525. “Bellunesi nel mondo” di dicembre. L’editoriale del direttore responsabile Dino Bridda

da | 11 Dic 2018 | 0 commenti

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Riportiamo l’editoriale del direttore responsabile Dino Bridda pubblicato nel numero di dicembre della rivista “Bellunesi nel mondo” rivolto al maltempo che ha messo in ginocchio  la provincia di Belluno.

«9 ottobre 1963, 4 novembre 1966 ed ora 29 ottobre 2018. D’ora in avanti sono diventate tre le più recenti date fatidiche nell’antica lotta tra i Bellunesi e l’acqua. L’alluvione di qualche settimana fa è sì ascrivibile in parte a responsabilità umana (leggi dissesto idrogeologico e inadeguata manutenzione di corsi d’acqua e boschi), come nei due precedenti casi, ma stavolta s’è aggiunto un elemento naturale imponderabile: il vento che ha soffiato per ore a oltre duecento chilometri all’ora! Agordino, Zoldo, Cadore, Comelico, Alpago, Valbelluna e Feltrino come Florida, Louisiana, Texas sotto la furia dei tornado. Fenomeno mai visto a memoria d’uomo dalle nostre parti. Ci dovremo preparare a riviverlo ancora? Speriamo di no.Le cronache dei drammatici giorni, fra fine ottobre e inizio novembre, hanno fatto il giro del mondo ed hanno messo a nudo le tristi conseguenze di un disastro la cui esatta comprensione si ha solo percorrendo le nostre vallate sconvolte. Gli emigranti che ritornassero in futuro stenteranno a riconoscere porzioni intere del territorio natale a loro caro. Dovranno prepararsi ad una visione assai triste che fa male al cuore. Ad oltre un mese di distanza da quei terribili giorni, auspicando che parte dell’emergenza sia superata, sarebbe sbagliato abbandonarsi alla disperazione o a polemiche inutili. Per andare avanti e risollevarsi dobbiamo innanzitutto prendere atto degli aspetti più confortanti nel quadro di tanta tragedia.All’esterno ha colpito la dignità della nostra gente che, prima di chiedere aiuto, si è rimboccata le maniche per spalare fango e acqua dalle proprie case aiutandosi l’un l’altro: meravigliosa Razza Piave! Poi va sottolineata la tempestività d’intervento della macchina dei soccorsi (Protezione civile, Soccorso alpino, Vigili del fuoco, Prefettura, Regione, Provincia, Comuni) che ha messo in campo impegno e professionalità. Senza contare che, se non ci fosse stata adeguata allerta in precedenza, i danni sarebbero stati peggiori. Accanto a tutto ciò ancora una volta s’è messa in moto anche la macchina della solidarietà ed alcuni esempi sono davvero toccanti. Sono attive le raccolte di fondi (Abm compresa), aziende come Luxottica hanno assicurato ai lavoratori rimasti inattivi la metà degli stipendi non coperta dalla cassa integrazione, mentre l’albo d’oro della generosità è un florilegio continuo di cittadinanza responsabile. Un vittoriese ha chiesto ai familiari: «Al mio funerale raccogliete soldi per il Bellunese». Achille, 9 anni, di Mira, ha commosso tutta Italia offrendo cinque euro al sindaco di Rocca Pietore: «Mi piace molto andare in montagna e vorrei rivedere le montagne con i boschi». A Belluno gli immigrati di “Insieme per il bene comune” hanno offerto il cous cous della solidarietà per raccogliere denari per gli alluvionati. Per contro gli sciacalli di turno hanno più volte rubato carburante dai generatori dell’Enel, mentre il 17 novembre scosse di terremoto hanno allarmato il Comelico.Ora s’è ristabilita in qualche modo la normalità, dopo giorni di strade interrotte, scuole chiuse, energia elettrica assente, corsi d’acqua esondati, boschi rasi al suolo (90 ettari perduti, in Veneto 300.000 alberi abbattuti) e circa 50 milioni di euro di danni in provincia. È tempo di pensare al futuro. La stagione invernale batte alle porte e già si lavora per aprire regolarmente gli impianti: è un primo segnale che le forze produttive locali non abbassano la guardia e vogliono risollevarsi al più presto.Detto tutto ciò, rimangono da sottolineare un interrogativo ed un imperativo. Il primo è: «Ce la faremo?». Non abbiamo alcun dubbio, perché, se è vero che siamo in ginocchio, c’è anche chi dice che in montagna siamo abituati ad inginocchiarci solo… per pregare. E, a proposito di pregare, facciamolo solo implorando il buon Dio, come ci hanno insegnato sin dalla più tenera età. Per il resto esprimiamo invece un imperativo verso chi di dovere: «Fate presto!». Alle promesse seguano i fatti con tempestività e senza ostacoli burocratici. Soprattutto senza cercare di approfittare del fatto che “tanto, lassù si arrangiano”.No, lorsignori! Se avete apprezzato la nostra dignità, ora per voi è tempo di rispondere con adeguato senso di responsabilità. Subito».

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