Santa Giustina. Auto in fiamme, nessun ferito

Auto in fiamme a Santa Giustina

Alle 5.45 di oggi, lunedì 15 gennaio, i Vigili del fuoco sono intervenuti in via Casabellata a Santa Giustina per l’incendio di un’auto. Fortunatamente nessuna persona è rimasta ferita.

Il conducente stava percorrendo la strada quando ha notato del fumo venire fuori dalle bocchette, si è fermato ed è sceso, mentre l’auto ha preso fuoco.

L'intervento dei vigili del fuoco per lo spegnimento dell'auto in fiamme a Santa Giustina

I pompieri accorsi da Belluno hanno spento con la schiuma l’auto completamente avvolta dalle fiamme. Le cause delle fiamme, di probabile natura elettromeccanica, sono al vaglio della squadra intervenuta.

Le operazioni di completo spegnimento e bonifica sono terminate alle 7.30.

31. L’Associazione Bellunesi nel Mondo piange l’improvvisa scomparsa – a soli 45 anni – di Federico Alonso, autore dei loghi del MiM Belluno, della Biblioteca delle migrazioni “Dino Buzzati”, del Centro Studi sulle migrazioni “Aletheia”, di Radio ABM e di Accademiabm.it

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Federico Alonso

Grave lutto per l’Associazione Bellunesi nel Mondo. È giunta la notizia dalla Costa Rica della morte improvvisa di Federico Alonso, autore dei loghi del MiM Belluno, della Biblioteca delle migrazioni “Dino Buzzati”, del Centro Studi sulle migrazioni “Aletheia”, di Radio ABM e di Accademiabm.it.

Aveva solo 45 anni anni.

Stava giocando una partita di calcio tra amici quando è stato colpito da un malore fatale. Lascia la moglie Ana e i figli Genaro e Josefina.

Federico era nato e cresciuto a Buenos Aires, Argentina, ma sua nonna Maria era originaria di Santa Giustina, Belluno. Un legame con l’Italia che è sempre stato mantenuto forte e saldo. «Nella mia famiglia – così raccontava Federico – mi hanno insegnato a essere orgoglioso del nostro sangue italiano. Sono sempre stato in contatto con la terra dei miei nonni e della mia mamma, imparando la lingua fin da piccolo, leggendo “Bellunesi nel mondo” ogni volta che arrivava a casa, godendo le vacanze in famiglia a San Martino, frazione di Santa Giustina Bellunese e, adesso, anche facendo parte della rete dei talenti bellunesi per conoscere gente che sente lo stesso sentimento per le nostre radici». Sì, perché Federico era membro del socialnetwork Bellunoradici.net ed era un valido collaboratore dell’Associazione Bellunesi nel Mondo per quanto riguarda la parte grafica e comunicativa. Suoi infatti i loghi dei nuovi strumenti Abm.

«La notizia della scomparsa di Federico ci ha sconvolto – le parole del direttore Abm Marco Crepaz – ci eravamo sentiti nel mese di maggio perché aveva realizzato il logo di Accademiabm.it. Era un amico, come tutta la sua famiglia, e un vero creativo. Con lui il risultato era sempre certo e diretto. Ci mancherà tanto. Quello che ci rincuora, come Abm, è che attraverso i suoi loghi sarà sempre con noi e non lo dimenticheremo».

«Siamo vicini a tutta la sua famiglia – il pensiero del presidente Abm Oscar De Bona – e in particolare a suo padre. Avremo modo di ricordarlo in occasione del premio internazionale “Bellunesi che onorano la provincia di Belluno in Italia e all’estero” che si svolgerà quest’anno a Lamon e metà dicembre».

Laureato in Pubblicità e Comunicazione Sociale all’Universidad del Salvador, Argentina, nel 1998 inizia la sua carriera come Junior copywriter alla Downtown Argentina lavorando per Vogue, Avis, Ente Municipal de Turismo de la Ciudad de Mar del Plata, Secretaría de Turismo Argentina. Alla Downtown Argentina diventa Direttore creativo dell’agenzia.
Nel 2002 dirige creativamente Grey Ecuador. Nel 2003 viene assunto dalla BBDO Costa Rica per la quale gestisce i portfolio della “Cervecería de Costa Rica” e l’“Instituto Costarricense de Turismo”.

