«Ancora in aumento gli italiani che si trasferiscono all’estero, in calo le immigrazioni degli stranieri». Ad attestarlo l’Istat, che ieri ha presentato i dati su iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente nel 2019.
Poco meno di 180mila le cancellazioni anagrafiche per l’estero (emigrazioni) registrate nel 2019, un +14,4% rispetto all’anno precedente. «Il 68% – spiega l’Istituto di statistica – riguarda italiani (122mila, +4,5%)». Di questi, quasi tre su quattro hanno dai 25 anni in su (circa 87mila). Uno su tre (28mila) è in possesso di almeno la laurea.
Sul fronte delle iscrizioni anagrafiche dall’estero (immigrazioni), cifre stabili rispetto al 2018, con circa 333mila registrazioni e un aumento dello 0,1%. In diminuzione le iscrizioni dei cittadini stranieri (265mila, -7,3%), in forte aumento, invece, i rimpatri degli italiani (68mila, +46%).
Nord terra di emigrazione
L’area geografica del nostro Paese da cui i flussi in uscita sono più consistenti è il Nord: 59mila, in termini assoluti, i trasferimenti all’estero di cittadini italiani, pari al 49% del totale degli espatri. Nord primo anche in termini relativi, ossia considerando gli espatri rispetto alla popolazione residente, con un tasso di 2,4 italiani per mille residenti.
I trasferimenti all’estero dal Mezzogiorno hanno riguardato circa 43mila italiani (tasso del 2,2 per mille). Dal Centro sono espatriati circa 19mila connazionali, con un tasso di emigratorietà dell’1,8 per mille, al di sotto della media nazionale.
La regione da cui si parte di più in valore assoluto è la Lombardia, che conta un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 23mila. Seguono Sicilia e Veneto (entrambe a 12mila), Campania (11mila) e Lazio (9mila).
In termini relativi, il tasso di emigratorietà più elevato rispetto alla popolazione residente si ha in Trentino-Alto Adige (4 italiani per mille residenti), Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Veneto, Sicilia, Molise, Lombardia e Abruzzo (circa 3 italiani per mille residenti). Le regioni con il tasso di emigratorietà per l’estero più basso sono invece Toscana, Liguria e Lazio, che presentano valori pari a circa 1,7 per mille.
Regno Unito meta da record
Per quanto riguarda le destinazioni, il 2019 ha visto un boom di espatri verso il Regno Unito. «Registrata – sottolinea l’Istat – la cifra record di 31mila cancellazioni anagrafiche (+49% rispetto all’anno precedente), superando il picco dei 25mila espatri del 2016», anno in cui venne avviato il processo della cosiddetta Brexit.
«Durante il “periodo di transizione” – spiega il report a commento dei dati – molti dei cittadini italiani verosimilmente già presenti nel territorio britannico, ma non registrati come abitualmente dimoranti hanno ufficializzato la loro posizione trasferendo la residenza nel Regno Unito».
In generale, rileva ancora l’analisi, i paesi dell’Unione europea si confermano le mete privilegiate per gli italiani che emigrano. Nel 2019, il secondo posto nella graduatoria dei Paesi di destinazione europei è occupato dalla Germania con poco meno di 19mila espatri (+4% rispetto al 2018), il terzo dalla Francia (13mila), seguita da Svizzera (10mila) e Spagna (6mila).
Un decennio segnato dalle partenze
Nel lungo periodo l’Istat rileva «un significativo aumento delle cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani per l’estero (emigrazioni) e un volume di rientri che non bilancia le uscite». Nell’ultimo decennio si sono registrati complessivamente 899mila espatri e 372mila rimpatri. «Di conseguenza – aggiunge l’Istituto – i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani, soprattutto a partire dal 2015, sono stati in media negativi per 69mila unità l’anno».
Il report completo è disponibile sul sito: www.istat.it.