Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente. Il report dell’Istat

da | 16 Mar 2023 | 0 commenti

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Mobilità interna in ripresa, crescita dei flussi in ingresso e calo degli espatri. È la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”, i cui dati sono riferiti all’anno 2021.

«Nel 2020 – sottolinea l’Istituto di statistica – le misure di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-19 hanno segnato significativamente la mobilità residenziale e le migrazioni da e verso l’estero, determinando un calo dei flussi migratori, in lieve ripresa soltanto negli ultimi mesi dell’anno. Nel corso del 2021 le misure di contenimento della pandemia meno restrittive hanno favorito un lento riavvio della mobilità». Riavvio che, tuttavia – evidenzia ancora l’Istat –, non ha registrato la stessa intensità in tutte le componenti della dinamica migratoria.

Spostamenti tra comuni

Un milione 423mila i trasferimenti interni al Paese (+6,7% rispetto all’anno precedente). In crescita sia i movimenti all’interno della medesima regione (+7,4%) sia quelli tra regioni diverse (+4,6%). In testa la Lombardia (con 324mila iscrizioni e 310mila cancellazioni), seguita da Veneto (140mila iscrizioni e 133mila cancellazioni) ed Emilia-Romagna (128mila iscrizioni e 115mila cancellazioni). Spostamenti che, in termini assoluti, coinvolgono principalmente i soggetti con cittadinanza italiana (l’82%, contro il 18% di stranieri). In termini relativi, invece, ossia rispetto alle proporzioni nella popolazione residente, sono gli stranieri a presentare un tasso di mobilità interna maggiormente elevato, più del doppio rispetto a quello degli italiani. «Si spostano – evidenzia l’Istat – oltre 50 stranieri per 1.000 residenti, contro 22 italiani per 1.000».

Flussi, quelli interni, che determinano un saldo migratorio positivo quando le iscrizioni superano le cancellazioni, e negativo quando avviene il contrario. A “guadagnare” abitanti sono soprattutto Emilia-Romagna (+3‰) e provincia autonoma di Trento (+2,3‰). Le perdite maggiori colpiscono in particolare la Basilicata (-4,7‰), la Calabria (-4,3‰) e il Molise (-3,7‰). «In generale – puntualizza il report – le regioni del Centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, +1,3‰); viceversa, quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (-2,5‰)».

Arrivi dall’estero

Oltre 318mila gli ingressi in Italia da oltre confine nel 2021 (+28,6% sul 2020). Ingressi rappresentati per il 77% da stranieri. «Nonostante la decisa ripresa dei flussi di immigrazione – rileva l’Istat – il volume degli ingressi dall’estero dei cittadini stranieri non raggiunge i livelli registrati prima della pandemia», quando le cifre si attestavano su una media annuale di circa 270mila iscrizioni dall’estero (tendenza bruscamente frenata dalle misure di contrasto al Covid).

La ripresa del 2021 rispetto al 2020 riguarda tutte le aree di provenienza dei flussi di immigrazione straniera, con percentuali più consistenti per Asia (+55%, con arrivi in forte aumento da Bangladesh, Pakistan e India), America (+32%, triplicati i flussi dall’Argentina, elevati dal Perù e leggermente diminuiti dal Brasile), Africa (+25%, soprattuto da Marocco e Nigeria). Minori gli arrivi dal continente europeo (+12,3%), «a causa – spiega il rapporto – della considerevole contrazione dei flussi provenienti dal Regno Unito (-70%) e del leggero calo di quelli dal principale paese di provenienza, la Romania (25mila, -1%)».

Completa il quadro degli arrivi dall’estero un 23% di connazionali rimpatriati. Rimpatri che, mette in luce l’analisi Istat, «provengono in larga parte da paesi che sono stati in passato mete di emigrazione italiana». Primeggiano, infatti, Regno Unito e Germania, che uniti assommano il 27% dei flussi di immigrazione italiana. Dietro di loro la Svizzera, con il 7%, Francia e Stati Uniti, al 5%, Spagna, Argentina e Brasile, al 4%. Età media dei rimpatriati: 35 anni. Degli immigrati stranieri: 31.

Partenze

Se mobilità interna e ingressi dall’estero sono cresciuti nel corso del 2021, ha segno negativo l’emigrazione, con poco più di 158mila persone uscite dall’Italia durante l’anno (-1% nel confronto con il 2020). Una diminuzione che ha riguardato soprattutto i cittadini italiani (-22%). Sul fronte delle partenze, l’Istituto di statistica traccia un quadro di medio periodo, prendendo in considerazione l’arco temporale tra il 2012 e il 2021. Un decennio in cui «l’andamento delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è stato crescente, con un picco in corrispondenza del 2019 (180mila)». E nel corso del quale i saldi migratori (differenza tra entrate/iscrizioni e uscite/cancellazioni) dei cittadini italiani sono sempre negativi, con un totale di oltre un milione di espatriati a fronte di poco più di 443mila rientri. Sempre positivi, al contrario, i saldi migratori degli stranieri.

Le principali destinazioni degli italiani con la valigia sono europee (83%): Regno Unito (24% del totale degli espatri), Germania (15%), Francia (12%), Svizzera (9%) e Spagna (6%). Fuori dal vecchio continente primeggiano Stati Uniti (4%) e Australia (2%).

La perdita di giovani laureati

Del milione di italiani trasferitisi all’estero nel decennio 2012-2021, un quarto risultava in possesso della laurea. Circa 337mila la quota di espatriati con un’età compresa tra 25 e 34 anni, di cui oltre 120mila laureati. 94 mila i giovani nella stessa fascia d’età tornati in Italia nel periodo considerato, di cui oltre 41mila in possesso della laurea. «La differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati – commenta l’Istat – è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 79mila giovani laureati».

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A cura del Servizio Meteorologico Regionale
Centro Valanghe di Arabba

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