarle avanti – le parole del presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin –  mi auguro che anche nei prossimi decenni questo ricordo non venga meno, perché è anche grazie ad esso che si potranno evitare ulteriori tragedie nel lavoro, in Italia e all’estero».
«Questa è una tragedia che ci tocca profondamente – le parole della vice sindaca del Comune di Sedico, Gioia Sacchet – perché quei ragazzi che erano all’estero per lavoro e per cercare un futuro migliore per se stessi e per la propria famiglia, hanno invece perso la vita. Il mio concittadino Dino Dalla Vecchia, perito a Marcinelle, abitava nella frazione di Seghe di Villa e possiamo solo immaginare che aspettative lo abbiamo spinto a fare le valigie ed emigrare in Belgio. Questa tragedia avvenuta sessantasette anni fa è di estrema attualità e deve metterci in guardia sui pericoli che ancora incontriamo nel mondo del lavoro. Non dobbiamo mai abbassare la guardia, dobbiamo aumentare la sicurezza negli ambienti lavorativi, perché anche ai giorni nostri, purtroppo, si muore».
Il presidente De Bona ha letto inoltre il discorso, tenuto proprio a Marcinelle, dal Ministro degli Esteri, on. Antonio Tajani.
«Grazie all’Associazione Bellunesi nel Mondo – le parole dell’Assessore regionale Gianpaolo Bottacin – per ricordare questa importante giornata. Credo sia fondamentale anche per le prossime generazioni ricordarsi sempre che i diritti acquisiti hanno comportato un sacrificio, che a volte è stato un sacrificio di sangue».
E di sacrificio ha parlato anche il Questore di Belluno, Francesco Zerilli: «Questi eventi lasciano un segno indelebile, che ricorda il sacrificio di cittadini e uomini per bene. Questo è il motivo per cui ho voluto essere presente, perché noi siamo dalla parte delle persone per bene e tra queste di certo c’erano questi emigranti, che lasciavano la propria famiglia per andare all’estero a lavorare come minatore, uno dei mestieri più pericolosi».
A concludere la cerimonia, con la benedizione del cero davanti al monumento degli emigranti, il diacono Francesco D’Alfonso, che ha voluto fare una riflessione anche sugli immigrati: «Ieri come oggi si emigra, in ogni parte del mondo. Queste persone hanno bisogno di umanità e proprio grazie al nostro vissuto di emigranti possiamo dare loro quel qualcosa in più».
Oltre alle Amministrazioni di Belluno e Sedico erano presenti quelle di  Feltre, Limana, Santa Giustina, Borgo Valbelluna, Soverzene e Ponte nelle Alpi.

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