Stephanie Loiseau, direttrice responsabile delle riviste “L’Epicurienne” e “Sane”, accompagnata da Cristian Bertelle – socio dell’Associazione Bellunesi nel Mondo – si trova a Belluno per curare uno speciale dedicato al territorio Bellunese, con un approfondimento sul feltrino e la valbelluna.
Il suo servizio si concentrerà sugli aspetti paesaggistici, culinari, culturali e storici. L’idea di questo articolo è nata proprio da Bertelle, originario di Pedavena, ma residente in Francia. «Sebbene nato all’estero – le parole di Bertelle – da sempre ho un forte amore per la terra dei miei genitori e per questo motivo voglio promuoverla all’estero, perché è un territorio unico e straordinario».
«Grazie al nostro socio – il commento di Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo – per questo suo interessamento diretto e concreto, che avviene proprio nell’anno del “Turismo delle radici”. E grazie anche alla giornalista Loiseau, che ha accettato l’invito di Bertelle». Non è mancata la visita, questa mattina, alla sede dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. Ad accoglierli il direttore Marco Crepaz.
Dal Brasile a Belluno. Gli ospiti di questa puntata di “Qui ABM”, rubrica della webradio dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, sono Marlie e Celio Alberto Colle. Intervista di Lorenzo Fenti.
Studio, genialità, competenze, carriera e solidarietà. Sono le caratteristiche dei bellunesi che onorano la provincia in Italia e nel mondo, premiati oggi a Longarone in quella che è stata definita «la festa dell’orgoglio bellunese».
Il premio internazionale, ideato da Provincia, Associazione Bellunesi nel Mondo e Rotary Club, da 23 anni riconosce il merito dei bellunesi che si sono ritagliati percorsi importanti fuori dalla loro terra d’origine, ottenendo risultati nella carriera, negli studi, nel volontariato. E anche quest’anno ha individuato alcuni bellunesi di successo, in una cerimonia condotta da Anna Olivier e allietata dal Coro Codissago, a cui hanno partecipato diversi sindaci bellunesi, i consiglieri regionali Silvia Cestaro e Giovanni Puppato, e l’eurodeputata Rosanna Conte, oltre al rappresentante di Unaie e direttore dei Ragusani nel Mondo Sebastiano D’angelo.
«Questa è la giornata dell’orgoglio bellunese» ha detto il presidente della Provincia e sindaco di Longarone, Roberto Padrin, nel suo intervento. «I percorsi dei bellunesi che hanno onorato la provincia in Italia e nel mondo ci danno la misura di cosa è il nostro territorio. Sono persone che si sono fatte strada nella vita, che hanno creato carriere brillanti nel lavoro, che hanno saputo farsi apprezzare nei campi della cultura, della solidarietà e dell’associazionismo. Che hanno fatto tutto ciò fuori da Belluno. Ma che hanno fatto valere il loro carattere e le loro capacità forgiate proprio dalla terra d’origine e hanno dato valore alle loro radici».
Un tema, quello delle radici, sottolineato anche dal senatore Luca De Carlo e dal presidente Abm Oscar De Bona e del Rotary Club Belluno Davide Piol. E riconosciuto unanimemente dai premiati.
I PREMIATI
Per il settore economico, imprenditoriale e professionale, il premio è stato assegnato a Francesco Dazzi (systems engineer certificato e project manager con oltre 20 anni di esperienza in vari settori) e a Francesco Piazza (capo dell’Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze della Presidenza del Consiglio dei ministri).
«Ricevere questo premio significa valorizzare le origini bellunesi. Io a Belluno ho imparato i valori veri e autentici, come l’onestà, la solidarietà, il rispetto delle tradizioni, il sacrificio… per me è un premio etico non solo professionale» ha detto Dazzi. «Se non fossi nato qui forse non avrei raggiunto quello che ho raggiunto». «Mi inorgoglisce provenire da questa terra che ci ha abituato alla capacità di fare squadra, perché in montagna non si fa molto da soli» ha aggiunto Francesco Piazza.
Per il settore istituzioni, arte e cultura il premio è andato a Silvana Molin Pradel (promotrice di attività culturali e fondatrice in Spagna della società Dante Alighieri per la lingua e la cultura italiana), a Romeo Sacchetti (cestista argento a Mosca 1980 e oro a Nantes 1983, già ct della nazionale italiana di basket maschile), che non ha potuto ritirare personalmente il premio.
Per il settore sociale e solidaristico il riconoscimento è andato a Flavio Josè Brugnago (originario di Canale d’Agordo, nato a Jaraguà do Sul in Brasile e giornalista, intervenuto da oltreoceano con un videomessaggio), e a Francesco Marin (docente componente della cancelleria consolare dell’Ambasciata d’Italia a Berlino, nonché parte attiva di “Benvenuti a Berlino”, un progetto che ha lo scopo di fornire ai connazionali italiani informazioni e risorse utili per integrarsi nel sistema tedesco).