Nel frattempo McCann Erickson lo assume per sviluppare la creatività di Coca-Cola per il Centroamerica e i Caraibi. Nel 2006 diventa Direttore creativo della DDB Costa Rica e della DDB Guatemala per gestire il portfolio di Johnnie Walker, Guatemalan Coffees, Chivas Regal, Birra Brahma e McDonald’s.

Passa alla Ogilvy Costa Rica e torna a dirigere creativamente il portfolio di Coca-Cola a livello regionale. Viene nominato Direttore generale creativo dell’agenzia. Nel 2008 si trasferisce a Bahía, Brasile, per concretizzare un progetto personale dato il suo know how in turismo. Da lì comincia la sua carriera pubblicitaria indipendente che si consolida come direttore d’arte e web designer.

La sua creatività è stata premiata ai più importanti festival pubblicitari: London International Awards, New York Festivals, FIAP (Festival Iberoamericano de Agencias de Publicidad), Ojo de Iberoamerica, Círculo de Creativos Argentinos, Caracol de Plata (México), Festival del Caribe, Volcán de Oro (Costa Rica).

Ha dato conferenze alla Universidad de Quito, Ecuador e alla Universidad de Costa Rica. Inoltre è stato incluso nel ranking Crema che distingue il meglio della pubblicità latinoamericana ed è stato inviato come rappresentante argentino al Cannes Lions International Festival of Creativity. Attualmente viveva in Costa Rica con la sua famiglia.

Risolto il guasto al biodigestore del Maserot: l’impianto è stato rimesso in funzione e nel giro di qualche settimana tornerà a pieno regime

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Risolto il guasto al biodigestore del Maserot: questa mattina alle 11.40 è ripartito l’impianto che trasforma il rifiuto umido in compost, ricavando energia dai gas di fermentazione. I tecnici hanno ricaricato la camera di lavorazione anaerobica della frazione organica e nel giro di qualche settimana il sistema tornerà a pieno regime. «Giusto il tempo che riprenda la fermentazione e avremo di nuovo la piena capacità operativa» spiegano i tecnici di Dolomiti Ambiente.

Il biodigestore era andato in blocco nella prima settimana di luglio, a causa di un problema meccanico al sistema di rimescolamento del rifiuto umido. Dolomiti Ambiente ha attivato immediatamente le procedure per far sì che la raccolta e il trattamento del rifiuto non subissero contraccolpi. «E difatti non c’è stata nessuna ripercussione sull’utenza finale» sottolinea il consigliere provinciale delegato all’ambiente, Simone Deola. «È stato riattivato il compostaggio aerobico del rifiuto umido per poter superare la prima fase di criticità, in autosufficienza. E sono stati fatti alcuni investimenti di ammodernamento, proprio per evitare ulteriori guasti in un prossimo futuro. Diciamo che abbiamo approfittato del momento, trasformando un possibile disagio in un’occasione per migliorare alcuni piccoli aspetti tecnici dell’impianto. Che – va sottolineato – si conferma strategico per la nostra provincia, sia per la tecnologia che esprime, sia per la grande professionalità ed esperienza dei suoi operatori».

Il rifiuto umido che arriva al Maserot, anche durante le settimane di blocco del biodigestore, viene prima ripulito da eventuali presenze estranee (residui non organici). Poi entra nel ciclo dell’impianto, finendo in un miscelatore che prepara “l’impasto” da iniettare nella camera anaerobica. Qui, avviene la fermentazione di circa 1.350 metri cubi di materiale, per una durata media di 14 giorni. Durante la fermentazione viene prodotto il gas (circa 6mila metri cubi al giorno), in grado di immettere nella rete 635 kW/h di elettricità green. Il percorso si conclude con l’uscita dal biodigestore di compost, che opportunamente trattato può essere utilizzato per orti e giardini. 

«Trattare il rifiuto umido trasformandolo in energia e in compost utilizzabile per orti e giardini va nella direzione di ecologia e sostenibilità che un territorio fragile come il nostro ha l’obbligo di perseguire – continua il consigliere Deola -. In questo senso, da qualche tempo l’impianto riceve in maniera stabile e continuativa la ramaglia conferita dai residenti nel Bellunese, che viene immessa nel ciclo di lavorazione. Avere un servizio simile è un altro esempio della strategicità del Maserot e di Dolomiti Ambiente. E da parte della Provincia ringrazio tutte le maestranze che vi lavorano».

