72. Da Belluno alle grandi città: il coraggio e la forza delle nostre balie presenti nel Centro studi sulle migrazioni Aletheia – Abm

da | 8 Mar 2019 | 0 commenti

Tempo di lettura: 3 minuti

Sono state recentemente caricate nel Centrostudialetheia.it una serie di fotografie che ritraggono le nostre balie bellunesi assunte da famiglie (solitamente facoltose) con il compito di accudire i bambini di queste Aletheia_Balie_86ultime. Il fenomeno baliatico comprende due realtà simili, ma differenti: vi era la balia da latte la quale, appena diventata mamma, partiva per allattare il bambino della famiglia presso la quale avrebbe svolto il suo lavoro. Il contratto poteva durare un anno o un anno e mezzo a seconda delle esigenze del bambino. Come requisiti, la balia da latte, oltre ad aver appena partorito, doveva essere di corporatura robusta e sana per non trasmettere malattie al bimbo. La seconda realtà è la balia asciutta il cui compito era di accudire i bambini, ma non di allattarli. Le cause che spingevano queste donne ad intraprendere l’attività di balia potevano essere molte, in primis la necessità di sostenere economicamente la propria famiglia. Qualunque fossero le motivazioni, il trauma e il dolore di dover abbandonare il proprio figlio per crescere un’altra creatura erano notevoli.Durante questa curiosa ed interessante ricerca, si conosceranno varie donne tra le quali Teresa Zampieri, di Limana e Palmira Centeleghe, di San Gregorio nelle Alpi, entrambe trasferitesi a Milano negli anni ’30. Si incontreranno altri esempi come Vittoria De Min (di Sossai) e Lucia Camo (Capraro) entrambe assunte a Torino rispettivamente negli anni ’30 e negli anni ’20. Anche Elvira Capraro esercitava la sua professione a Torino negli anni’ 30 e negli stessi anni Genoveffa Bortoluzzi lavorava a Milano, mentre Maria Cibien a Padova. Maria Corso (originaria di Seren del Grappa) era balia anch’essa a Milano, ma negli anni ’10, mentre Angela D’Incà aveva trovato occupazione a Verona la decade successiva. Molte fotografie qui caricate ritraggono le balie assieme ai bimbi che accudivano, ma si troveranno anche immagini di ritrovi delle balie bellunesi e dediche da parte delle famiglie e dei bambini presso le quali la balia aveva svolto il suo mestiere. Queste ultime sono testimonianze che dimostrano il legame affettivo che si poteva creare ed instaurare da entrambe le parti.Da non tralasciare come spunto di riflessione sono l’epoca del fenomeno baliatico e le umili origini delle balie che provenivano da paesi molto piccoli per prestare servizio in realtà più moderne e grandi di Belluno.  Impossibili da non notare sono gli sguardi di queste donne: se in alcune foto sono più sorridenti forse per mantenere un certo decoro e una certa posa durante lo scatto, in alcune sembrano quasi assenti probabilmente distratte dal pensiero e dal ricordo del loro bambino naturale che avevano dovuto lasciare.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Diventa socio

Diventa socio dell'Associazione Bellunesi nel Mondo

Dona il 5×1000 all’ABM

Dona il 5x1000 all'Associazione Bellunesi nel Mondo

Ascolta Radio ABM

Ascolta Radio ABM - voce delle Dolomiti

Entra nella community di Bellunoradici.net

Entra nella community di Bellunoradici.net

Visita il MiM Belluno

Visita il MiM Belluno - Museo interattivo delle Migrazioni

Scopri “Aletheia”

Scopri il Centro studi sulle migrazioni Aletheia

I corsi di Accademiabm.it

Iscriviti a un corso di Accademiabm.it - la piattaforma e-learning dell'Associazione Bellunesi nel Mondo

Share This
Open chat
1
Ciao, come possiamo aiutarti?
Skip to content
Design by DiviMania | Made with ♥ in WordPress