CORTINA D’AMPEZZO

stemma del comune di Cortina d'Ampezzo

  • Municipio: 33, corso Italia
  • C.A.P.: 32043
  • Prefisso: 0436
  • Tel: +39 (0)436 42 91
  • Fax: +39 (0)436 868 445
  • Abitanti: 6215
  • Superficie: 254.51 km²
  • Altitudine massima: 3244 m slm
  • Altitudine minima: 1057 m slm
  • E-mail: segreteria.cortina@cmcs.it
  • Associato alla: Unione Montana Val Boite
  • Area: U.M. Val Boite

La storia

La storia ampezzana si alimenta di notizie che diventano certe verso la fine del primo millennio d.C. Anzi è difficile sapere se e quali tipi di insediamenti vi fossero nella conca in epoca romana. Con le dominazioni barbariche e in particolare con quelle di Longobardi e di Franchi, l’Ampezzano divenne uno dei dieci centenari in cui fu diviso il Cadore.
Con esso l’Ampezzano condivise tutte le principali tappe durante circa cinque secoli di storia. L’imperatore, nel XI secolo, assegnò il Cadore al patriarca di Aquileia come del resto i territori friulani. Più tardi il patriarca investì in qualità di vassalli i Collalto; poi subentrarono i Caminesi che con i primi erano imparentati.
Alcune vicende che si risolsero con esito alterno riproposero ancora il dominio del patriarca di Aquileia.
Come per il resto del Cadore all’inizio del XV secolo, anche per l’Ampezzano iniziò l’esperienza sotto la Repubblica di Venezia. Durò circa un secolo e fu interrotta quando, a seguito delle vicende della guerra tra le truppe imperiali e quelle venete, gli Ampezzani nel 1511 optarono per essere sudditi di Massimiliano.
Uscirono anche dalla Magnifica Comunità di Cadore e il confine meridionale con San Vito divenne confine di Stato.
Non fu più tale nel corso del ‘800 quando l’Impero austro-ungarico ricomprese il Lombardo-veneto mentre la frontiera fu ripristinata con l’Unità d’Italia. Gli Ampezzani rimasero sudditi di Vienna fino al termine della Grande Guerra, quando nel 1918 l’esercito austro-ungarico fu sconfitto sulla linea del Grappa e del Piave e i soldati italiani giunsero a Cortina.

La chiesa decanale

La parrocchia intestata ai Santi Filippo e Giacomo fu fondata nel 1208. Fino all’inizio del ‘500 appartenne all’arcidiaconato del Cadore. In seguito passò dalla giurisdizione ecclesiastica di Aquileia ad altre diocesi: Gorizia e Lubiana.
Poi fu assegnata a quella di Bressanone ed infine in questo secolo, a quella di Belluno.
La chiesa è tra le più antiche della parte settentrionale della provincia di Belluno.
Ci sono indicazioni per una sua esistenza già nel secolo X.
L’attuale chiesa parrocchiale venne ricostruita con le fattezze di oggi nella seconda metà del ‘700.
Possiede un notevole complesso di opere d’arte tra le quali primeggia l’altare ligneo realizzato dallo scultore e intagliatore zoldano Andrea Brustolon intorno al 1724.
I dipinti sono tra l’altro opera del pennello di Giuseppe Zanchi e dei fratelli Luigi e Giuseppe Ghedina, artisti locali.
Il campanile domina tutta la conca e sovrasta direttamente con la sua mole Corso Italia. Risale alla metà del secolo scorso.
La festa patronale dei Santi Filippo e Giacomo ricorre il 3 maggio. Lo statuto comunale, nelle sue norme, menziona la tradizione secolare che lega Cortina ai suoi protettori.

Le Regole d’Ampezzo

Costituiscono una delle istituzioni fondamentali di Ampezzo. La loro importanza e il loro prestigio sono una pietra miliare nella convivenza civile di Cortina e dintorni.
Le Regole in realtà sono molte. Se ne contano tante che corrispondono a quelle qualificate come basse e cioè: Campo, Cadin, Chiave, Fraina, Lareto, Mandres, Rumerlo e Zuel. E poi ci sono le due alte o grandi: Ambrizola e Lareto. Quest’ultime sono le più antiche mentre quelle basse sorsero successivamente.
Possiedono un patrimonio molto vasto composto da circa 16.000 ettari di boschi e di pascoli. Una parte cospicua di questo patrimonio è compreso nel Parco delle Dolomiti d’Ampezzo gestito dalla Comunanza delle Regole d’Ampezzo come stabilisce la legge regionale approvata nel 1990. Nel territorio di proprietà delle Regole vi sono malghe e segherie.
Lo scopo principale delle Regole è quello della buona amministrazione del patrimonio boschivo e pascolivo in capo alle stesse. A questo obiettivo esse tendono costantemente ed esercitano nel contempo una fondamentale azione di presidio del territorio e di concreta tutela dell’ambiente paesaggistico e naturale.
Non sono estranee ai compiti delle Regole, ma anzi ne costituiscono una parte significativa e qualificante, le funzioni di ordine culturale: la difesa e la valorizzazione del patrimonio delle tradizioni e della lingua locali con buone testimonianze raccolte nel Museo etnografico delle Regole e poi il resto della grande attività museale che fa riferimento alla collezione d’arte moderna “Mario Rimoldi” e al Museo paleontologico “Rinaldo Zardini” ospitati nella Ciàsa de ra Regoles.

Le chiese minori

Quelle qualificate come chiese sacramentali sono due: la chiesa dedicata alla Madonna della Difesa e quella, a Zuel, per la devozione di S. Rocco.
Il panorama delle chiese minori è tuttavia molto più vasto tanto da prevedere quelle dedicate a S. Maria ad Montes a S. Francesco, alla Madonna di Lourdes a Verocai.
La chiesetta della Ss. Trinità a Maion risale alla seconda metà del ‘600: contigua a un antico castello scomparso, conserva una pala d’altare attribuita a Palma il Giovane.
E sono ancora da segnalare quella del Ss. Nome di Maria a Coianna, e quella dedicata alla Madonna della Difesa a Val, a S. Giuliana ad Alverà, a S. Candido a Campo, alla Madonna della Salute a Cadin, a S. Antonio a Chiave, a S. Andrea a Col, a S. Nicolò ad Ospitale. Infine la cappella dei Caduti è al cimitero e due chiesette sono sui passi: la Visitazione di Maria al Passo Falzarego e S. Croce al Passo Tre Croci.

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