Il 1° luglio riapre la piscina comunale di Santa Giustina

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Una panoramica della piscina comunale di Santa Giustina
Una panoramica della piscina comunale di Santa Giustina

Il 22 giugno scorso è stata riaperta la piscina comunale di Pedavena e mercoledì 1 luglio riaprirà anche quella comunale di Santa Giustina. Dopo 16 settimane di chiusura dovuta all’emergenza epidemiologica da Covid-19 il Feltrino torna così ad avere le sue piscine aperte.

La piscina di Santa Giustina riapre grazie agli accordi con l’Amministrazione Comunale per i lavori di manutenzione straordinaria che sono stati fatti in questo periodo. Per la riapertura, oltre agli interventi di pulizia, igiene e sanificazione di tutti locali e degli impianti di ventilazione fatti per garantire un’apertura in sicurezza e salute, sono state predisposte da parte della società le segnaletiche e il materiale informativo utile a far sì che i frequentatori possano muoversi all’interno della piscina seguendo le diverse indicazioni da seguire. In questi giorni la società Ondablu ha già sperimentato con buoni risultati nella piscina di Pedavena l’adozione delle linee di indirizzo della Regione del Veneto e le misure di sicurezza della FIN – Federazione Italiana Nuoto in tempo di Covid-19.

Gli orari al nuoto libero della vasca grande saranno dal lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 20, il sabato dalle 16 alle 20. Inoltre anche le mattine di mercoledì dalle 10.30 alle 14 ed il sabato dalle 10.30 alle 12.30 e la domenica dalle 9 alle 12. Quelli della vasca piccola sono i lunedì, mercoledì e giovedì dalle 16.30 alle 19, il sabato dalle 16 alle 20, oltre che nelle mattine di mercoledì dalle 10.45 alle 14, il sabato dalle 11.15 alle 12.30 e la domenica dalle 9 alle 12.

Tutti gli orari sono pubblicati ed aggiornati nel sito www.ondablu.org e sulla pagina Facebook di Ondablu, in quanto potranno subire durante l’estate modifiche in base alle esigenze organizzative.

Dal sito sarà inoltre possibile scaricare le norme di comportamento Covid-19 per gli utenti in base alle linee guida della Regione del Veneto e della FIN attualmente in vigore.