Infine, il premio speciale Barcelloni Corte-De Martin Modolado è andato ad alcune figure di spicco di Longarone: la famiglia Croce, Arrigo Galli e Luigino Olivier, per l’impegno nella comunità locale e per mantenere vive le tradizioni e le radici.
Ad arricchire il Premio anche la.partecipazione di Lisa Pocchiesa Marian e Francesca Possamai, le due studentesse bellunesi vincitrici della prima edizione della borsa di studio “Famiglia Bellunese di Lugano-Ticino”. A presentarle la.vice presidente Abm Patrizia Burigo.
C’è tempo fino al 30 novembre per visitare la mostra immersiva “9 ottobre 1963. Il risveglio degli emigranti” presente al MiM Belluno, Museo interattivo delle Migrazioni, in via Cavour 3 a Belluno. Una mostra in cui il visitatore potrà immergersi, nel vero senso della parola, in quegli attimi del 9 ottobre 1963 e dei giorni successivi, facendo memoria di quei tragici eventi, raccontati sotto il profilo dell’emigrazione. Un’esposizione virtuale che attraverso filmati, immagini e giornali d’epoca, testimonianze di superstiti ed emigranti e illustrazioni, porterà i visitatori ad approfondire la sciagura in un percorso formato da sei capitoli: “9 ottobre 1963”, breve introduzione per inquadrare il disastro e i suoi effetti; “Quella sera…”, con il racconto di chi, tra Longarone e Soverzene, assisté all’ondata e alle sue conseguenze; “L’eco dell’onda arriva all’estero”, incentrato su come la notizia giunse agli emigranti e sul loro rientro in una terra irriconoscibile; “Un mondo che finisce”, con la narrazione delle comunità perdute, fisicamente e spiritualmente; “La rinascita”, focalizzato sul processo di ricostruzione e ripartenza al quale anche gli emigranti contribuirono; “La memoria”, con le riflessioni su una ferita ancora aperta a sessant’anni di distanza. Ad accompagnare la mostra, un catalogo con i principali punti trattati nello svolgersi dell’esposizione e alcuni approfondimenti aggiuntivi. Ingresso libero. Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00 – 12.30 e 15.00 – 18.00. Sabato e domenica, 15.00 – 18.00.
«Il giorno successivo cominciarono ad arrivare gli emigranti. Quale strazio vederli sedere sulle valigie e guardarsi intorno smarriti, non erano neanche capaci di piangere. Poi giravano qua e là cercando il posto dove poteva essere stata la loro casa». La frase, raccolta nel libro “L’abbraccio e la parola” di Viviana Capraro, è di uno dei soccorritori impegnati sui luoghi distrutti la sera del 9 ottobre 1963 nel disastro del Vajont. Una testimonianza della sofferenza patita da tante persone costrette a tornare a un paese che non c’era più. Questo appunto il destino di chi era emigrato. Di chi era lontano, quel 9 ottobre di sessant’anni fa, ma è stato ugualmente travolto dall’ondata fatale. Di chi era partito con in mente l’immagine dei propri luoghi, della propria casa, dei propri cari, di una comunità. E si è trovato di fronte, una volta rientrato, il nulla, la desolazione, il vuoto di un pezzo di vita improvvisamente troncato. Il destino di chi se n’era andato con la speranza di un arrivederci, ed è stato sconvolto dalla disperazione di un addio. Per fare memoria di quei tragici eventi, raccontandoli sotto il profilo dell’emigrazione, l’Associazione Bellunesi nel Mondo propone la mostra immersiva “9 ottobre 1963. Il risveglio degli emigranti”, visitabile al MiM Belluno (via Cavour 3, sede dell’Associazione), dal 14 ottobre al 30 novembre 2023, con ingresso libero e gratuito. L’iniziativa è finanziata dalla Regione del Veneto e realizzata in partnership con Comune di Longarone, Associazione Vajont – “Il futuro della Memoria” e Comitato Sopravvissuti del Vajont. Un’esposizione virtuale che attraverso filmati, immagini e giornali d’epoca, testimonianze di superstiti ed emigranti e illustrazioni, porterà i visitatori ad approfondire la sciagura in un percorso formato da sei capitoli: “9 ottobre 1963”, breve introduzione per inquadrare il disastro e i suoi effetti; “Quella sera…”, con il racconto di chi, tra Longarone e Soverzene, assisté all’ondata e alle sue conseguenze; “L’eco dell’onda arriva all’estero”, incentrato su come la notizia giunse agli emigranti e sul loro rientro in una terra irriconoscibile; “Un mondo che finisce”, con la narrazione delle comunità perdute, fisicamente e spiritualmente; “La rinascita”, focalizzato sul processo di ricostruzione e ripartenza al quale anche gli emigranti contribuirono; “La memoria”, con le riflessioni su una ferita ancora aperta a sessant’anni di distanza. Ad accompagnare la mostra, un catalogo con i principali punti trattati nello svolgersi dell’esposizione e alcuni approfondimenti aggiuntivi. Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00 – 12.30 e 15.00 – 18.00. Sabato e domenica, 15.00 – 18.00.
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