Luigi Reale (Comites di Londra): Insegnamento e promozione della lingua e cultura italiana all’estero – quasi 30mila studenti persi in un solo triennio

da | 10 Nov 2015

Tempo di lettura: 5 minuti

L’Italia dispone di un’estesa rete di istituzioni scolastiche all’estero di cui la principale in assoluto è rappresentata dai corsi di lingua e cultura italiana ex art. 636, D. Lgs 297/94, i quali raggiungono una vastissima utenza. Questi corsi si sono trasformati nel tempo in un dispositivo primario per la diffusione e promozione della lingua e cultura italiana all’estero, grazie anche alla loro capillare presenza a livello mondiale. Lo afferma in una nota il consigliere Luigi Reale del Comites i Londra

I corsi di lingua e cultura italiana all’estero – spiega Reale – sono stati portati avanti, negli ultimi anni, da istituzioni senza fini di lucro, gli “enti gestori”. Ai docenti assunti localmente da questi enti si affiancano docenti di ruolo provenienti dall’Italia. Il controllo è affidato, sotto un’ottica generale, da una parte dalle Autorità consolari e dall’altra al Dirigente scolastico responsabile per l’area. La collaborazione esplicata tramite gli “enti gestori”, prevede in generale la presa in carico totale o parziale degli oneri di docenza, della stessa formazione dei docenti, come anche la fornitura di materiale didattico. Trattasi non solo di corsi extrascolastici ma in gran parte inseriti, a vario titolo, nelle scuole locali, grazie a specifiche convenzioni sottoscritte dalla rete diplomatico-consolare con le autorità scolastiche del Paese. Processo messo in atto per facilitare l’inserimento dell’italiano nei diversi sistemi d’istruzione.

Una specifica Commissione per lo “spending review”  ha operato nel 2012 per conto del MAECI ed è entrata nel merito della questione. Questa ha lavorato per un complessivo riordino e riqualificazione della spesa, tra cui quella sulla razionalizzazione dei corsi di lingua e cultura italiana all’estero. Commissione che si è avvalsa di elementi informativi sul bilancio della Farnesina, sulle sue risorse umane e strutturali, effettuando anche un’analisi comparata rispetto ad altri paesi europei; i cui dettami sono stati in gran parte la linea portante dello “spending review” effettuato negli ultimi tre anni nel MAECI.

La Commissione nelle sue conclusioni, come obiettivo prioritario e d’applicazione immediata, ha raccomandato: “di ridurre il contingente di docenti di ruolo all’estero, operando una graduale sostituzione con docenti assunti localmente; di dedicare le risorse così liberate all’intensificazione delle politiche linguistico-culturali.” Tutto ciò avrebbe sensibilmente ridotto i costi per i trasferimenti e per le indennità di servizio all’estero e avrebbe offerto anche opportunità di lavoro per giovani laureati qualificati; fatta eccezione ai soli Dirigenti Scolastici, che avrebbero continuato a svolgere un importante ruolo di vigilanza e coordinamento d’area.

Seguendo le indicazioni in merito allo “Spending review”, si è proceduto ed in maniera accelerata, rispetto ai tempi previsti, ad una progressiva riduzione del contingente scolastico per l’estero e proveniente dall’Italia, piano che, come già stabilito, procederà sino al 2018.

Purtroppo, si è venuti meno ed in palese contraddizione ai dettami della stessa Commissione dello “Spendig review”, nella parte riguardante la graduale sostituzione con docenti assunti localmente. I fondi, infatti, per i corsi di lingua e cultura italiana all’estero, portati avanti dagli “enti gestori”, hanno continuato a subire continui tagli: dal 2008 ad oggi, vi sono stati tagli per oltre il 60% su questi capitoli di spesa.

Partendo dal 2012, cioè da quando è stato stilato il rapporto della Commissione, vi è stata una perdita di studenti frequentanti di circa il 30% sul totale. Dalle seguenti cifre, fornite dallo stesso MAECI, il numero degli alunni dei corsi  ex art.636, D.Lgs 297/94, risulta: nell’anno 2012, alunni 315.953; nell’anno 2013, alunni 296.497; nell’anno 2014, alunni 288.141 (cifra che rappresenta l’ultimo dato statistico fornito nel mese di luglio 2015).

Quindi, si è avuta una riduzione nel numero degli studenti di ben 27.812 unità. Secondo il consigliere Reale, si tratta di un danno immenso, anche dal punto di vista economico, se si considera il potenziale indotto economico/culturale di un così gran numero di alunni persi.

Si chiede pertanto alle Autorità di governo di rimodulare seriamente i finanziamenti in modo da minimizzare le gravi criticità  emerse negli ultimi anni, in particolar modo a favore del capitolo di spesa n.3153 sui corsi di lingua e cultura italiana ex art. 636, D. Lgs 297/94 ; di rispettare le chiare indicazioni  date nel 2012 dalla  Commissione per lo “spending review”, tramite una graduale sostituzione delle cattedre scoperte, con docenti assunti in loco.

Bisogna dare agli stessi italiani all’estero, in gran parte figli dell’ultima ondata emigratoria e molto preparati, il compito e la responsabilità di promuovere la lingua di Dante nelle rispettive nazioni di residenza.

Concludendo, Reale fa un confronto tra la realtà italiana e quelle degli altri paesi europei: la Gran Bretagna investe 826 milioni l’anno, la Francia 760 milioni, la Germania 218 milioni, la Spagna 80 milioni, mentre L’Italia elargisce contributi a Enti ed Associazioni per corsi di lingua e cultura italiana per meno di 10 milioni l’anno. Somma – afferma il consigliere – addirittura passibile di ulteriori tagli con la nuova Legge di stabilità 2016. Sergio Mattarella, primo presidente della Repubblica a partecipare ad un convegno sull’insegnamento dell’italiano, qualche mese fa ha dichiarato: “Il confronto con le risorse impiegate da altri Paesi europei per promuovere la propria lingua fa capire quanto sarebbe necessario un impegno finanziario maggiore da parte dello Stato”.

Noi – conclude Luigi Reale – ci facciamo promotori di questa esplicita richiesta, aggiungendo di non dubitare che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare le cose. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta.

Fonte Inform

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