In Svizzera tra lavoro e associazionismo. La storia di Mosè D’Incà

La mia vita professionale è cominciata come apprendista muratore. Di giorno lavoravo e la sera frequentavo la scuola, all’Iti. Andavo a Santa Giustina in bicicletta, con la strada che non era nemmeno asfaltata. Dopo Santa Giustina mi hanno mandato a Longarone, sempre in bici, fino a quando, con l’aiuto del papà, ho comprato una moto. D’inverno, quando come muratore non lavoravo, andavo sulle piste in Nevegal: avevano appena allestito gli impianti. Concluso l’apprendistato ho fatto il militare. In quel periodo ne ho approfittato per prendere la patente del camion rimorchio, convinto che in futuro mi sarebbe servita a guadagnare di più. La prova del nove è arrivata subito dopo aver finito la naja, quando ho cominciato a fare l’autista. Pensavo di trovarmi bene, e invece… portavo cemento giorno e notte. Nei primi nove mesi ho percorso 8800 chilometri. Allora mi sono detto: vado un anno a Winterthur, magari prendo qualcosa in più e vedo come funziona il mondo fuori da Belluno e dall’Italia. Mi sono fatto mandare il permesso da qualche amico già emigrato e sono partito. La prima notte a Winterthur mi hanno messo a dormire in una soffitta da cui potevo vedere il cielo, dato che le tegole erano un po’ bucate. Casa mia, a Belluno, non era bella, ma almeno il tetto non aveva fori. Comunque, pazienza, mi sono messo addosso il cappotto e tutto quello che potevo. La mattina, al risveglio, avevo la brina sul naso. Non avrei potuto andare avanti così, per questo ho parlato chiaro al mio principale: o mi trovava una stanza buona o me ne sarei andato. Mi ha accontentato subito. A quell’epoca si lavorava e si risparmiava, senza muoversi mai di casa. D’altra parte, ero in un paese straniero e non parlavo una parola di tedesco. Alla fine dell’anno il padrone mi ha detto: «Ti ho aumentato lo stipendio di tre centesimi». Teniamo presente che mi dava il minimo. Poi ha aggiunto: «Ti ho preparato il permesso per l’anno prossimo». Assolutamente no! Ho risposto. Non mi facevo prendere in giro. Era assurdo aumentarmi lo stipendio l’ultimo giorno di lavoro. Così sono tornato in Italia, per poi chiedere a un cugino se riusciva a trovarmi un impiego a Wil, dove lavorava lui. Mi ha spedito il permesso e sono andato. Nella nuova città mi sono sentito subito a mio agio. Prima stavo come in convento, qui, invece, la vita era più interessante. Ero alloggiato da una famiglia del posto e mi trovavo benissimo. Persone squisite e indimenticabili. Sono rimasto lì un anno, poi la ditta ha messo in piedi degli appartamentini per gli operai e mi sono trasferito. Con i soldi messi da parte ho comprato una “Topolino” e l’ho inaugurata per tornare in Svizzera. Durante il viaggio non si sbrinavano più i vetri e ci ho dovuto mettere del sale. In Italia il tempo era abbastanza buono, ma arrivato ad Altdorf ho trovato un metro e mezzo di neve. Per fortuna avevo a portata le catene. Passato il confine ho dovuto cambiare la targa e metterne una svizzera provvisoria. Anche la patente ho dovuto rifare: è costata cinque franchi, non poco. L’ingegnere esaminatore mi ha chiesto dove abitavo. Lui faceva l’autista e conosceva Belluno, soprattutto il Cadore, meglio di me. Quando mi ha consegnato la patente mi ha fatto un sacco di raccomandazioni, come un padre a un figlio. Anche a Wil ho fatto il muratore, poi il capo ha visto che conoscevo il disegno e ha iniziato a darmi fiducia e sempre più responsabilità. Oltre al lavoro, con alcuni amici abbiamo fondato una squadra di calcio: la Folgore Wil. Prima disputavamo partitelle tra italiani, poi ci siamo iscritti a veri e propri tornei. Con noi giocava anche qualche croato e sloveno. Nel ‘64 è emersa la necessità di una casa per la Missione Cattolica. Bisognava raccogliere fondi e allora via, di paese in paese, a fare delle proiezioni per raggranellare denaro. Così abbiamo iniziato a ristrutturare un edificio, un po’ la sera e un po’ il sabato. Lavoravamo come volontari e anche il missionario faceva il manovale. Poi, altra idea tra amici: formare un’associazione Alpini. L’inaugurazione ufficiale si è tenuta nel ’68. Quando abbiamo avuto bisogno di una sede, ho chiesto al sindaco di Wil se ci concedeva un posto per montare un prefabbricato. Tempo quindici giorni e il posto ce l’avevamo. E fino all’anno scorso la sede era ancora lì, poi è stata spostata, ma di Alpini non ce ne sono più. Già dal ‘62, inoltre, eravamo donatori di sangue con un’associazione svizzera, finché nel ‘73 abbiamo dato vita a un gruppo tutto italiano. In Svizzera trattavano i donatori con un occhio di riguardo. Noi lo facevamo gratis, ma ricordo che alla fondazione più di qualcuno che voleva iscriversi ci ha chiesto quanto avrebbe guadagnato. Nel 1969 ho sposato una valtellinese. Le nozze le abbiamo celebrate in Italia, a Sondrio, e abbiamo avuto una figlia in Svizzera e un figlio in Italia. Nel ‘77 ho deciso di rientrare, ma sarei tornato anche subito in Svizzera. Ho avuto più difficoltà ad ambientarmi quando sono rientrato rispetto alla prima volta che sono partito. In Svizzera c’è meritocrazia, se vali ti valorizzano, ma devono prima riconoscere le tue doti. Insomma, è un Paese di cui ho sempre avuto tanta nostalgia, perché ci ho trascorso i migliori anni della mia vita.

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